«Mia madre vuole che faccia un provino».
Jungkook lo butta fuori come se avesse appena sganciato una bomba a orologeria. Aveva parlato mentre Taehyung stava ancora suonando, nemmeno si era sforzato di finire la canzone, semplicemente voleva dirlo e lo aveva fatto, non importava se al momento sbagliato,
Taehyung allontana le dita dai tasti e le lascia cadere in grembo, riservando all'altro un'occhiata perplessa.
«Provino?»
«Per diventare idol»
Continuava a parlare con la testa bassa e a giocherellare con le proprie dita, sentendo lo sguardo dell'altro su di sé.
«Un idol è un artista musicale... un cantante pop rappresentato da un'agenzia» aveva preceduto il compagno prima che potesse chiedergli delucidazioni sull'argomento. Sapeva che in casa Kim non c'erano televisioni, ma circolavano solo alcuni giornali appositamente scelti affinché Taehyung potesse leggerli senza incappare in notizie indesiderate o inadatte a uno come lui.
«Ah... la nonna me ne ha parlato, qualche volta».
In verità gli aveva raccontato di un lontano cugino che aveva intrapreso la carriera di presentatore televisivo, ma Taehyung suppone che è un po' la stessa cosa e decide di non scendere nei dettagli. D'altronde Jungkook ha una bella voce e trova che non ci sia niente di male a desiderare che anche altri possano ascoltarla. Nello stesso momento in cui lo pensa, però, Taehyung percepisce una strana sensazione di fastidio, quasi come se, in quel modo, potesse perdere per sempre il privilegio di suonare assieme a lui assecondando quel timbro che, in fondo, si era palesato proprio durante i loro duetti al pianoforte.
«Che... che c'è hyung?» Jungkook comprende che Taehyung è sovrappensiero ed inizia a preoccuparsi. «Lo sapevo che l'idea non ti sarebbe andata a genio, ma tanto neanche io voglio farlo, chi vuoi che mi prenderebbe con tutti i talenti che ci sono in giro» aveva biascicato in modo impacciato, riuscendo ad ottenere un flebile sorriso dal compagno più grande.
«Io penso invece che dovresti provarci». Ancora una volta, Taehyung aveva parlato senza realmente dire ciò che pensava. Non gli era mai capitato prima di conoscere Jungkook, in un certo senso si era trovato costretto a nascondere ciò che realmente provava – e questo gli provocava un enorme sforzo di volontà -, lo aveva fatto per il bene di Jungkook, perché, da un po' di tempo a quella parte, aveva cominciato a vedere al di là di sé stesso, della propria salute e delle conseguenze che determinate scelte avrebbero avuto su di essa. Ma non lo aveva fatto per farsi del male, perché anche se quelle decisioni, spesse volte, lo facevano soffrire quando Jungkook non poteva vederlo, poi la consapevolezza di aver fatto la cosa giusta attutiva ogni male e la sofferenza pareva essere valsa la pena. Taehyung, poco a poco, aveva cominciato a capire cosa significava essere amici, tenere ad una persona e desiderare solo il meglio per essa. Aveva scoperto di esser stato sempre un po' egoista, concentrato com'era sui propri mali, perciò aveva voluto rimediare e, sebbene questo suo nuovo atteggiamento aveva determinato conseguenza dolorose a livello fisico e psicologico, Taehyung si ripeteva che lo avrebbe superato, per quella era l'unica cosa giusta da fare.
Jungkook alza finalmente le iridi, lievemente coperte da un ciuffo di capelli neri abbandonati sulla fronte, e incredulo le incrocia con quelle del più grande, straordinariamente luminose e, per quanto Jungkook riesca a percepirlo, intrise di tristezza.
«Non è quello che vuoi davvero, hyung» pronuncia semplicemente, senza mai interrompere il contatto visivo.
«È quello che voglio per te» è la risposta pronta dell'altro.
Jungkook scuote la testa. «Lo stai dicendo solo per farmi contento, ma guarda che a me non interessa veramente, io-»
«No, sei tu che lo stai dicendo per accontentarmi. Io non c'entro niente in tutto questo, è di te che stiamo parlando».
«E io non voglio».
«Bugiardo. Perché me l'hai detto, allora?»
«Beh ma che c'entra, ne stavamo parlando e... oh che importa, non farò quel provino e basta, chiusa la questione».
Taehyung si siede in modo da poterlo fronteggiare direttamente. «Io penso che invece tu voglia farlo, Jungkookie».
«Che ne sai» prorompe il più piccolo, iniziando ad innervosirsi. «Tutti pensate di sapere cosa voglio, ma la verità è che siete proprio fuori strada».
«Jungkook». Taehyung si è alzato in piedi e ha fatto due passi verso il più piccolo. È raro che sia lui a cercare la vicinanza, perciò Jungkook, d'istinto, si irrigidisce. «La tua voce è speciale».
Lascia trascorrere qualche istante, prima di parlare di nuovo, e il più piccolo è costretto ad abbassare lo sguardo, colto alla sprovvista da quel complimento.
«Tu hai un dono e sarebbe un peccato non condividerlo. Tua madre desidera solo il meglio per te, ne sono sicuro».
Jungkook incrocia le braccia, ancora contrariato «È la mia voce e faccio quello che mi pare».
Il maggiore trattiene un sorriso intenerito perquella debole presa di posizione. «Se hai voluto condividere con me questa cosa, Jungkook, è perché in fondo lo vuoi anche tu. Ma hai paura che io non lo accetti».
«Non è così!»
«Ma io non sono nessuno per dirti cosa puoi o non puoi fare».
«Andrò a fare il provino se tu verrai con me».
«Cos-?»
«Anche tu hai una bella voce, allora lo faremo insieme».
«Jungkook, smettila di dire assurdità».
«Allora non ci andrò».
«Lo sai che non posso... non potrei nemmeno se lo volessi con tutte le mie forze. Ma tu... tu puoi».
Jungkook apre la bocca, pronto a replicare subito qualcosa di adatto, ma sfortunatamente non gli viene in mente nulla di appropriato. È sicuro che Taehyung, nel profondo, non sia così convinto di quel provino, ma al contempo percepisce l'autenticità delle sue parole, capisce che Taehyung non vuole privarlo di qualcosa che invece lui non potrà mai avere, perché è di un futuro che si sta parlando – qualcosa di importante, non di un esame qualsiasi. E in fondo, anche se non lo ammette, Jungkook ci ha pensato parecchio prima di riferirlo al più grande, e lo ha fatto perché un po' ci credeva, in quell'opportunità, ma sentiva di aver bisogno di un'approvazione, un supporto che in quel momento solo Taehyung poteva dargli. Eppure, ora che lo ha ottenuto, sente di stare di nuovo punto e da capo, perché, ovviamente, il più grande desidera solo il meglio per lui.
«Ho sbagliato a chiedertelo» conclude, ancora su di giri. «Dovevo fare di testa mia e basta».
«No, invece» replica Taehyung, adesso ad un passo di distanza da Jungkook. «Io sono contento che tu me l'abbia chiesto. Ma adesso che sai la mia risposta, devi fare la cosa giusta, Jungkookie. Promettimi che ci penserai».
Jungkook scioglie l'intreccio della proprie braccia e, inaspettatamente, si trova entrambe le mani chiuse nella presa flebile di quelle di Taehyung, il suo viso a pochi centimetri dal proprio. «Prometti?»
Rimane impietrito per qualche secondo, dopodiché sospira ed è solo quando vede comparire sul volto dell'altro un sorriso quadrato che si decide a rispondere. «Promesso».














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Non vi ruberò molto tempo. Questa storia, in verità, è una one shot, ma per questioni di miglior leggibilità è stata divisa in due parti, ci sarà spazio perciò nell'altro capitolo per chiarire eventuali dubbi. Vorrei solo RINGRAZIARVI per esservi avventurati in una fan fiction così strana, spero non vi risulti troppo astrusa o pesante da leggere. Spero inoltre che susciti anche in voi ciò che ha fatto provare a me, mentre la scrivevo.
Alla prossima, se vorrete. E ricordate che ogni opinione è bene accetta♥

PS. Komorebi, in giapponese, significa "La luce che filtra tra le foglie degli alberi" ^^

Vavi

KomorebiWhere stories live. Discover now