In fondo tu sei come me

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"Ti dà fastidio?"

"No, fai pure"

Lo lascia fare, seppur rimasta un po' stupita da tale comportamento, ma non lo commenta.
Si sistema meglio, guardando i lineamenti scarni del biondo per un bel po', concentrandosi sui dettagli che, da lontano, non si noterebbero così facilmente e, scendendo con lo sguardo, nota, tra i tatuaggi, diverse cicatrici che la fanno rabbrividire.

Cerca di immaginarsi come se le sia potute essere fatte e le viene la nausea ad attraversare con lo sguardo una cicatrice che attraversa quasi mezzo braccio, immaginandolo aperto in due e sanguinante, da un coltello magari, o dopo essere stato sbattuto e trascinato con violenza contro un muro. Nessuna ipotesi è da escludere con uno come Lauro.

Poi il suo sguardo si porta all'esterno, esattamente dove è concentrato Lauro da quando è entrata. Osserva la Tufello che riesce a vedere, i condomini, le mura che impediscono la visione di un cielo che sarebbe limpido, ma che per quel giorno ha scelto di lasciare spazio ad una pioggia fitta:

"A che pensi quando vedi ciò?"

Domanda di punto in bianco Lauro, dopo minuti passati ad osservare fuori:

"Vedendo cosa?"

"Che cosa stai guardando?" Le domanda retoricamente, sottolineandole la sua stupidità:

"Il cielo, intendi?" Lauro annuisce, facendola continuare:"Mi piace la pioggia, mi piace il rumore che fa, mentre tutto attorno tace, mi piacciono i vetri appannati e pieni di gocce.
A pochi piace la pioggia, la pioggia così, il diluvio intendo, non la pioggerella leggera, le due gocce. Il diluvio fa scappare tutti, io penso che ci resterei sotto ad ammirarlo, mi piace il suono che fa, mi piacciono i rumori in generale."

E conclude, limitando molto ciò che voleva dire, bloccata dall'idea che Lauro non possa capire il suo stato d'animo:

"A te a cosa fa pensare?"

Gli porge la sua stessa domanda e per un attimo le pare che gli si blocchi il respiro, ma poi tutto torna normale quasi subito:

"Ai miei genitori"

Samantha si blocca, non pronta ad una risposta del genere, mentre Lauro tace, avendo già visto una scena del genere, spostando poi la mano dalle caviglia di lei, facendo ricadere entrambe le braccia sui fianchi:

"Ai tuo-"

"Loro vivono a Roma Nord, in un quartiere messo bene, sono un dottore e un'insegnante di lettere. Non li vedo quasi mai, sento qualche volta mia madre al telefono, ma alle volte queste chiamate saltano, essendo lei impegnata con il volontariato."

E deglutisce pesantemente mentre parla della madre:

"Loro sono destinati a quella vita, bisognosi di soldi per portare avanti le loro passioni.
Io e mio fratello siamo diversi. Abbiamo passioni e sogni proprio come loro, ma andiamo per gradi. Non vogliamo essere come loro. Mio fratello non voleva. Io ho sempre e solo seguito le sue orme tremanti e solitarie e non quelle dei miei genitori che mi tendevano la mano.
Federico non mi ha mai teso la mano.
Lui ha sempre camminato da solo per la sua strada. Sono stato io a rincorrerlo e a chiedergli aiuto e protezione.

Solo lì ha allungato la mano verso di me, stringendola e aiutandomi, guidandomi lontano dai sani principi di mia madre"

E conclude un racconto sicuramente inconcluso, che ne avrebbe di cose da raccontare, ma probabilmente ha fatto lo stesso ragionamento di Samantha: lei non capirebbe.

Samantha tace, con le parole di Lauro nella testa. "I sani principi di mia madre", lui si è allontanato da ciò, a causa di Federico. Ma è stata una scelta sua, nessuno che gli abbia imposto nulla alla fine. Lui ha scelto di gattonare verso il fratello, poiché l'avrà trovato un esempio migliore, più allettante per il suo essere così fuori dagli schemi, così singolare:

Di Nuovo Maggio | Achille LauroWhere stories live. Discover now