XXIII

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Questa città si affaccerà quando ci vedrà giungere

I flash la accolsero a Londra, appena uscì dalla macchina della polizia.

E tutta Londra era lì a vedere.

Volevano vedere la ragazza che era scappata otto mesi prima, la ragazza che frequentava il Royal College of Arts, la ragazza che aveva rubato una Ferrari rossa, la ragazza che nessuno riusciva a trovare, la ragazza che ora aveva le manette ai polsi, la testa rivolta al cemento.

Lei.

Lei che era senza radici, lei che è un'assassina.

Ed Emma fissava spaesata tutti quegli occhi.

Cos'hanno da guadare? Si chiedeva.

E guardava Londra, la sua Londra.

La Londra che amava tanto, che aveva sempre amato. La Londra che la faceva sorridere ogni mattina, quando apriva la finestra di camera sua, perché la trovava sempre lì, bellissima.

E la odiava immensamente, in quel momento. La odiava tutta.

Ed odiava mangiare il sushi, odiava guardare Friends, odiava l'alba in autunno, odiava la musica in macchina, odiava la pizza di Pizza Hut davanti ad un bel film.

Odiava Parigi, odiava leggere sulla metro, odiava comprare le piante, odiava cantare ai concerti, odiava fermarsi a pranzare a Portobello.

Odiava le cioccolate calde, odiava viaggiare, odiava scattare polaroid, odiava dormire con il suo gatto, odiava l'inverno, odiava la neve.

Odiava correre la mattina, odiava i decolli in aereo, odiava disegnare, odiava guardare le onde, ma anche la luna, odiava la montagna d'estate, odiava l'Italia, odiava Firenze, odiava la piccola città in cui era cresciuta.

Amava solo Timothée, ma non poteva averlo.

E non sapeva che lui era lì, che era accanto a lei: sui sedili dell'auto, davanti ai flash, sotto gli occhi della gente.

E Londra accolse anche lui, senza accorgersene, senza farci caso.

Lui che era lì, accanto ad Emma.

Solo che lei non lo sapeva,
che i flash non lo immortalavano,
che la gente non lo poteva più vedere.

Torna a casa || Timothée ChalametWhere stories live. Discover now