Metà tempo a cercarsi, metà a dirsi basta

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Chiarisce freddamente per poi, paradossalmente, circondarle le spalle, accarezzandole e obbligandola in una sorta di morsa per evitare che si allontani da lui:

"Non mi aiuterai neanche a crescerlo?"

"Pensi troppo avanti, sei troppo positiva... Quel bambino morirà non appena vedrà la luce di Tufello, perché non lo capisci?" La sgrida, aggrottando le sopracciglia e facendo una smorfia di disappunto: "Stai cercando di far vivere qualcosa che non vivrà"

Addolcisce la voce, sistemandosi meglio coi piedi e con le gambe, tentando di avvicinarsi un minimo a lei per creare una sfera più intima nella quale parlare:

"Io non ti voglio obbligare ad abortire né interessarmi a queste puttanate da donna delle quali meno capisco e meglio sto, ma per il tuo bene sarebbe meglio che facessi qualcosa. Quel bambino sarebbe solo un disastro. Dove vorresti partorire, sentiamo, magari qua? In questo scantinato? Non ti portiamo in una sala operatoria o queste cose, scordatelo, ciò significherebbe metterci in luce e rischiare che tutto venga scoperto."

"Ma io ho bisogno di visite..."

"Mi spiace Sam, ma non posso fare nulla, posso trovare qualche amico fidato che se ne intenda di medicina, ma più di così non posso fare"

Samantha lo guarda con occhi imploranti, sperando di fargli cambiare le sue idee, ma Lauro è irremovibile, seppur dispiaciuto un minimo per quel peso che deve portare e che sente un po' addosso sapendo che forse, in fondo, il padre potrebbe essere proprio lui.
Questo pensiero gli fa abbassare la voce, avvicinandosi piano a lei e iniziando ad accarezzarle le gambe, per cullarla e calmarla:

"Se proprio insisterai per tenerlo cercherò di aiutarti il più possibile se mi dirai cosa fare. Io non mi interesserò di niente, sarà unicamente compito tuo dirmi di cosa hai bisogno..." La guarda negli occhi, mordendosi le labbra: "Ho altri pensieri in questi periodi, personali, più importanti"

Samantha annuisce, a disagio a causa di quella lucida vicinanza che la disturba e non poco, non riuscendosi a ritrarre a causa della stretta di lui ben intensificata sulle spalle che la obbliga a stargli vicino:

"Va bene, grazie..."

"Solo questo mi dici?" La provoca lui, avvicinandosi e sfiorandole le labbra con le sue, ormai preso dal momento e divertito dal disagio nel quale grava la ragazza che scuote la testa:

"E allora fa qualcosa, qualunque cosa..."

Le sussurra malizioso, non lasciandole ampia scelta e sentendola, in poco tempo, sulle sue labbra, baciandolo quasi con dolcezza che lui però rifiuta, ricambiando in modo più rude e violento e spostandole il braccio dalle spalle alla schiena, stringendola con forza e possessione a sé, affondando le dita nella sua schiena per prendere quanta più carne possibile.

Non si allontana neanche anche quando sente un cigolio alla porta, ipotizzando sia il vento che ha iniziato a irrompere fuori, disturbando l'apparente quiete, perché di pace, in quel momento e in quella stanza, non c'è nulla, non esiste pace.

Aiutato anche dalla mano che era ferma sulle gambe di Samantha, Lauro le afferra i fianchi, portandosela sulle gambe e baciandola con più passione, accarezzandole il corpo e la pelle da sotto i vestiti, mentre la ragazza ricambia, passandogli le mani tra i capelli, per poi appoggiargliele sulle spalle, cercando un equilibrio per mettersi meglio su di lui.

È proprio questo suo gesto che la fa fermare. Si blocca quando si impressiona sentendo la pelle magra di lui sotto le dita, tastando le ossa delle sue spalle a causa della gracilità del suo corpo.

Si stacca da lui, che la guarda interrogativo con un sopracciglio alzato:

"Che c'hai mo'?"

"La tua magrezza..."

Di Nuovo Maggio | Achille LauroWhere stories live. Discover now