Incontri

9 8 0
                                    

Voglio raccontarvi qualcosa, non una fiaba o un racconto per bambini, ma una successione di piccoli attimi. Momenti che anche se brevi hanno modificato la mia vita.

Tutto è iniziato una notte quando, nell'oscurità, l'ho visto per la prima volta.
Quella non era una sera come tutte le altre, era scura e nebbiosa; in macchina era difficile distinguere una bicicletta da uno scooter ed era altrettanto difficile vedere la strada.
Gli abitanti del piccolo paese vicino la chiamavano "maledetta", quella curva che lo ha ingannato.

Non era un tipo che si guardava attorno, ma quella sera venne sopraffatto da un colpo di sonno.
Mi ricordo benissimo quel momento in cui mi sono fermato ad aiutarlo dopo che aveva quasi rischiato di morire per colpa della nebbia.
Indossava una tuta apposta per andare in moto, una di quelle che si pagano molto e si intravedeva una maglietta bianca sotto di essa utile per le fredde temperature che caratterizzano questi posti.

La ruota anteriore aveva perso aderenza ed era stato buttato contro la montagna. Era lì, fermo, schiacciato tra la parete e la sua migliore amica quella che per un attimo lo aveva tradito, la sua Ducati Hypermotard rossa, quella che per poco lo avrebbe ucciso se non lo avessi visto passando di lì.

Era a terra, dietro una curva, per cui era difficile vederlo. Me lo fece notare mia figlia Annalisa che, mentre stava giocando col fratellino lo aveva visto. Subito scesi dalla macchina e cercai di parlargli, ma non riusciva a rispondere e man mano il respiro si affievoliva fino a diventare un sibilio. Chiamai mia moglie che mi aiutò a sollevare la moto, lui chiuse gli occhi azzurri lasciando sulle labbra rosate un sorriso di gratitudine.

Ormai aveva finito di soffrire, si era addormentato dalla fatica ed era il momento di condurlo in un posto adeguato al suo riposo, lo caricammo in macchina e lo portammo a casa nostra.

Come la pioggia nel pinetoWhere stories live. Discover now