Second chapter

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Nathan parcheggia davanti la casa di mia zia e si gira verso Troy.

<ecco qui signore, è arrivato a destinazione>dice prendendolo in giro.
Gli tiro uno schiaffo sulla spalla a cui da poca importanza.

<grazie, non appena avrò bisogno di un passaggio ti chiamerò>risponde alzando gli occhi al cielo e intimandomi ad andare via.

<Troy, che ne dici di iniziare a portare le valigie in casa?>chiedo, trovando una scusa per separargli.

Non se lo fa ripetere e scende subito dalla macchina.

<non ce la fai proprio eh?>riporto la mia attenzione su Nathan.

<ci prendiamo solo un po' in giro, tranquilla>risponde appoggiando una mano sul mio ginocchio, avvicinandosi al mio viso.
I miei occhi sono fissi sui suoi, sempre così ipnotici da non riuscire a distogliere lo sguardo.

<e poi adoro vederti arrabbiata>sussurra a un millimetro dalle mie labbra, che fremono dalla voglia di baciarlo.

<non mi sembrava così un po' di tempo fa>rispondo mordendomi il labbro.

La luce nei suoi occhi si spegne e solo adesso mi rendo conto di quello che ho detto.
Non parliamo mai di quello che è successo prima di arrivare a questo punto.
Piano piano è riuscito a riacquistare un po' di memoria e si sente in colpa per quello che abbiamo passato.

<come per la serranda>cerco di rimediare, riprendendo le parole che mi aveva detto Francesca.

Si forma un piccolo sorriso sul suo viso, divertito dal mio tentativo di rimediare.

<è stato divertente>dice ammiccando.

<assolutamente> rispondo sarcastica.
Nathan ridacchia per poi baciarmi, finalmente.

Ogni volta mi sembra di essere in paradiso.
I suoi capelli mi solleticano la fronte, le sue labbra morbide e calde e il suo tocco mi mandano completamente fuori di testa.
A volte mi chiedo, se in fin dei conti, è stata una buona decisione quella di stare insieme ma ripensando a come ho sofferto lontana da lui, la riposta mi sembra scontata.

Ci allontaniamo per riprendere il fiato mentre un silenzio carico di passione ci circonda che però, viene interrotto dal ruggito del mio stomaco.
Spalanco gli occhi e Nathan scoppia a ridere.
Sbatto la mano sulla fronte non riuscendo a trattenere una risata tra l'imbarazzata e divertita.

<sapevo che dentro di te c'era una tigre, ma non pensavo ruggisse tanto>mi prende in giro e io lo fulmino con lo sguardo.

<attento che potresti essere tu il suo prossimo pasto>rispondo "minacciandolo" e facendogli l'occhiolino,
Alza le mani al cielo in segno di arresa ma sul suo viso rimane un'espressione divertita.

<sarà meglio andare, mi staranno aspettando. Vieni?>chiedo aprendo la portiera pronta a scendere.

<vorrei ma sono già le sette e ho ancora delle cose da fare e un paio di questioni da risolvere>risponde rimettendo in moto l'auto.
Annuisco un po' delusa ma gli faccio comunque un sorriso di saluto.

<va bene, ci vediamo domani allora>dico scendendo definitivamente dall'auto.

<a domani angelo>mi saluta e dopo aver chiuso la portiera va via.
Mi dirigo all'entrata felice di essere qui e con la speranza di poter passare del tempo con Nathan come si deve.
In questi pochi mesi, ogni volta che è venuto in Italia, non siamo stati insieme per bene.
Ho dovuto dare la priorità alla scuola e quindi allo studio, che ha occupato la maggior parte delle mie giornate. La sera, il momento in cui passavamo più tempo insieme, durava sempre troppo poco e non potevo andare a letto tardi.
Il sabato era l'unico giorno che potevo definire "nostro".

Il miglior nemico di mio fratello, again.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora