Pizza, play station, Tommy

1K 55 22
                                    

"Ti disturbo Emma?" Chiese Dylan dall'altro capo del telefono.
"No, certo che no. Stavo solo.." iniziai guardandomi in giro chiudendo il libro di letteratura velocemente. Diventavo estremamente iper attiva quando ero nervosa. "..Preparandomi per uscire".
Avevo bisogno di trovarmi una scusa figa e sicuramente dirgli quello che stavo veramente facendo gli avrebbe fatto passare la voglia di parlare con me. Pensavo che l'astuzia e le bugie fossero più forti dell'intelligenza.
"Beh, posso chiamarti più tardi" cominciò il moro.
"No" uscii in uno squittio. Mi stavo giocando la possibilità di parlare con il ragazzo più figo della scuola diventando socialmente stramba. Complimenti Emma. "Cioè, sto aspettando degli amici. Dimmi pure" dissi cercando di mantenere un tono calmo arricciando una ciocca di capelli intorno al mio dito.
"Beh, Sabato prossimo c'è il ballo ed io, mi chiedevo se, ecco" iniziò lentamente per poi andare più veloce. "Se ti andava di venirci con me".
Oh Gesù. Dylan O'Brien mi aveva invitata al ballo di fine anno. L'ultimo ballo assieme al ragazzo più figo di tutta la scuola. Conosco Dylan da tanto tempo; siamo sempre stati compagni di classe, ma è sempre stato uno che non degnava nemmeno di uno sguardo le tipe come me. Lui era uno da ragazze con le unghie laccate, minigonne e stivaletti con il tacco, ragazze prodigio e cheerleaders. Io lo ammiravo camminare tra i corridoi e lui gentilmente ricambiava con dei sorrisi che mi mandavano il cervello a farsi fottere. Era di una bellezza rara. Non sapevo come mai avesse deciso di invitarmi, ma meritava comunque una risposta.

"Certo" risposi mimando un "si" silenzioso che non riuscii a percepire, per mia fortuna

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

"Certo" risposi mimando un "si" silenzioso che non riuscii a percepire, per mia fortuna.
"Perfetto, figo. Beh, ci vediamo in giro allora. Ciao Emma". Il mio nome pronunciato da Dylan era la mia canzone preferita. Finalmente le cose iniziavano a girarmi nel verso giusto. Finalmente potevo essere un po' felice anche io e non essere a disagio a riguardo.
"Ciao Dylan"
Guardai l'orologio subito dopo aver attaccato e ancora tutta eccitata decisi di buttarmi sotto la doccia per prepararmi alla serata alla play con Tommy. Era un altro rito, ne avevamo molti oltre Starbucks. Il cinema il sabato pomeriggio dalla quarta elementare, la corsa nel parco la Domenica mattina, la cena a casa mia il Venerdì. Io e Thomas stavamo sempre insieme, indivisibili come fratelli e insieme contro ogni difficoltà.
Mi vestii optando per una tuta grigia con sotto una t-shirt larghissima. Amavo vestirmi comoda e ad ogni modo, non saremmo dovuti uscire. Saremmo stati a casa a giocare come due bambini di dodici anni; le ultime cose insieme prima dell'università. Prima di lasciare questa città per diventare grande. Con la G maiuscola.
-
Finii di studiare letteratura quando sentii mia madre bussare alla porta della mia camera.
"Tesoro, c'è Tommy. Lo faccio entrare?" Sorrise lei ed io annuii senza prestare attenzione alla situazione continuando a studiare gli ultimi capitoli di quel libro che mi aveva tenuto compagnia per cinque lunghi anni. Mi sarebbe mancato un po' forse, non solo lui. Nel giro di qualche secondo sul libro che stavo attentamente studiando piombò un cartone di pizza. Alzai lo sguardo verso Thomas con il broncio e lo trovai sorridente. Un sorriso a cui raramente sapevo dire di no.

"Hai intenzione di rovinarmi il libro?" Sogghignai cercando di mantenere il broncio

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

"Hai intenzione di rovinarmi il libro?" Sogghignai cercando di mantenere il broncio.
"Puoi prendere il mio, io non amo usarlo come te"
Entrambi scoppiammo in una fragorosa risata ed io non potei far altro che accantonare i libri per godermi la serata a base di pizza, play station e Tommy.

• Since Childhood • Thomas Brodie Sangster Where stories live. Discover now