capitolo 4

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Mi diressi verso la piazza della città dove il demone mi avrebbe uccisa, accompagnata dagli abitanti del villaggio desiderosi di assistere alla mia morte.
Ai miei fianchi vi erano due nerboruti che mi tenevano per le braccia, forse erano convinti che potevo scappare. La loro presa era quasi ferrea e mi facevano male, ma cercai di non battere ciglio e fingere che andasse tutto bene. Volevo mostrarmi sicura fino in fondo.
Non mi sarei mostrata debole o spaventata, era quello che più desideravano. Magari volevano che scoppiassi in lacrime e che li implorassi di risparmiarmi. Una soddisfazione che non gli avrei dato.
Man mano che ci avvicinavamo alla piazza mi sentivo pervadere da una strana calma. Dovevo essere spaventata visto che stavo andando incontro alla morte, perché ero tranquilla?
Al centro della piazza vi era un ragazzo bellissimo, dai corti capelli corvini e gli occhi di un colore indefinito. Dal fisico asciutto, indossava una camicia bianca con sopra un gilet nero e pantaloni marroni. I suoi occhi sembrarono vacui eppure mi fissò con un'espressione strana, come di incredulità e di stupore.
Il mio primo pensiero fu "un angelo è venuto a salvarmi" ma, alla vista della spada che aveva in mano, la realtà mi colpì ferociamente: quello splendido angelo era lì per uccidermi. Sentii il cuore battere per la paura, lottando contro me stessa per non mostrarmi spaventata.
La creatura piegò leggermente la testa senza distogliere lo sguardo da me, come se mi stesse studiando. Sentiva sicuramente il mio battito accellerato, chissà a cosa stava pensando... di sicuro era la prima volta che un sacrificio non piangeva né si disperava per quello che sarebbe accaduto.
Senza preavviso, i due uomini che mi tenevano per le braccia mi spinsero con ferocia verso il centro della piazza, come per buttarmi nelle fauci del demone. Caddi rovinosamente a terra, finendo nella pozzanghera. Il fango schizzò d'apperttutto, macchiandomi il vestito.
Mi sentii fremere dalla rabbia e dall'umiliazione. Non solo avevano rovinato l'abito più bello che avevo, ma volevano umiliarmi fino all'ultimo. Erano delle vere e proprie carogne! Che cosa avevo fatto di male nei loro confronti per meritare un trattamento del genere?
Mi misi in ginocchio tenendo la testa china mentre calde lacrime piene di rabbia solcarono il mio viso. Mi ero ripromessa di non piangere, ma la rabbia era troppa e non riuscivo a contenerla. Notai che il demone mi si avvicinò lentamente ed alzai lo sguardo. Mi guardò con una strana espressione, quasi provasse compassione per me, e poi alzò lo sguardo verso i due che mi avevano buttato a terra, scrutandoli schifato. Erano troppo presi a ridere della loro bravata per accorgersi che il demone li stava osservando.
- Fallo - dissi al demone - poni fine alla mia sofferenza, ti prego! -
Questo mi guardò di nuovo - oggi non morirà nessuno- mi disse con voce melodiosa -non tu, almeno... - e con un salto si fiondò contro i due nerboruti, sguainando la spada su di loro.
Fu tutto così veloce. Con un colpo li uccise subito, provocando il panico e lo sgomento fra la gente. Il loro sangue schizzò lungo la piazza, macchiando con gli schizzi chi era accanto a loro.
-Uno per il sacrificio- mormorò -e uno per l'offesa subita da questa fanciulla!-
Questo si voltò verso di me e mi tese una mano per alzarmi. Istintivamente l'afferrai e mi alzai in piedi. Ero confusa, perché lo aveva fatto?
- Questo non è più il posto per te- sussuro' - vieni con me, ti porterò in un luogo sicuro -
- Perché? - domandai, sentendomi un fiume in piena - perché non mi hai ucciso? E perché dovrei seguirti? Non capisco -
Il demone sospirò - perche' mi è stato ordinato di risparmiarti la vita! E temo che dovrai venire comunque con me, volente o dolente -
- Altrimenti? - domandai quasi con aria di sfida. Sapevo che non dovevo sfidare la mia buona sorte ma non volevo andare con lui. Nonostante avesse preso le mie difese, non volevo lasciare Percifal e mia madre.
Prima che me ne accorgessi, mi soffiò addosso una strana polvere che mi fece crollare.
- altrimenti farai una bella dormita - lo sentii rispondere prima di perdere del tutto i sensi.

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