1 - watch out

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«Jimin sei in ritardo anche oggi!» Mi giro verso la porta della mia stanza mentre mi infilo la giacca e ripongo le ultime cose nello zaino.

Mia madre è proprio sulla soglia, braccia conserte, sguardo assassino; i lunghi pendenti che oscillano per l'agitazione.

«Sono in perfetto orario, mamma.» Dico, superandola.

Lei mi segue sbattendo sul parquet le scarpe vertiginose che poco riflettono il suo lavoro da vigile del fuoco.

«Oh si, certo. Mancano cinque minuti alle otto e trenta e—»

«A dopo.» Non le do il tempo per terminare il suo rimprovero ed esco di casa, avviandomi per le stradine apparentemente deserte.

Attivo il navigatore per raggiungere la scuola senza incontrare alcun tipo di difficoltà, nonostante sia letteralmente impossibile perdersi in questa cittadina più piccola di un buco.

Fortunatamente oggi il tempo è accettabile, come prevedevo avere una giornata soleggiata è un evento più unico che raro qui, quindi dovrei considerare questo cielo nuvoloso come qualcosa di decente o, addirittura, un fenomeno di grande rilevanza.

Raggiungo la scuola dopo soli cinque minuti, e a differenza di ciò che mi aspettavo, è piuttosto grande e affollata.

Il parcheggio è colmo di auto, pick-up, motociclette e persino quei furgoncini stile Scooby Doo, l'edificio in sé invece è ben imbiancato e ricco di colori come il giallo e il blu, piccole aiuole con panchine seminate qui e là.

Non appena mi avvio verso l'entrata, mille paia di occhi si posano su di me. Mi passo la mano tra i capelli rossicci nervosamente, evitando di incrociare i loro sguardi per non sentirmi ancor più a disagio.

Ma quando odo delle strane risatine, ecco che non posso fare a meno di girarmi. Un gruppetto di ragazzi sono appoggiati ad un grosso fuoristrada con gli occhi fissati sulla mia figura, la bocca piegata in un largo sorriso che, veloce, si tramuta ancora una volta in un sogghigno.

Abbasso istintivamente lo sguardo, e lo punto invece sulle scale che sto salendo.

Spingo le due porte resistenti ritrovandomi nel corridoio, popolato da così tante persone che per analogia, sarebbero perfettamente paragonabili a sardine in scatola.

Fantastico, direi.

Fatico a camminare tra la gente, e l'imbarazzo che sto provando in questo momento è indescrivibile.

Alcune ragazze mi guardano e sorridono, altre si toccano i capelli, altre ancora bisbigliano all'amica di fianco, come se io non stessi minimamente osservando le loro inesplicabili reazioni.

Ma che diavolo avranno da dirsi?

Oh, avverto già la mancanza di Seoul.

Gli studenti sono tutti appiccicati l'uno all'altro, mentre tentano di raggiungere le loro rispettive classi; spero che più tardi non ci sia questo affollamento immane.

Controllo sul piccolo foglietto recapitatomi ieri l'orario delle mie lezioni, ma subito dopo sono costretto a riporlo nello zaino visto che tutti mi stanno letteralmente venendo addosso.

Sono così tanto schiacciato nella folla che mi è difficile mantenere la calma, o non perdere la pazienza.

Ma poi, un ragazzo in evidente fretta si mette a spintonare per poter passare e la sua spalla sbatte violentemente sulla mia, facendomi d'impulso perdere l'equilibrio.

Mi preparo a cadere a terra, e chiudo di scatto gli occhi, ma qualcosa, o meglio, qualcuno, evita che ciò accada.

Sento una pressione sul mio braccio e in mezzo secondo vengo risollevato, esattamente poco prima di toccare il suolo.

Riapro gli occhi e vedo stretta attorno a me una mano enorme. Percorro il braccio dal bicipite muscoloso e tonico prima di sollevare il viso e rendermi conto che... è davvero il ragazzo della notte precedente.

I suoi occhi grandi si incontrano nuovamente con i miei, ma ora posso vederlo meglio. Ed è qui che rimango letteralmente folgorato.

I capelli ondulati che gli coprono la fronte lasciandola poco scoperta, gli zigomi alti, le labbra piene e socchiuse, la linea perfetta della mandibola, il corpo scolpito, i pettorali che paiono sporgere dal sottile tessuto che li ricopre.

Senza accorgermene schiudo le mie labbra, e noto che i suoi occhi si spostano inevitabilmente per guardare quella scena, poi si fissano nuovamente nei miei, rapidi.

Lo sto letteralmente fissando da quasi un minuto, e lui sta facendo lo stesso, ma sono troppo abbagliato dalla sua bellezza per dare ascolto alla mia mente.

«Sta' attento.» Dice ad un certo punto, per poi mollarmi, e sparire di scatto alle mie spalle.

Sbatto ripetutamente le palpebre e deglutisco a fatica, mentre d'istinto mi giro per trovarlo ancora.

Ma lui, già non c'è più.

Ancora una volta... è scomparso.

Thirst For You | kookminDonde viven las historias. Descúbrelo ahora