- Al di fuori -

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Mi trascina nella sua stanza, poi lo vedo prendere qualcosa dal cassetto del suo comodino. Io intanto ne approfitto per appoggiare i libri che ho in mano. Poi ritorna da me, e mi fa vedere un piccolo oggetto.

«È una spilla. C'è rappresentato lo stemma della mia famiglia, esattamente uguale all'anello che io porto al dito.»

Il mio sguardo si posa automaticamente sul suo anello... non ci avevo mai fatto caso. Sopra è raffigurato un animale molto simile al corvo.

«È solo per precauzione. Se ti dovessi perdere, le persone riconosceranno lo stemma, e ti aiuteranno a tornare a casa.»

Poi fa una piccola pausa.

«Non voglio certo che qualche malintenzionato ti rapisca. Tutti qui sanno bene a chi appartiene questo stemma, e ti posso assicurare che se lo indossi nessuno ti si avvicinerà. La nostra famiglia ricopre un ruolo di rilievo in questa società.»

Non pensavo che le persone temessero così tanto la sua famiglia... beh però è vero, le persone ricche sono quelle che hanno più potere.

«Grazie.» Dico passando il dito sulla spilla che ora si trova sulla mia giacca.

«Bene, possiamo andare.»

Andiamo al piano di sotto, dove incontriamo alcuni servitori.
Jungkook si avvicina ad un maggiordomo. È lo stesso che lo ha accolto la prima volta che sono venuto qui.

«Noi andiamo a fare un giro.»

Il maggiordomo rimane un attimo sorpreso, ma poi un piccolo sorriso compare sul suo volto.

«Sono sicuro che le farà bene uscire un po' di casa. Faccio subito preparare alcune guardie.»

«No, non c'è ne bisogno. Restiamo qui vicino.»

«Ma signorino, ho promesso ai suoi genitori che non vi avrei fatto uscire senza una scorta.»

«Non si preoccupi. Me ne assumo le responsabilità. Ci parlerò io dopo con loro.»

Il maggiordomo non fa in tempo a ribattere che Jungkook mi prende per il polso e mi trascina fuori di casa correndo.

Alle nostre spalle si sentono le grida del maggiordomo che ci dice di fare attenzione.

Il vento mi scompiglia i capelli, ma nonostante questo continuo a correre, con la mano di Jungkook ancora saldamente stretta al mio polso. È una sensazione che non provavo da tantissimo tempo, che la mia mente faticava a ricordare. Una sensazione di libertà.

Dopo un po', però, il mio corpo ne inizia a risentire.

«L-la prego...» Dico ormai con il fiatone.
«Si fermi...»

Lui, notando la mia ormai mancanza di forze, si ferma e mi lascia il polso.
Tossisco e mi accovaccio leggermente.

«Certo che non hai proprio forza fisica...» Commenta. «Non abiamo fatto neanche cento metri.»

«Mi scusi...» Dico col fiato corto. «È che non ne sono abituato...»

Mi guarda per qualche secondo.

• ιℓ мισ ѕ¢нιανσ •Where stories live. Discover now