|| 𝚃𝚁𝙴𝙳𝙸𝙲𝙴𝚂𝙸𝙼𝙾 𝙶𝙸𝙾𝚁𝙽𝙾 ||

692 54 0
                                    

Quella notte Sosia non era riuscita a dormire. Molti Zekos non avevano chiuso occhio nei loro letti di fortuna sui pavimenti delle loro tende, ma Sosia non era nemmeno riuscita a stendersi tra i propri cuscini, passando invece la notte in uno stato confusionale, lasciando il solco nel proprio tappeto a furia di camminare avanti e indietro, mossa da pensieri agitati, per poi fermarsi al centro della propria abitazione, lo sguardo perso e l'espressione assente, mentre pensieri felici si trasformavano in ricordi dolorosi, per poi riacquistare colore e bruciarle le viscere. Troppe domande aleggiavano per la sua mente e, quando finalmente sorse il sole sulla terra di Asgard, nessuno poté darle una risposta. Passò l'intera mattinata a mettere a soqquadro la propria tenda, alla ricerca di nemmeno lei sapeva cosa, forse una risposta, forse una nuova domanda più importante delle altre. Alla fine, poco prima di pranzo, smontò tutto, nonostante nessuno avesse ancora cominciato a fare i bagagli, e lasciò la massa informe che erano i suoi oggetti ed effetti personali, avvolti nel tessuto blu scuro della tenda, lì sul suolo polveroso, ad attendere che Sortilegio infilasse il tutto nel suo cappello magico, per poi rifar comparire l'intero accampamento sul pianeta successivo. O forse per non farlo riapparire mai più, pensò Sosia. Si piazzò dunque su un tronco, rifiutando il pranzo e mantenendo lo sguardo premuto contro l'orizzonte su cui si stagliava la periferia della città d'oro, in attesa. Ma più passavano le ore, più la risposta alle sue domande non arrivava affatto. E intanto, la mente di Sosia pareva sul punto di esplodere.
Come aveva fatto Loki a capirlo? La amava davvero? Quando aveva capito che la vera principessa era lei? L'avrebbe detto a qualcuno, preso dal momento? E lei avrebbe detto a qualcuno cosa turbava il suo animo? Loki avrebbe tentato la sfida, accalcandosi come quei poveri disperati che centesimavano ogni secondo pur di provare a impossessarsi di un destino che evidentemente non apparteneva a loro? Era su di lui che Vera aveva scommesso?
L'unica cosa che la zingara ricavò da tutte queste domande, fu un gran mal di testa, oltre alle gambe intirizzite a causa dello scomodo tronco sul quale aveva passato l'indera giornata.
Nel frattempo, i continui pensieri che Sosia rivolgeva al pallido principino venivano continuamente ricambiati. Segregato nella sua camera dall'intera giornata, quando Thor passò davanti alla porta spalancata della stanza di suo fratello trovò il giovane dio steso sul letto, intento a lanciare e riprendere un soprammobile di poco valore, come era abituato a fare quando aveva necessità di riflettere. Con cautela, Thor si avvicinò alla porta, bussando sull'uscio aperto e sporgendo la lunga massa di capelli biondi tra le quattro ampie mura che avevano fatto da guardiane a Loki fin dalla mattina presto, quanto si era destato di colpo, dopo poco più di tre ore di sonno tormentato. Ora un filo sottile di occhiaie era riconoscibile sotto i suoi accesi occhi verdi, in pieno contrasto con la pelle bianca come il latte.
“Si può?” domandò Thor con un debole sorriso, osservando il tormentato fratello, che non ricambiò lo sguardo.
“Entra.” acconsentì semplicemente, freddo e distante. Ma Thor sapeva riconoscere il comportamento di suo fratello e sapeva che, almeno quella volta, non era lui la causa di tanti pensieri nella mente del fratello.
“Stai bene, Loki?” domandò, un po' ingenuamente, il biondo, avvicinandosi con lentezza al letto dell'adolescente.
“No, ma penso che nemmeno tu sia al tuo massimo splendore, fratello.” rispose Loki. Ad ogni frase che gli rivolgeva, sembrava che il giovane dio ridiscendesse di un passo verso la realtà, tirato giù lentamente dai suoi pensieri, che si prospettavano cupi e tribolati.
“E' per quella Sosia?” domandò comprensivo il fratello. Non si era mai trovato a discutere di donne con Loki, sopratutto se la fanciulla in questione era l'interesse romantico del minore. Da che ne aveva memoria, Loki non aveva mai mostrato particolare interesse per nessuna ragazza, figuriamoci un vero sentimento abbastanza forte da inchiodarlo su quelle lenzuola disordinate, a lanciare e riprendere uno stupido ninnolo. Il compito di corrucciare il giovane dio degli inganni spettava a Thor, solitamente.
“E' perché so quale sia il più grande difetto della principessa.” rispose secco il ragazzo.
Thor dapprima si irrigidì completamente, sicuro di aver capito male. Quando fu sicuro che le sue orecchie non l'avevano ingannato, pensò ad uno scherzo, ma si dovette ricredere quasi subito: Loki non sembrava assolutamente in vena di scherzi, taciturno e serio com'era in quel momento. Perciò, dopo questi pensieri che durarono in totale solo qualche secondo, la mandibola di Thor cadde, mentre il ragazzo sgranava gli occhi, incredulo.
“Tu...cosa?” domandò, esterrefatto. Loki riprese il soprammobile ad un paio di centimetri dal volto, mettendosi poi seduto sul proprio letto e lanciando l'oggetto tra le lenzuola, distrattamente. Si stiracchiò le spalle, mentre il suo sguardo serio e cupo rimaneva fisso nel vuoto.
“Come diavolo hai fatto?” chiese ancora Thor, mentre il suo tono di voce si alzava sempre di più. Loki balzò agilmente giù dal letto, dirigendosi verso la porta, lanciando nel frattempo uno sguardo di fuoco al fratello.
Shhh! Vuoi farlo sapere all'intera Asgard?” lo ammonì brusco, richiudendo l'uscio che era rimasto spalancato per l'intero pomeriggio, fin dal ritorno in camera del proprietario, dopo un lungo e lento pranzo. Thor boccheggiava, ancora incredulo.
“E non vuoi dirlo per Sosia?” chiese ancora, pensando all'analoga decisione che lui stesso aveva preso, per amore di Grazia. Loki sbuffò divertito, dando le spalle al biondo e andando a lasciarsi sprofondare nella poltrona chee parecchi anni addietro aveva trascinato fin sotto la finestra, per poter leggere al calar del sole con davanti il magnifico spettacolo di Asgard al crepuscolo.
“Tutto il contrario.”
“Quindi hai intenzione di...” fece per domandare Thor, senza sapere come concludere la frase. Provare la sfida? Vincerla? Divenire il primo re degli Zekos? Abbandonare per sempre il loro Regno e la loro famiglia? Tutte e quattro le opzioni suonavano così surreali...
Loki non rispose, unendo le labbra tese e gonfiando leggermente le guance. Si stava domandando lo stesso da tutto il giorno: cosa aveva intenzione di fare ora? Avrebbe voluto poter chiedere consiglio a Thor, ma il ragazzo non avrebbe mai potuto comprendere la situazione nel suo insieme, senza che Loki gli rivelasse il mistero che si celava dietro miliardi di miliardi di anni di ricerca. Mentre pensava ciò, Loki si fece un'ennesima domanda. Come poteva essere possibile che, tra tutti i pianeti visitati e tra tutte le creature celestiali incontrate, tra tutte quelle menti brillanti e quegli astuti e ingegnosi cervelli, fosse stato proprio lui – un semplice ragazzo – a capire, quasi per caso, come risolvere un enigma impossibile? A primo impatto, si disse che era perché gli altri non avevano conosciuto Sosia come la conosceva lui, e forse era davvero quella la risposta corretta. Lui non l'avrebbe mai saputo.
“Wow...” sentì borbottare Thor, mentre il principe si passava una mano tra i ciuffi biondi, cammianndo avanti e indietro per la stanza del fratello. Loki fissò l'orizzonte oltre la finestra, scoprendo per la prima volta che da quella postazione era visibile, in lontananza, l'accampamento Zekos. Vide le minuscole sagome degli zingari, grossi come formiche, affaccendarsi intorno ai falò, mentre la massa di tende sembrava lentamente restringersi. Il sole era ormai in procinto di calare e il Popolo Perfetto si preparava a sparire, un'altra volta, da quella terra. Perciò, qualsiasi fosse la decisione a cui fosse giunto Loki, doveva capirlo in fretta, o il tempo avrebbe scelto per lui.

||𝐏𝐄𝐑𝐅𝐄𝐂𝐓 𝐏𝐄𝐎𝐏𝐋𝐄|| 𝘓𝘖𝘒𝘐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora