Capitolo 1: Una placida esistenza

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– In tutto fanno sessantasette trini. 

–Mi sembra eccessivo... facciamo trentacinque. 

– Lei vuole scherzare! – esclamai sbattendo il portellone che copriva il motore secondario della nave spaziale che avevo appena terminato di riparare. Una Matsung nuovo modello nera fiammante, una degli ultimi modelli per giunta. – Lei vuole pagarmi trentacinque miseri trini per aver riparato completamente il propulsore e cambiato il motore secondario? – sbraitai contro l'uomo panciuto di fronte a me, gli occhi porcini mi osservavano con un certo disgusto. L'uomo, di cui non conoscevo il nome, mi guardava dall'alto verso il basso, come si fa con un insetto.

– Ragazzina. – pronunciò rimarcando in maniera particolarmente velenosa tale parola – non volevo neanche venire da te in primis, ma a quanto pare tutti i meccanici della galassia sono off limits. C'è crisi per tutti, ed io non mi posso permettere un riparatore in regola pagato dall'Alleanza del Sole, per questo sono venuto in questo buco da te. Ora prenditi questi soldi e lasciami andare via da questo posto schifoso. – esclamò facendo tintinnare la collana d'oro che portava al collo grasso.

Certo, sei proprio un poveraccio. Probabilmente sarai uno dei soliti leccaculo dell'alleanza.

– Capisco perfettamente i suoi problemi, - cercai di convenire con tutto il garbo racimolabile in quel momento. – quarantacinque, non un trino di meno, non uno di più. –

– Dovrei denunciarti per questa tua piccola attività illegale sai? Chissà quanto non passerà prima che abbia bisogno di una nuova riparazione! – disse l'uomo lanciandomi sopra le monete metalliche che caddero con un fragoroso tintinnio sul pavimento in acciaio della mia officina come schegge di vetro. Non mi sarei inchinata di fronte a lui per raccoglierle, avrei preferito perderle e non mangiare per i prossimi giorni.

– Che vorresti insinuare? – minacciai a denti stretti per l'insulto celato.

– Intendo dire che sei una donna, cosa vuoi che ne capisca una donna di macchine! – Dopo queste parole si girò, tolse le chiavi dalla tasca della camicia slabbrata ed entrò nell'abitacolo. Io ero troppo perplessa per dare una risposta vera e propria. Sfrecciò via provocando un venticello caldo che fece cadere i miei attrezzi da lavoro – e anche me stessa – in terra.

– Sei un maledetto idiota! – urlai di frustrazione raccogliendo da terra un alesatore e lanciandolo nella direzione in cui si era diretta la nave dell'uomo, ottenendo come risultato solo dover andare a raccogliere un ennesimo arnese da lavoro nel bel mezzo del deserto di New Jersey. – E poi la Terra non è un posto schifoso. – borbottai a me stessa.

E' tutto a posto, è tutto a posto. Provai a rassicurarmi. Non c'è nulla di strano, lo sai che è difficile vivere qui di questi tempi, e soprattutto per essere una ragazza sola non te la cavi niente male.

Quell'individuo era solo uno dei miei tanti clienti in questi ultimi due anni di attività. L'Alleanza aveva, per qualche motivo del quale non ero a conoscenza, iniziato ad aumentare i prezzi dei pezzi di ricambio, ma non solo: dei teletrasporti – unico modo per viaggiare velocemente ed in sicurezza fra pianeti molto distanti tra loro – del cibo, delle case, di ogni cosa.

L'Alleanza del Sole: padrona indiscussa del sistema solare e, se avessero continuato con lo stesso regime politico, dell'intera galassia.

Quei pochi abitanti che erano rimasti sulla devastata Terra la abbandonarono diversi anni fa per trovare fortuna su Marte o Venere, il pianeta più ricco del sistema solare. Ma che cosa era rimasto per dei giovani terrestri se non diventare gli schiavi di qualche ricco sfruttatore?

Rabbrividii al solo pensiero nauseante.

– Tu per me ci sarai sempre, invece. 

Sorrisi posando delicatamente una mano sporca di olio di motore sul fianco della Starlena, la mia personale nave spaziale. Una vecchio modello D69B dotata di tre motori a curvatura, due cannoni laser – che ho provveduto di staccare – e abbastanza spazio da riuscire ad ospitare una decina di persone. L'esterno era laccato rosso fuoco con la scritta "Starlena" blu metallico. Piccole immagini di fiamme decoravano la sua figura rendendola per qualcuno pacchiana e volgare, ma per me, meravigliosa.

StarlenaWhere stories live. Discover now