ATTO I : la paura guida gli animi puri, il dolore quelli frantumati

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PREMESSA.
In questa storia vengono trattate tematiche delicate. Tutto quello che so sulle tematiche stesse è dovuto ad uno studio presso internet. Se qualche informazione risulta errata o urta la vostra sensibilità, vi prego di riferirmelo il più velocemente possibile.
Buona lettura.

CRYINGINZIAM

Namjoon guardava dalla finestra il giardino, mentre si stringeva nella sua maglia bianco latte, leggera, fin troppo per l'aria di primavera ancora prematura.

«Signor Namjoon? Deve mangiare.»

Un infermiere dai tratti delicati e dolci s'intrufolò nella camera spoglia, a passo leggero, spingendo un grosso carrello cigolante.

Nel bel parco c'erano molti alberi in fiore, dai colori sgargianti o delicati, che tuttavia sembravano spenti da quando lui non li guardava più con Namjoon.

«Non devi chiamarmi signore, Jimin.»

Il ragazzo con la maglia bianca non si girò neppure, restando incollato con gli occhi ai colori malinconici dietro la finestra.

Attraverso il vetro lucido ed ampio, intravide il volto di Jimin prendere una sfumatura pesante di rosso, le mani piccole che andavano a coprire le guance bollenti.

Namjoon sorrise al riflesso nel vetro, per poi guardare un'ultima volta quei primi sintomi di una malaticcia primavera.

Dopo prese un respiro profondo, e si girò, sorridendo al giovane infermiere, che guardava il piatto ancora rosso in viso.

Molto timido. Davvero molto timido.

«Lo so che non le va di man-»

Jimin strabuzzò gli occhi, il cremisi sulle guance che s'intensificava e infittiva i suoi ghirigori.

«Lo so che non ti va, hyung. Ma dovresti veramente mangiare.»

Il suo tono era serio, nonostante il rossore sugli zigomi.

Si alzò dalla rientranza della finestra nel muro, sistemandosi la maglia e umettando le labbra, sentendole spaccate in più punti.

Colpa del fumo e del vento troppo freddo, maledetta la primavera.

«Grazie di cuore, Jimin.»

Prese tra le mani il piatto che non avrebbe mai mangiato, forse troppo annoiato dalla monotonia che la sua non presenza gli portava, forse solo per mancanza di voglia.

Il ragazzo in questione gli sorrise di rimando, e sembrava così felice e spensierato fra mura intrise di un così vergognoso dolore.

«Grazie hyung! Lo prendo come un grandissimo favore!»

Sorridi davvero tanto, ragazzo. Bella la felicità?

Jimin uscì dalla stanza quasi saltellando, spingendo il carrello bianco e cigolante per i corridoi tutti uguali, in cerca di altre persone problematiche da far mangiare.

Namjoon posò sul letto perfettamente fatto il suo pranzo, pescando da sotto il cuscino il romanzo di un autore dimenticato e talentuoso, un fiore sbocciato per sbaglio, sbocciato per poco tempo.

Si rincamminò verso la sua adorata finestra legnosa, mettendosi a leggere il suo libro.

"Un piccolo ramoscello di fiori d'arancio gli accarezzò i capelli e la schiena pura, limpida, candida, una schiena che avrei volentieri riempito di baci e carezze delicate."

Alzò lo sguardo di scatto, improvvisamente in leggero disagio.

Perché stava pensando ancora a lui?

ARANCI IN FIOREWhere stories live. Discover now