5. Esplorazioni

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Ad accompagnarmi all'accademia quella mattina fu mia madre entusiasta. A quanto pare la signora Brooks si era recata di persona a casa mia per raccontare qualche balla colossale ai miei genitori, che appena appresa la notizia non stettero più nella pelle.

Arrivate all'entrata della scuola venimmo accolte dalla preside stessa, che ci fece fare un tour guidato della scuola. Non ero totalmente convinta di quello che stava raccontando a mia madre, visto che l'aula di "chimica" sembrava più una sala di alchimia. Una volta che arrivammo alla mia camera e mia madre ebbe finito di aiutarmi a sistemare la mia roba mi bació sulla fronte e tornó per la sua strada.

Quel pomeriggio potevo passarlo libero esplorando la scuola, l'immenso cortile e cercando di fare amicizia con qualcuno. Le lezioni le avrei iniziate solo il giorno seguente.

Alla fine della giornata avevo constatato che all'interno dell'Accademia ci fosse una grandissima e ben rifornita libreria, aperta a tutti gli studenti anche se, da come potei notare, non molto frequentata. Alla fine di uno dei corridoi, confinante con il cortile c'era un bar con dei bellissimi tavolini esterni per potersi godere il sole. Aveva delle funzionalità strane ed insolite questa scuola, ad esempio il bar era gratuito nel tempo libero ma a pagamento nelle ore di lezione, in modo che se avessimo voluto saltarne una avremmo dovuto pagare per il caffè. Era in oltre presente una piccola palestra scolastica, anche questa gratuita ed accessibile 24h ma anche questa molto poco frequentata. Per quando riguardava le camere erano quasi tutte singole, tranne quelle degli studenti più giovani. Avevo notato con grande stupore che tra gli alunni c'erano anche bambini più o meno sui 10 anni, e penso che le camere doppie siano per rassicurarli di più.

Era tardo pomeriggio e decisi di godermi quell'immenso cortile all'ombra di un ciliegio in fiore, gustando con una sigaretta lo spettacolo della mia nuova vita.

Avevo comunicato a Melanie ieri sera la notizia del mio trasferimento, e l'aveva presa stranamente bene.

"L'ho sempre saputo io che tu fossi speciale!"
Disse felicissima la mia amica.
"Guarda che non sto andando ad Hogwarts, ma in un Accademia normalissima. È solo per gente un po' più sveglia..."
Non era facile spiegare un qualcosa senza poterlo davvero spiegare.
"Si lo so, ma sarà fighissimo avere una stanza personale. E chissà quanti ragazzi carini. E non dirmi che sono un idiota, tu hai una passione per i ragazzi e loro per te! Allora ne hai conosciuto qualcuno?"
Cercai di smorzare il suo entusiasmo, le raccontai più o meno i miei incontri ma in modo meno fantastico. La preside era solo una vecchina che aveva dato il suo nome alla scuola, c'erano ragazzi di tutte le età e si svolgevano lezioni di matematica, geografica e altre materie normalissime.

Mi distolse dai miei pensieri una pallonata che mi prese in pieno, e senza che lo volessi il ragazzino che stava venendo a riprendersela inciampò in una zolla di terra apparsa dal nulla.
"Sei una stronza."
Non risposi, mi sentivo in colpa e soprattutto non ero neanche sicura al 100% di essere stata io.

Sentii una risata alle mie spalle, e mi voltai a guardare. Era il ragazzo della panchina che rideva di gusto, non so ancora se per la mia faccia sconsolata o per la caduta del ragazzino. Portava una normale camicia blu, leggermente sbottonata che lasciava intravedere un tatuaggio sul petto, e dei jeans. Erano le 19.00 e pensai che tirasse troppo vento per stare solo con una camicia, ma lui non sembrava accorgersene.

"Sono venuto a scortarti alla mensa, purtroppo la Brooks si fida solo di me. Ma come darle torto, sono il migliore".
Alzai un sopracciglio in segno di disapprovazione, quando lui si avvicinò a me e con una voce arrogante ma sensuale allo stesso tempo mi sussurro qualcosa all'orecchio.
"Sarà meglio che tu vada in camera tua a mettermi qualcosa di più sexy, io non mi siedo a tavola con chiunque. Hai un bel corpicino, fammi vedere un po' di pelle in più. Vengo a prenderti tra un'ora!"

Andai in camera mia ed aprii l'armadio in cerca di qualcosa di migliore. Non volevo accontentarlo, ma mai sfidare Savannah Moore. Voleva qualcosa di sexy? Gli avrei fatto cadere la mascella, oggi e nei giorni a venire. Sapevo come fare impazzire un ragazzo, e ne avrebbe avuto la dimostrazione.

Mi guardai allo specchio soddisfatta del mio operato. Avevo deciso, visto che comunque mi trovavo in una scuola di mantenere un certo contegno, ma avrei comunque fatto girare chiunque. Indossavo un maglioncino lungo fin sotto al sedere che mi scivolava su una spalla, abbastanza aderente ma non troppo, stretto in vita con una cinturino stile corsetto ed un paio di stivali al ginocchio ma senza tacco. I capelli erano raccolti in una coda alta e spettinata, gli occhi con un eye-liner da gatta ed un rossetto fucsia che sulle mie labbra carnose sembrava più una segnaletica.

Erano le 20.00 e appena uscii dalla porta della mia camera lo trovai davanti alla mia porta intento a picchiettarsi con un dito sull'orologio che teneva al polso, esattamente vestito come prima. Appena mi si accorse della mia presenza mi posó gli occhi addosso con ingordigia, finché soddisfatta non iniziai a camminargli davanti scocciata.
"Su andiamo, ho fame."
Mi sentivo gli occhi addosso nonostante non lo vedessi, mi superó ed in silenzio fece strada fino alla mensa.

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