La prima sera che Louis era rientrato ubriaco, che corrispondeva a quella della rapina, Niall aveva chiuso un occhio, ma poi era successo la sera dopo, e quella dopo ancora; una settimana dopo, Louis ancora beveva.

Quella sera, quando Louis rientrò completamente ubriaco, Niall si decise a parlarci; appena entrò nella baracca si avvicinò a lui, ed il maggiore tese istintivamente le braccia:"Vieni qui biondo" farfugliò barcollando verso di lui; Niall alzò gli occhi al cielo, poi si lasciò abbracciare:"Lou... Dobbiamo parlare" "Sai che sei bellissimo?" Disse lui in tutta risposta; tutte le sere la stessa storia:"Lou seriamente, stai buono..." Louis ridacchiò e cercò di baciare Niall, che si spostò rapidamente:"Cazzo Louis, finiscila!" Disse alzando la voce, e funzionò.

Forse per lo shock dell'urlata, forse perché la fase del:"Ci provo con il mio migliore amico etero" era terminata, fatto sta che Louis si bloccò, mollò la presa dai fianchi di Niall e si lasciò cadere lungo la parete; il biondo fece un respiro profondo e:"Devi smettere di bere Lou" disse serio, ma l'altro si limitò ad alzare le spalle e borbottare un:"Sto bene così". Niall sbuffò:"Non stai bene Lou! Stai male, e io non capisco perché! Ti stai lasciando andare, stai lasciando andare tutta la tua vita... Non puoi continuare così! -disse quasi esasperato, poi si giocò l'ultima carta rimasta- cosa dirà Harry quando ti vedrà conciato così?".

No, quello non avrebbe dovuto dirlo.

Louis tentò di alzarsi, barcollò, ricadde a terra; lanciò una specie di ringhio contro Niall (e se avesse avuto abbastanza lucidità gli avrebbe lanciato anche qualcos'altro), poi si rannicchiò su se stesso, tenendo le gambe strette al petto e la testa appoggiata su di esse, e scoppiò a piangere.

Niall si sedette accanto a lui e passò un braccio intorno alle sue spalle:"Hai litigato con Harry, Lou?" Il ragazzo scosse la testa:"E allora -disse il biondo- che è successo?"; Louis alzò la testa e fissò Niall negli occhi: tremò, prese un respiro profondo ed infine parlò:"Ho ucciso suo padre".

*

Mentre si scrollava via l'acqua dalle scarpe, Harry si chiese a cosa diamine servisse la pioggia a fine gennaio.

Entrò nell'ospedale, e l'odore di disinfettante che impregnava ogni cosa gli fece girare la testa, complice la luce delle lampade al neon che si rifletteva sulle pareti bianche; era una clinica privata, e il silenzio che vi regnava era ancora più deprimente del motivo per cui le persone vi entravano. Perfino andare a vedere un proprio parente appena venuto al mondo risultava tragico in quell'atmosfera.

Harry entrò nella stanza di suo padre, vagamente rallegrata da un vaso di fiori poggiato sul comodino e da un quadro appeso alla parete, e si sedette sulla sedia accanto al letto; aprì il cassetto, ne estrasse un calendario e una penna e tracciò una grossa X rossa sul 25 gennaio.

Erano passati esattamente 10 giorni, e suo padre ancora non si era svegliato. I medici dicevano che aveva reagito bene alle cure, che il suo cuore aveva retto bene l'operazione e non c'erano complicazioni, però lui era ancora li, con tutti quei cavi attaccati addosso, e non si svegliava.

Per la prima volta nella sua vita Harry pensava alla possibilità di perdere suo padre, e doveva ammettere a sé stesso che effettivamente non era vero che lo odiasse.

Era talmente assorto nei suoi pensieri, che quando la porta si aprì sobbalzò sulla sedia come se fosse stato sorpreso mentre faceva qualcosa di illegale; si girò e vide entrare Elisabeth che teneva in mano un mazzo di fiori, probabilmente per sostituire quelli già presenti nel vaso. Harry le rivolse un cenno con la testa, e lei sorrise, per poi togliere i vecchi fiori, gettarli nel cestino e posizionare con attenzione quelli nuovi; quando ebbe finito, si sedette sulla poltroncina accanto a quella di Harry, che alzò gli occhi al cielo: se Elisabeth era li, di sicuro l'avevano obbligata i suoi genitori, perciò era interessata a stare al capezzale del signor Styles quanto Harry lo era alle ragazze; l'unico motivo che aveva per essersi appena seduto, era quello di attaccar bottone con lui, e la cosa lo irritava abbastanza.

Different worlds || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora