Il ricatto di Noah

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Charlie aprì un armadio e prese a passarle uno strofinaccio vigorosamente sui vari ripiani, spostando i vari barattoli e contenitori per rimetterli in ordine una volta terminata la pulizia.

Nel frattempo, sentiva le voci degli altri.

Knarl stava chiedendo chi tra Abby ed Emile avesse vinto la partita di scacchi.

«Ha vinto Abby.» Rispose Emile.

«È imbattibile!» Fu l'esclamazione di Red.

«Già. La nostra Abby è un piccolo genio degli scacchi!» Disse Noah.

Il ragazzo sentì il rumore delle sedie che venivano spostate e dedusse che qualcuno dei tre si doveva essere seduto.

Continuò a pulire l'armadio e, per un poco, ci fu silenzio; un silenzio che fu interrotto da Noah: «Ehi, Cenerello! Stai pulendo di là? O fingi di pulire?»

Charlie ricacciò indietro l'insulto che avrebbe voluto rivolgergli e rispose a denti stretti: «Sì, sto pulendo.»

Nessuno gli rispose, così il ragazzo terminò di pulire il primo armadio e passò al successivo, che era il più alto e lui, per raggiungere i due scomparti più elevati, avrebbe dovuto prendere una sedia.

Proprio quando era ormai in piedi sulla sedia, percepì la presenza di Noah all'ingresso della stanza. Gli lanciò un'occhiata: l'uomo se ne stava appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate ad osservarlo.

Charlie lo ignorò e continuò a pulire.

Sentì che la porta veniva chiusa alle sue spalle e i passi dell'altro avvicinarsi. Il ragazzo, ancora una volta, lo ignorò ma sentiva crescere dentro di lui il rancore per quello che il capo branco aveva detto prima.

«Come hai fatto a crescere così tanto senza che io me ne accorgessi?»

Queste parole di Noah lo spiazzarono e Charlie si immobilizzò per una frazione di secondi, senza capire di che diavolo volesse parlare l'uomo. Si morse la lingua, trattenendo a stento le imprecazioni che avrebbe voluto rivolgergli. 

«Beh, non importa. Still è stato il più furbo, a quanto pare.» Continuò l'altro.

Charlie si voltò a guardarlo e, cercando di mantenere il tono più calmo che poteva, disse: «Perché ti preoccupi di Still, eh? O meglio, perché ti preoccupi del fatto che io e Still ci vediamo?»

«Non mi preoccupo, infatti.» Rispose Noah, in tono mite.

Charlie sbuffò e tornò a voltarsi verso l'armadio, passando lo strofinaccio.

«Ti consiglierei di non parlarne con il resto del branco di quello che fate tu e Still e, se fossi in te, chiederei a Still di fare altrettanto. A saperlo qui, siamo tu e Still -per ovvie ragioni-, io, Red e Knarl. Se non fosse per causa della dettagliata descrizioni di Still a riguardo di quanto possa essere accogliente la tua bella boccuccia, non lo avrei mai saputo.»

A quelle parole, il ragazzo restò di sasso. Still era andato in giro a spiattellare le cose che loro due facevano?! Lentamente, Charlie si voltò verso Noah, che lo osservava, serio e deciso.

«Che cosa?» Domandò il ragazzo, in un soffio.

«Non prendertela, era ubriaco.» Gli rispose Noah, accompagnando le sue parole ad una scrollata di spalle.

Charlie aprì e chiuse la bocca un paio di volte prima di riuscire ad emettere suoni. Inspirò ed espirò lentamente, quindi disse: «Ma Still mi aveva detto...»

Non riuscì a continuare e fu Noah ad incoraggiarlo con un gesto della mano, quindi dopo un breve momento di riluttanza, Charlie concluse in un mormorio sommesso: «Mi aveva detto che non ne avrebbe mai fatto parola con nessuno.»

«Mi dispiace,» disse l'uomo mentre il giovane alzò gli occhi a lui, stupito a quelle parole, «ma come ti ho detto, era ubriaco. Non prendertela!»

Charlie vide le labbra di Noah arricciarsi in un sorriso e annuì, per poi esclamare in tono accusatorio: «Non avresti dovuto dire quelle cose, però!»

Noah sembrò per un istante confuso da quelle parole, poi i suoi occhi si illuminarono e scoppiò in una fragorosa risata.

«Molto divertente.» Bisbigliò Charlie, fulminando il capo branco con lo sguardo e voltandosi verso lo scomparto che stava pulendo.

Sentì la risata dell'altro spegnersi alle sue spalle, mentre lui continuava con la sua opera di pulizia in silenzio. Anche Noah non diceva nulla, ma Charlie intuiva perfettamente la sua presenza nella stanza. Saltando giù dalla sedia, la portò nuovamente al suo posto e tornò a pulire, ignorando Noah che sembrava essere perso nei propri pensieri ed era stranamente silenzioso. Charlie si chiese il motivo, ma non riusciva proprio ad arrivare a qualche conclusione.

Fu solo quando si sedette a terra per passare lo staccio all'ultimo ripiano che l'uomo parlò: «Se Still dovesse dire qualcosa di voi al resto del branco, sei fritto.»

Charlie sospirò: ancora con quella storia?

«Sì, ho capito.» Rispose.

«Diventeresti un utile passatempo per tutti, questo poco ma sicuro.»

Charlie avrebbe voluto saltare in piedi, voltarsi verso il capo branco e urlargli in faccia che mai e poi mai sarebbe stato un passatempo, che Noah doveva stare zitto e che lo odiava... Ma decise che fosse meglio evitare questa prima opzione.

«Sì, ho recepito il messaggio. Gli dirò di tenere la bocca chiusa, okay?» Sibilò Charlie.

«E se lui non volesse tenere la bocca chiusa?»

A quelle parole, Charlie si immobilizzò. Cosa?

Il ragazzo deglutì e, lentamente, poggiò lo strofinaccio sul ripiano, infine si alzò in piedi, voltandosi per fronteggiare Noah.

«Sei stato tu quello che mi ha detto di non prendersela, no? Quindi, che cosa stai dicendo?» La voce di Charlie uscì lenta, ma era ben udibile la rabbia intrisa in quelle sua domande.

Il capo branco sorrise, ma era un sorriso pieno della sua crudeltà e, dopo un lungo momento durante il quale il ragazzino e l'uomo si fissarono negli occhi, quest'ultimo si chinò in avanti e si accostò all'orecchio di Charlie.

«Non ci sei ancora arrivato?» Sussurrò Noah, provocando un brivido alla schiena del giovane licantropo, che involontariamente sussultò a quelle parole. 



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Lo so, sto facendo passare i peggiori tormenti al povero Charlie, ma non può essere altrimenti. 

"Niente paura, ragazzi... quando avrò finito avrete ancora il vostro caro lupacchiotto tutto intero, non temete!" 


-charliestrange!

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 13, 2019 ⏰

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