Capitolo 7

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Ubriaca del suo odore sussurro debolmente il suo nome. « Noah.. »

La sua mano cinge la mia vita, le sue labbra iniziano a baciare assiduamente il mio collo e il suo respiro si fa più pesante. Ho smesso di suonare, non perchè non voglio ma non riesco più a farlo, sto perdendo il controllo del mio corpo.

Si ferma improvvisamente e questo provoca in me un sussulto.

«Perchè hai smesso?! » Chiede irritato.

Sbatto le palpebre e schiudo la bocca per il suo comportamento.

«Noah, ho paura. »

Il suo sguardo si fa cupo, comincia a mordicchiarsi il labbro inferiore e fissa i miei occhi.

«Per quello che stavo facendo prima? »Sbuffa.

«Si Noah, ti ho portato a casa, mi fido di te ma.. » Mormoro incerta, distogliendo lo sguardo.

«Ma? » Sibila contraendo la mascella.

«Voglio sapere di più su di te, sei diverso ogni giorno e questo mi fa riflettere tantissimo, sei incoerente e con te lo sono anche io. Poi volevi picchiare Dylan! Mi dici che sono tua, mi baci e io sto diventando pazza! » Sbotto sospirando.

Si passa la lingua freneticamente all'interno della bocca e mi chiede con aria di sfida:

«Vuoi sapere davvero chi sono?! July non ti ha detto nulla sul mio conto? »

Giorni fa avevo le parole perfette per dimostrare ciò che provo ma ora sono confusa.

«Non mi ha raccontato nulla perchè io non ho fatto nessuna domanda, sono rimasta per tutto il tragitto a fissare il vuoto ed ho sentito solo un piccolo pezzo della vostra discussione ma è bastato poco per farmi infuriare.» Affermo nervosamente.

«E allora perchè mi hai trascinato qui se non ti fidi di me! » Esclama allontanandosi.

Resto seduta.
Lo vedo serrare i pugni, le sue nocche sono sbiancate e percepisco qualcosa di diverso in lui, ma non riesco a capire esattamente qual'è la sua preoccupazione.

«Ho trovato il tuo libro e un fiore di iris bianco, la scritta e io.. » Non riesco a concludere la frase perchè non trovo le parole giuste. Ho gestito situazioni peggiori di queste, con personaggi importanti, ma con lui tutto è diverso, non mi trovo nel mio mondo fatto di certezze e pianificazioni, ma nel suo, caotico e incerto.

« Pensavi che fossi stato io?» Comunque, io sono molto di più di questa inutile maschera che metto ogni fottutissimo giorno!

Le sue parole vengono pronunciate con ira, forse non ho scelto la giornata adatta per parlargli.

«So che eri tu Noah, ma mi confondi, sei una persona diversa ogni giorno, cambi umore continuamente. » Dichiaro cercando di ottenere una risposta convincente da parte sua.

Si lecca le labbra e grattandosi la testa mormora: «Si, sono stato io. Stavo impazzendo, ti ho già chiesto scusa. »

Ero sicura che tutto questo fosse stato architettato da lui senza nessuna malizia, è stato emozionante per me, tanto che non riesco a spiegarlo a parole. In quel momento presa dall'euforia volevo urlargli tutto ciò che mi passava per la testa, i miei sentimenti, le mie paure. Quando sono con lui mi sento protetta ma estremamente confusa e questo mi fa stare male.

«Lo so Noah, a proposito cosa intendevi per vizi? » Chiedo curiosa.

Si massaggia la testa e sbuffa. «Perchè chiedi tutto a scoppio ritardato? »

In effetti ha ragione, la mia testa si svuota quando i suoi occhi color giada si posano su di me.

« Non lo so, voglio solo sapere qualcosa sul tuo conto. » Ribatto.

Dentro i tuoi occhiWhere stories live. Discover now