Capitolo 34 - Maschera d'oro

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Riaprì gli occhi, a fatica. La sua faccia era schiacciata contro quella che pareva stoffa piuttosto resistente. Qualcosa di freddo le pungeva la fronte. Un bottone? La schiena era pressata contro la roccia fredda e umida.

Che era successo?

La mente di Velleda elaborò frettolosamente una serie di immagini. I binari, il treno, la roccia. La luce e il buio.Un rumore assordante. Qualcosa che non avrebbe dovuto essere lì. L'aria che la frustava, polvere che la graffiava. Continuava a non capire.

Poi, finalmente attorno a lei si riaprì uno spazio vuoto, come una nicchia scavata nella parete della galleria, forse un tunnel usato durante la costruzione.. Aria. Buio. Dolce buio. Fece due passi, cercando di mettere a fuoco ciò che le stava attorno nell'ombra. C'era una luce soffusa che proveniva da una minuscola lanterna, stretta nel palmo di una grossa mano. Attaccato alla mano c'era un braccio, e attaccato a questo un corpo rivestito da una lunga giacca scura. Il bottone che aveva ferito la testa di Volumnia scintillava. Ma mai quanto la maschera.
Il cuore che batteva a mille, Volumnia fece un ulteriore passo indietro. Quindi, la maschera d'oro era molto più di un nome in codice. Stava lì, lavanti a lei, I lineamenti eleganti e perfettamente levigati che scintillavano piano, mentre tutte le ombre sembravano concentrarsi attorno alla bocca incurvata all'ingiù, in un'espressione malinconica. Cosa ci faceva lì dentro, in una galleria? E come c'era arrivato?
Lo sguardo di Volumnia cercò di trafiggere l'oscurità, e credette di aver invididuato qualcosa, quando il movimento improvviso dell'uomo la fece trasalire. Quesi sollevò un braccio e pose un dito davanti alle labbra.

Silenzio.

Con un cenno della testa, la maschera indicò la direzione del tunnel da cui era venuto il treno. Le ombre danzarono ancora una volta sul suo volto.

Doveva andare, ora.

Troppo turbata anche solo per sussurrare un ringraziamento, Volumnia si precipitò fuori.
Non era mai stata così felice in vita sua di calcare la pavimentazione ordinata dei livelli superiori, forse nemmeno durante I suoi primi pattugliamenti di sicurezza. In ogni caso, si trattava di una gioia diversa, di un orgoglio ben differente da quello che in passato aveva espresso camminando impettita dentro una divisa, prima di rendersi conto che il suo compito era difendere la popolazione, e non sfilare tutta in tiro. Lo stesso compito che per finire l'aveva portata a disertare, convinta che questo fosse ora il modo più giusto di difendere la sua gente.
Sorridendo a sé stessa, si mise al lavoro. Nessuno degli insorti era mai arrivato così in alto senza venir perquisito, perdendo immancabilmente I volantini. Ora, però, loro legittime rivendicazioni avrebbero campeggiato anche sui muri dei quartieri alti. Forte della sua esperienza, Velleda conosceva quella zona come le sue tasche, e non ne avrebbe risparmiato un solo angolo. Gli edifici più lussuosi di tutta la civiltà stavano per unirsi al loro grido di pane, libertà e dignità, come recitavano alcuni dei loro slogan. Dopo una breve riflessione, Velleda aveva considerato che I volantini che inneggiavano all'abbattimento della tirannia sarebbe stato meglio lasciarli ai livelli inferiori. La civiltà sapeva come maneggiare la paura della popolazione, rivoltandola contro gli esclusi: non voleva che il terrore di una rivoluzione rendesse malleabili le viscere dei cittadini più potenti. Se c'era qualcosa a cui non avrebbe mai rinunciato, era l'abile miscela di giudizio e senso di giustizia che solitamente guidava le sue azioni.
A differenza di Arminius.
Pensare ai cambiamenti subiti da colui che un tempo era conosciuto come Lupus, la recluta un po' ribelle, la metteva a disagio. Cercando di scacciare questa sensazione, la giovane concentrò tutte le sue forze e attenzioni sul lavoro che stava compiendo. Striscia nel buio, sorveglia la zona, agisci in fretta, torna a nasconderti. E ancora, e ancora, sempre mantenendosi al coperto, sempre con l'orecchio teso a qualsiasi indizio di un'altra presenza lì intorno.

Siamo l'unico vero cuore di una civiltà che riverisce solo la fredda mente. Non volete che si fermi.

Meno scale e più ponti, mettiamo fine agli affronti.

Dignità per tutti, pietà per nessuno.

Il sole sorge dal basso, facciamo che l'alba sia nuova.

Per quanto gli insorti fossero stati accusati di deturpare alcuni degli edifici cittadini più belli, Velleda considerò che il valore artistico dei nuovi volantini non era poi male. Sicuramente avevano più gusto di una strisciata di vernice color sangue, di uno scarabocchio recante un nome di battaglia. Si chiese cosa sarebbe rimasto di tutto ciò, se la rivoluzione fosse fallita. Si chiese se qualcuno avrebbe conservato quei pezzi di carta scadente, ma riverita e stampata a mano.

E poi, in un istante di strana inquietudine, si chiese se qualcuno si sarebbe ricordato di lei.

Eccomi di nuovo, dopo aver saltato un aggiornamento per cause di forza maggiore

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Eccomi di nuovo, dopo aver saltato un aggiornamento per cause di forza maggiore. Farò comunque del mio meglio per mantenere almeno un'aggiornamento regolare a srttimana! Grazie per seguire questa storia, a presto :)

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