I'm like you

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I'm like you.

Charlotte's pov

La città si manifestava in tutta la sua bellezza.

Ero all'ultimo piano del mio palazzo, sul tetto. Adoravo venire qui quando avevo voglia di stare da sola, di staccare la spina, di spegnermi lentamente. Venivo qui e mi sedevo con le gambe a penzoloni e guardavo giù, la strada; vedevo le strade vuote di una notte invernale, gelida, guardavo giù e non vedevo nulla, proprio come quando si muore. Lentamente si cade nel nulla, si cade in una città gelida dal non ritorno.

A delle volte non mi sedevo, restavo il bilico sul confine tra la terra e il nulla, aprivo le braccia, come un uccello spiega le ali prima del volo. Anche a me sarebbe piaciuto poter volare verso la strada del non ritorno, tanto per staccare una volta per tutte. Sarei voluta volare verso un altro pianeta, proprio come un uccello e immaginare la mia vita come se fossi qualcun altro o qualcos'altro.

A volte mi capitava di pentirmi della mia vita, pensavo a quale disastro continuavo ad andare sempre più incontro. E se fosse stato tutto diverso? Se io, semplicemente, non fossi così diversa? Sarei potuta vivere anche io dalla parte della città dove le strade sono affollate e la luce illumina palazzi e negozi?

La guardavo, quella linea che divideva ricchezza e povertà, vivere e sopravvivere, luce e ombra e mi chiedevo se mai sarebbe valsa la pena di combattere contro me stessa, contro la vera me, per diventare qualcun altro che aspirava alla ricchezza, alla vita, alla luce.

Conoscevo ormai a memoria i rumori che mi circondavano. Le sirene delle auto rubate, quelle della polizia, conoscevo i messaggi che portava il vento, ma qui, ora, i ciottoli di sporco che strusciavano sotto le suole di scarpe non erano soliti circondarmi.

'sai Justin, dovresti piantarla di seguirmi.' Dissi per poi alzarmi e dirigermi verso di lui.
Sapevo che era lui, non poteva essere nessun altro. Lui era l'unico capace di scovarmi ovunque andassi.

Si trovava nella penombra, con solo mezzo viso illuminato, mentre il restante era stato inghiottito dall'oscurità.

Proprio come la sua personalità, pensai.

A sua volta lo vidi muovere dei passi verso la mia direzione, spezzando quel silenzio che tra noi si era posto.

Mi cinse le spalle con un braccio e mi invitò a sedermi nuovamente sul bordo tra il 'ci sei' e il 'non ci sei più'. Si sedette anche lui vicino a me con lo sguardo perso nell'osservare il paesaggio che si manifestava sotto di noi.

'non possiamo lottare contro la nostra anima perché è parte di noi, e tutti sanno che se combattiamo contro noi stessi perderemo sicuramente questa guerra'

Quelle parole mi spiazzarono. Chissà se anche Justin pensava ciò che stavo pensando io, chissà se anche lui rifletteva su il come potessero vivere due verità così diverse in una sola grande città.

Era strano che avesse intuito ciò che realmente viveva in me. Io ero un po' come new york, trattenevo in me due realtà, una in netta contrapposizione con l'altra, ma riuscivo a vederle entrambe solo quando uscivo da me stessa, quando guardavo il mio riflesso nell'acqua, quando guardavo me stessa allo specchio, solo quando vedevo le cose dell'alto, da un altro punto di vista, riuscivo a vedere cosa nascondevo veramente.

La parte di me scura viveva ogni giorno nelle strade scure di quella città senza regole, lavorava come spacciatrice, viveva alle feste, ma si spegneva quando in mano aveva una bottiglia di vino, quando lentamente il mio corpo non riusciva più a tenere a bada le mie due realtà e quella scura si indeboliva con l'alcool, mentre quella chiara vinceva e si mostrava. Quella chiara era la parte di me che racchiudeva i sentimenti, che si mostrava attraverso le lacrime, attraverso il battito di cuore accelerato nei momenti di pericolo, di tensione.

Inverse || Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora