Atto I: Il profumo dell'iris

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Ultime due settimane di scuola. Ancora un altro pò e il tanto agognato ultimo giorno di scuola sarebbe arrivato, avrei potuto lasciare questo inferno e dedicarmi all'arte proprio come mia madre, era sempre stato tutto ciò che desideravo. Lei era una pittrice fantastica e sin da bambina mi trasmise il suo amore per l'arte che io avrei voluto portare avanti.

"Signorina Hemilton! La prego di stare attenta e non immersa nei suoi pensieri." Sentii la voce della professoressa provenire come da un altro pianeta, mi voltai e me la ritrovai davanti, brutta e rugosa con le sopracciglia aggrottate in una smorfia di dissenso.

"Mi scusi professoressa non mi sento molto bene, potrei andare in infermeria?" Mentii. Non me la sentivo di sorbirmi la lezione di storia, anche se avessi provato a concentrarmi, e non ci avrei provato per la cronaca, non avrei mantenuto l'attenzione per più di dieci secondi al massimo.

"Hei Isa che succede?" Mi voltai verso la mia migliore amica, aveva la fronte corrucciata, negli occhi un pò di preoccupazione

"Tranquilla Rosie non è nulla. A dopo." Mi alzai spostai i capelli sulla spalla destra e mi avviai verso la porta.

La mia amica Rosalie si preoccupava spesso per me, mi dava molte attenzioni anche se non sarebbero state necessarie. Lei era una ragazza veramente bellissima aveva occhi azzurri e capelli biondi, io invece ero il suo opposto avevo i capelli color caramello e gli occhi nocciola. L'unica persona che sembrava non notarli era suo fratello Leon per il quale avevo una cotta dall' inizio della scuola, ma lui sembrava non accorgersene nemmeno, andando sempre appresso a Sasha, la ragazza più oca di tutta la scuola, anche lei con i capelli biondi, tinti come se non bastasse, e gli occhi neri come la pece, sempre truccata in maniera eccessiva.

Mentre mi dirigevo in infermeria, notai uno strano tizio correre per i corridoi. Nonostante non potessi vederlo, per via del cappuccio nero che gli copriva il viso, sembrava in preda al panico. D' improvviso lo vidi dirigersi verso di me e in pochi secondi mi ritrovai per terra a guardare il soffitto spiaccicata sul pavimento. Alzando lo sguardo vidi che il tizio, che adesso pensavo fosse davvero fuori di testa, mi era piombato addosso a peso morto. Dopo meno di tre secondi si rialza, mi prende per mano e mi costringe a seguirlo. Averi voluto sapere che c'entravo io e come gli era saltato in mente di rapirmi?

Mi fece correre per almeno cinquecento metri prima di fermarsi in un parco e fu allora che mostrai il mio dolce carattere.

"Ehm, scusa!" dissi picchiettando con il dito sulla sua spalla.

"Cosa cavolo vuoi da me? Chi sei? E soprattutto che cavolo ti salta in mente stavo andando in infermeria e tu..."

Mi interruppe facendo un gesto con la mano senza voltarsi, ero davvero irritata.

"Un grazie sarebbe sufficiente, non credi?" disse il tizio incappucciato. Pensai fosse davvero svitato, ero in preda a una crisi di nervi e sta volta si che sarei andata in infermeria o forse ci sarebbe finito lui. Meditai sul dargli un ceffone.

"Ma un grazie per cosa? Mi sei venuto contro, mi hai rapito e mi hai allontanata dalla scuola, come minimo ti peschi un ceffone."

"Bhe fa pure come vuoi! Addio." Lo guardai scioccata e i miei nervi salirono alle stelle ma prima che potessi tiragli una scarpa se ne andò lasciandomi li a ribollire come un uovo nel tegame.

Mi voltai di scatto cercando il mio povero zaino sballonzolato e notai che il tizio idiota si era fregato il mio libro preferito 'I Sonetti' di Shakespeare.

"Brutto idiota, stronzo, depravato, deficiente, rapitore e pure ladro eh? Ma ti faccio vedere io. DOMANI MATTINA TI FACCIO VEDERE IO! VADO DALLA PROF! VADO DAL PRESIDE! VADO DAL PAPA!"

L'iris e la rosa- Wattys2019Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin