1. "Di male in peggio"

529 23 6
                                    

Il cielo sopra di me stava cambiando: si stava tingendo di un intenso colore rossiccio, con sfumature di arancione e dorato che striavano lo sfondo, rendendolo simile a un dipinto astratto di un artista visionario. La grande sfera infuocata che solo pochi minuti prima dominava sopra le nostre teste, ora stava quasi del tutto scivolando sotto l'orizzonte, emanando una luce più fioca e malinconica. L'aria era diventata più pungente e si insinuava nell'auto, provocandomi piccoli brividi di freddo lungo la schiena. Chiusi il finestrino e affibbiai il giubbotto di pelle mentre sentivo la schiena dolente, conseguenza delle troppe ore trascorse bloccata nel traffico cittadino.

"Signorina" mi sentii chiamare dai posti davanti e subito degli occhi scuri mi guardarono dallo specchietto retrovisore.

"Mi dispiace, ma la devo lasciare qui" disse indicandomi il marciapiede sulla mia destra.

Sgranai gli occhi per il completo stupore. Non mi era mai capitata una cosa del genere.

"Perché?" La voce mi uscì così acuta che non riuscii nemmeno a riconoscerla.

"Non posso andare oltre. Mi hanno appena segnalato che c'è stato un incidente stradale"

Alzai gli occhi al cielo e diedi un' occhiata veloce alla strada e alla fila immobile di veicoli che si era creata. Subito dopo tornai a guardare il conducente.

"Più o meno quanto manca per arrivare a destinazione ?"

Il suo sguardo vagò per tutta la strada per poi posarsi nuovamente su di me.

"Allora: giri alla prima a destra, percorra più o meno 500 metri tutto dritto ed è arrivata"

Disse accompagnando il tutto con un impacciato movimento di mani, per indicarmi la strada da prendere.

Dopo aver assimilato le indicazioni scesi dalla macchina e con l'aiuto del tassista presi le mie due valigie da dentro il porta bagagli. Lo ringraziai e lo pagai, per poi incamminarmi con le mie due amiche valigie ben salde tra le mani.
Le rotelle scorrevano rumorosamente sui mattoni del marciapiede grigiastro. Rallentai leggermente quando arrivai quasi all'inizio della strada che dovevo imboccare. A fare angolo vi era una libreria che fungeva anche da caffetteria e al suo interno vi erano alcune persone che, sorseggiando una bevanda, leggevano un libro o lavoravano al computer.

Ero davvero stanca di trascinare quelle pesanti valigie che ogni due per tre sobbalzavano per via delle irregolarità del pavimento. Per non parlare del rumore sordo dei clacson provenienti dalle auto ferme in mezzo al traffico..

La mia testa stava per scoppiare.

Dopo parecchi metri -sicuramente molti di più di quanto aveva precedentemente detto l'autista- intravidi in lontananza il tetto di una casa familiare che sbucava dalla chioma di un pino. Sembrava proprio quella della foto che mi aveva fornito la scuola un paio di settimane fa.

Tirai un sospiro di sollievo. Grazie al cielo non mi ero persa!

Accelerai il passo e sentii le mie braccia indolenzite farsi sempre più pesanti.
Trascinai i miei bagagli sú per due scalini e finalmente fui in veranda, davanti alla porta della mia nuova famiglia ospitante. Mi sentivo elettrizzata ad incontrarli di persona per la prima volta, ma allo stesso tempo ero anche molto agitata, non sapendo bene chi mi fossi trovata veramente davanti.

Tutta colpa del college | L'amore in mezzo ai guaiWhere stories live. Discover now