fumo del nostro amore.

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Il titolo ha una doppia chiave di lettura, potete intendere fumo come: io, soggetto sottinteso, fumo del nostro amore, oppure come sostantivo, fumo del nostro amore, anche se io l'ho utilizzato come verbo!

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1995, Corea del Sud.

Il rumore degli schizzi d'acqua riecheggiava nel giardino deserto, ma poteva essere appena udibile per chi era dentro, in casa.
«Cazzo, Hoseok è davvero sfondato di soldi...» mormorai, immergendomi completamente nell'acqua pulita.
In quel mese, la luna continuava a percorrere l'orbita e quando arrivò a metà la Terra si trovava tra il Sole e la Luna: era il momento del plenilunio; potevo vedere l'intera faccia della Luna illuminata.
Nonostante mi fossi lasciato andare, non avevo buttato via la lucky strike che mi pendeva dalle labbra, ma non era la sola, a farlo: quel ragazzino accanto a me in quella piscina, con i piedi in ammollo nell'acqua, non smetteva di fissarmi in quel modo inquietantemente innamorato.
E sapevo quanto lo intrigassi, nonostante il mio parziale silenzio: si vedeva, che era innocente, e mi avrebbe voluto strappare quella sigaretta dalle labbra per provarne il sapore che avrebbe trovato disgustoso.
«Hyung...» mi richiamò, io mi girai silenzioso facendogli cenno di domandarmi ciò che voleva.
«Perché non me ne hai mai offerta una?» chiese dunque, guardando il pacchetto nella mia tasca dei jeans larghi.
Espirai il fumo che mi bruciava la gola, guardandolo con occhi luccicanti: non ero emozionato, ero solo un po' fatto, ma la situazione era sotto controllo.
«Meglio di no, farai bene ad evitare questo circolo vizioso» dissi, spegnendo il mozzicone tra l'erba, beccandomi un'occhiataccia.
Roteai gli occhi: «Vedi, che fumatore saresti? Uno schizzinoso che si tiene i filtri delle sigarette in tasca e poi li butta nel cesso appena va a casa. Oh, no, aspetta, a casa no, i tuoi se ne accorgerebbero; allora nella spazzatura di qualcun altro, magari» risi, e mi portai una mano sulla pancia quando lo vidi diventare rosso dalla rabbia, permaloso com'era.
«Sto scherzando, sto scherzando...» dissi, osservando la luna e la luminosa luce che faceva risaltare il suo viso ai miei occhi: i capelli lunghi neri gli si appoggiavano sul collo, il suo naso era visibile di profilo poiché, per un attimo, aveva distolto lo sguardo dal mio viso e si era incantato a fissare la luna come stavo facendo io poco prima di incantarmi a fissare lui, invece.
Il suo labbro inferiore carnoso era invitante come sempre, per non parlare del suo corpo, più robusto del mio, che – come le sue labbra – avevo già assaggiato.
Jeongguk era davvero bello, e anche molto.
E sapeva di esserlo, soprattutto quando – giorni prima – sulle note di strangelove dei Depeche Mode si era spogliato davanti a me e mi aveva invitato a fare lo stesso.
Il ragazzino innocente che sedeva accanto a me in quel momento smise tutto d'un colpo di esistere: si era spogliato dei suoi vestiti senza nemmeno un lieve rossore sulle gote, e allo stesso modo aveva baciato e leccato ogni lembo della mia pelle, senza lasciarmi scampo dalla sua presa.
«Sai, ti facevo un tipo più facile» disse all'improvviso, facendomi risvegliare dai miei ricordi.
Lo guardai confuso, poi ridacchiai: «Credo di esserlo già stato abbastanza con te, piccoletto.»
«Non in quel senso,» si affrettò a chiarire, «in cinque mesi ci siamo visti poche volte ma siamo finiti a letto insieme, e in tutto ciò non so nulla di te, e nemmeno tu di me. Sai, è in questo senso che ti credevo più facile» mi guardò serio, la luce lunare non mi fece scappare nessun dettaglio del suo viso tanto angelico quanto diabolico.
«Ti aspettavi che in cinque mesi saremmo diventati dolci come lo zucchero? e che adesso staremmo in una casa tutta nostra, a scopare dalla mattina alla sera, prendendoci solo una pausa che sarebbe quella del cibo a pranzo che cucineresti tu in mutande con un bellissimo grembiulino rosso e sexy?» ironizzai, ma questa volta non si arrabbiò, anzi, si mise a ridere di gusto.
«Hai ragione, stavolta» annuì, «in realtà non sembri per niente facile, è che vorrei che lo fossi.»
«Probabilmente è così» risposi, non distogliendo mai il mio sguardo dal suo, che mi fissava con insistenza, ma allo stesso tempo, con amore.
«Comunque io ho imparato qualcosa di te, sei tu che non conosci me» gli dissi, e ancora una volta egli annuì: il suo sguardo mi stava dicendo qualcosa come lo so, non vuoi che io ti conosca.
E aveva ragione, se era quello che stava realmente pensando.
Si alzò in piedi, camminando nell'erba con i piedi scalzi e bagnati.
Lo vidi raccogliere le scarpe.
«Se ero qui è perché non sei stato solo una scopata», mormorò, io non distolsi lo sguardo da dove prima c'era seduto lui, «torno da Hoseok, questa festa di merda è finita e non può pulire questo schifo da solo. Ti saluto, Yoongi.»
Quella sera lo lasciai perdere nonostante il fatto che mi sembrò di sentire un singhiozzo: infondo, lo credevo solo un ragazzino infatuato.



Lo scricchiolio delle catene dell'altalena a momenti mi facevano sanguinare le orecchie, ma non gli diedi importanza: casa mia non era poi così lontana.
Appena fui capace di distinguere da lontano, in quella calda e afosa notte estiva, la figura che si cigolava sopra mi affrettai a raggiungerla, tradendomi: ero forse io, il ragazzino infatuato adesso?
Mi convinsi di no, che volevo soltanto riparare a ciò che avevo fatto l'ultima volta.
Jeongguk, dalla notte passata con i piedi in ammollo, aveva smesso di rivolgermi la parola.
Non che ci vedessimo spesso, ma quando capitava, correva sempre via per evitare che gli rivolgessi la parola.
E come biasimarlo! Chissà cos'avrei fatto io, se colui che amavo mi avesse lasciato andar via!
Notai la sua mancanza, in quei giorni, soprattutto la notte: non seppi nemmeno il perché, dato che passavamo il tempo a stare in silenzio.
Mi chiedevo se non fosse il suo profumo, o il suo sguardo, o il suo volto illuminato dalla luna, anche quella notte presente e che mi aveva spianato la strada per raggiungerlo.
Ero preoccupato, a vederlo in giro a quell'ora in un parco, tutto solo.
Il suo viso era chino sull'erba, notai una lucky strike pendere dalle sue labbra.
Diventai rosso dalla rabbia: d'istinto gliela feci cadere dalle labbra carnose con uno schiaffo.
«È così che credi di poter attirare la mia attenzione, eh? Sei solo un bambino, accidenti! Non è con una sigaretta che mi farai aprire gli occhi, Jeongguk! Non ce n'è bisogno, dannazione, perché ormai sono già perso nell'abisso dei tuoi occhi in cui quasi riesco a specchiarmi! E ho paura, ho paura di ammetterlo, a differenza tua! Non volevo innamorarmi di te, è lo sbaglio più grande che io abbia mai commesso. Sei solo un innocente ragazzino che ha voluto provare tutto in una volta perché si è infatuato di uno che ha troppe cattive abitudini, e quanto vorrei che non fossi così stupido da imitarmi! Voglio piangere come un bambino, adesso, perché sono confuso, non siamo destinati a stare insieme anche se ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo da piangere, e vorrei che lo facessi anche tu, per dimostrarmi che tutto questo non è falso! Ma guardati, stai piangendo, stai piangendo davvero! Piangi a comando? O è forse per lo schiaffo, Jeongguk, eh? Ti ho fatto male, lo so, e questo è solo un assaggio di quello che potrei farti involontariamente se stessimo insieme. Vorrei stare con te, vorrei stare in silenzio a bearmi della tua sola presenza e delle domande che fai per cercare di conoscermi! Ma cosa vuoi conoscere esattamente? Min Yoongi non è te, tu non sei me, non sperare in una duplice distruzione o duplice salvazione. Vorrei passare le mie giornate a fumarmi le lenzuola con il cuore a trecento, con te rannicchiato vicino al mio petto che dormi beato. Potresti avere chiunque, ma tu hai scelto me. A quale scopo, Jeongguk? Cos'è che vedi in me che gli altri non hanno? Tristezza, malinconia...indifferenza, forse? È quella che ti intriga così tanto?
Ma dove stai andando, adesso? Ti sto parlando con il cuore in mano, Jeongguk! Scappi? Nemmeno io vorrei essere qui! Mi piacerebbe essere ovunque tranne che qui in questo momento, non voglio vedere le lacrime che ti solcano le guance e che solo baci si meriterebbero! Scappa, fai bene, Jeongguk, scappa finché puoi, lasciami in questo deserto, solo, con la mia implacabile sete d'amore per te!»
Queste furono le parole che volli urlargli, ma riuscii soltanto a guardarlo con le lacrime agli occhi e un sorriso amaro sulla bocca, mentre se ne andava via senza commentare il mio gesto.
Per l'ultima volta, non riuscii a confessargli il mio amore: proprio come adesso, potei soltanto fumarlo al chiaro di luna.

fine.

D:
le mie oneshot sembrano sfoghi nonostante io non viva sempre ciò di cui scrivo, perciò le considero tristemente senza senso.
spero comunque che vi piaccia questa yoonkook! 💖

FUMO DEL NOSTRO AMORE // YOONKOOKWhere stories live. Discover now