|| 𝚀𝚄𝙰𝚁𝚃𝙾 𝙶𝙸𝙾𝚁𝙽𝙾 ||

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Le braci si erano lentamente spente e quando i colori dell'alba raggiunsero la pianura non incontrarono che cenere in mezzo ai numerosi tronchi disposti a triangolo e corpi addormentati o in procinto di dormire. Molti degli zingari si erano faticosamente trascinati nelle proprie tende con l'arrivo della poca luce, così da poter sprofondare nuovamente in un lungo sonno, alcuni portando con loro gli amici asgardiani che, troppo lontani da casa e magari addormentati, non volevano di certo lasciare sullo scomodo terreno della prateria. Al contrario, gruppi consistenti di bambini e adolescenti, più qualche rara coppia di giovani adulti di entrambe le etnia, aveva preferito la sensazione di selvaggia ribellione che si provava nel dormire in mezzo alla natura, addossati uno all'altro ed in scomode posizioni che avrebbero di sicuro procurato loro un terribile mal di schiena per tutto il giorno, che stava lentamente cominciando. Ad uno degli angoli di quella zona che fungeva quasi da anticamera all'accampamento vero e proprio, un corridoio in cui le due popolazioni si mischiavano senza invadere l'una la casa dell'altra, una figura contribuiva a ripopolare il piccolo gruppo di zingari che non aveva ceduto al sonno o che già si era alzato. La zingara adolescente sedeva vicino ai resti di un focolare appoggiando la base della schiena ad uno dei tronchi che fungevano da panche ai commensali e tenendo sulle gambe il capo del principe di Asgard, immerso in profondi sogni sconosciuti. Dopo che suo fratello l'aveva salutata per andare a dormire, qualche ora prima dell'alba, la zingara era rimasta sola, accarezzando piano i capelli scuri e morbidi del principe e osservando con attenzione il suo volto, che mai aveva analizzato con vero interesse. Aveva a lungo scrutato la sua candida pelle e ne aveva scoperto le piccole imperfezioni e le cicatrici che lo solcavano, per la maggior parte presenti intorno alle sottili labbra pallide, che il giovane aveva schiuso durante il sonno. Gli aveva scompigliato i capelli, scoprendolo più affascinante con quell'aria un po' selvaggia e opposta a quella che di norma il ragazzo mostrava, sempre ordinato e perfetto nel vestire, come un vero principe. Aveva fissato quel viso fino a trovarlo quasi irreale a non credere più che esistesse davvero e che si trovasse sotto il suo sguardo, appoggiato al suo corpo intorpidito dal lungo tempo passato senza muoversi di un millimetro.
“E' l'alba, sarebbe meglio che tu tornassi nella tua tenda.” commentò con finta saggezza una voce alle spalle della ragazza, che si volò di quel tanto che le serviva per guardare in faccia lo Sciamano. Il ragazzo si avvicinò a lei, sedendosi sul tronco a cui lei era appoggiata e puntando gli occhi bianchi sul viso di Loki, quasi fosse davvero in grado di vederlo.
“E' davvero stanco, non credo abbia dormito molto in questi utimi giorni.” constatò la ragazza, ignorando totalmente le parole del Gran Sciamano e continuando a passare le dita tra le ciocche corvine di Loki, mentre l'altra mano era abbandonata sul petto del ragazzo, il mignolo e l'anulare che si avvinghiavano a quelli del ragazzo.
“Un'altra cosa che avete in comune.” rispose lui, con tono quasi risoluto, come se fosse contento di aver trovato un nuovo punto in comune tra i due giovani. Sosia non trovò nulla da dire e rimase quindi zitta, a cercare altri dettagli in quel volto che aveva analizzato fino all'osso.
“Dovresti riportarlo a casa.” consigliò ancora lo Sciamano, aspettando la risposta della zingara con curiosità. Nulla di ciò che lo Sciamano faceva o diceva era abbandonato al puro caso e già da qualche tempo voleva mettere alla prova quel bocciolo di rapporto instauratosi tra i due, almeno dalla parte di Sosia. Per analizzare i pensieri del principe ci sarebbe stato tempo, ma quella era la miglior occasione per scoprire invece le intenzioni della ragazza.
“E' troppo lontano. Forse potrei...” Sosia esitò, guardandosi alle spalle, lo sguardo diretto verso le tende silenziosi, dentro le quali la maggior parte del suo popolo ancora dormiva. Lo Sciamano batté piano il bastone a terra, alzandosi e appoggiandosi ad esso, mentre guardava verso l'orizzonte che non poteva scorgere.
“Non mi darei tanta pena per lui, fossi in te. D'altro canto, tra nove giorni non sarà che polvere nella tua memoria.” azzardò lui, con tono serio e saggio, facendo calare un'ombra cupa sul volto della ragazza. La lasciò lì sola, a pensare a quelle parole che fecero breccia nel suo petto e le diedero tormento. Cercando di distrarsi da quell'orrida consapevolezza che lo Sciamano aveva brutalmente lanciato su di lei, Sosia si guardò intorno, scorgendo una delle sue sorelle dormire appoggiata al petto dell'altro principe asgardiano, che fissava il cielo con il suo volto addormentato, con aria quasi angelica. Sosia pensò che formavano quasi un quadro divino, due creature bellissime in un insieme armonioso e dolce, che creava lo stereotipo perfetto di amore. Poi abbassò lo sguardo sul ragazzo che dormiva su di lei, scrutando il suo volto, tutt'altro che perfetto ad uno sguardo obbiettivo, appoggiato in maniera rigida e un po' sgraziata su una ragazza che odiava apparire armoniosa e che sembrava fare apposta a sembrare sgraziata e scorbutica. Potevano forse anche loro dimostrare un affetto profondo eppure volatile, come quello tra Thor e la zingara?
Sosia scacciò quei pensieri sciocchi ed insensati dalla sua mente, decidendosi una volta per tutte a portare Loki su un giaciglio più comodo, scostandolo delicatamente dalle proprie coscie e alzandosi, stiracchiando ogni muscolo intorpidito prima di sollevarlo con cura, tentando di non svegliarlo. Riuscì a trasportarlo fino alla tenda, se pur con un poco di fatica, senza svegliarlo e una volta tra le quattro pareti di stoffa lo adagiò su quello che solitamente era il suo giaciglio, un nido di cuscini e coperte disordinate che pareva la cuccia di un animale. Senza far rumore si allestì un letto simile al fianco di quello di Loki, così da potersi stendere anche lei e, anche se non provava la più pallida ombra di sonno, provare a riposare per qualche minuto, almeno finché non avesse sentito il ragazzo svegliarsi. Una volta terminato il suo giaciglio di fortuna coprì l'esile corpo di Loki con una coperta, dopo avergli tolto gli stivali e aver cercato di rendergli il sonno più comodo e confortevole, e si stese poco distante da lui. Si voltò verso il corpo addormentato del principe, osservandolo sistemarsi in silenzio. Poi, con enorme stupore della ragazza e un'altra anomala sensazione, come se qualcosa le stesse camminando sulla pelle, lui cercò la sua presenza al proprio fianco, allungando le mani nel sonno e fermandole quando sentì le dita tatuate di henné di Sosia sotto le sue. La ragazza dedusse che probabilmente era abituato a dormire abbracciato ad un cuscino e la mancanza di qualcosa da stringere tra le mani lo infastidisse nel sonno, ma ciò non le impedì di guardare quasi con circospezione le loro mani a contatto, in maniera così surreale e inconsueta per una ragazza bituata a stare da sola, sopratutto la notte. L'ultima volta che aveva dormito al fianco di qualcuno era stato molto tempo prima, stretta tra le braccia amorevoli di suo padre in un tempo della sua vita molto differente da quello che stava vivendo in quei giorni. Sosia si convinse a chiudere gli occhi e prima di quanto potesse immaginare venne sorpresa dal sonno, cadendo anche lei tra le braccia dei sogni.

||𝐏𝐄𝐑𝐅𝐄𝐂𝐓 𝐏𝐄𝐎𝐏𝐋𝐄|| 𝘓𝘖𝘒𝘐Where stories live. Discover now