Chapter 4.

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CHAPTER 4.

Dave's pov:

Ethel è così simpatica, solare, divertente, socievole, estroversa.

Ed è così fottutamente bellissima.

Occhi azzurri, alta, capelli lisci castano chiaro.

E mentre sorride ha quelle due fossette che spuntano subito fuori.

È perfetta, e non trovo nemmeno un imperfezione.

Non c'è niente da fare.

Mi sembra di conoscerla da sempre.

Ridiamo e scherziamo come due amici di vecchia data.

L'adoro.

La voce innocente di Ethel interruppe i miei pensieri.

“Dave, ora sei tu quello che ha la testa fra le nuvole” dice sorridendo lei.

“Ahahah, no, scusa, stavo pensando alla tua foto per il concorso a dire il vero” mentii, ma stavo semplicemente cercando di essere il più convincente possibile dato che non potevo dirle che stavo pensando a quanto fosse stra-fottutamente bellissima.

Lei rimase in silenzio per un po', ma poi si decise a parlare.

“Ah, davvero?”

“Si. Mi piace molto sinceramente. Ha un significato importante per te quella foto, vero?” Passo subito ad alcune delle domande che dovevo chiederle.

“Si. Hanno un significato. E per me, quella foto, ha già vinto. Perchè ho vinto io. Non è stato un buon periodo per me.

Non so se mi sono spiegata bene..”

“Ti va di raccontarmi di quel periodo?”

Lei si irrigidì per un attimo.

“Sono alcune delle domande di cui ti avevo parlato ieri al telefono, non è per farmi i fatti tuoi.” Aggiungo appena vedo i suoi bellissimi occhi fissare il bicchiere vuoto che fino a cinque minuti fa era pieno di birra.

“Ah.. Hum, si va bene, ti spiego. Spero solo di non annoiarti.” dice lei.

“Oh, no, tranquilla. Non credo che mi annoierai.” risposi tranquillamente.

“Posso solo chiederti di non giudicarmi dopo ciò che sto per dirti?” Mi chiese lei di scatto.

Io annuì come per approvazione.

Allora lei prese un lungo e profondo respiro e iniziò a parlare.

“Hum.. Allora, quella foto l'ho fatta c-con la mia macchina fotografica a inizio anno” prese un altro respiro e poi continuò la sua storia “ Per me, non era proprio il periodo migliore del Mondo..

In quel periodo, la mia media scolastica ebbe un degrado totale, e persi più di dieci chili nel giro di due settimane.

Non mangiavo niente.

A colazione bevevo un caffè, sempre e solo quando mi andava.

Durante l'intervallo, non mangiavo niente.

A pranzo non mangiavo, e a cena, se mi andava bene, bevevo una tazza di latte con due biscotti.

Mi sentivo grassa.

Mi sentivo in sovrappeso a dirla tutta.

A scuola mi sentivo sempre gli occhi di tutti puntati su di me.

Sul mio fisico.

Quando mi offrivano una gomma da masticare, e la volevo con tutta me stessa, non la mangiavo.

La rifiutavo per paura che quella minuscola cosa mi facesse ingrassare ancora di più.

Era più forte di me.

Poi, però, col tempo, la faccenda iniziò a peggiorare e persi altri cinque chili nel giro di una settimana.” Una lacrima le rigò il viso, ma l'asciugò subito con il fazzoletto che aveva in mano già da prima. Tirò su il naso e riprese a parlare, mentre io continuavo ad ascoltare attentamente ciò che diceva. “Un mio compagno di classe, che è il mio migliore amico, Ashton Irwin, un giorno si accorse che ero dimagrita tanto.

Quindici chili in tre settimane.

Sono tanti, e lui, da bravo amico, iniziò a preoccuparsi e mi chiedeva sempre, ogni santissimo giorno, se ero dimagrita e quanto pesavo, per far si che lui vedesse se ero uguale, dimagrivo o magari ingrassavo.

Ma nulla.

Ero sempre uguale.

E io ancora non mi piacevo.

E io ancora non mi sentivo a posto.

Se 'mangiare', se si può definire così ciò che facevo, non bastava, provai in altri modi.

E uno di questo era vomitare ss-s-otto la pp-p-ropria volontà...” a quelle parole, Ethel, senza accorgersene, cominciò a singhiozzare e a balbettare, e io non potevo fare altro che fermarla.

E mentre stava per ricominciare a parlare, la fermai, e le dissi:

“Hei hei, tranquilla. Andiamo a fare due passi dai” le sorrisi e lei annuì per approvazione, cercando di fare un sorriso sforzato.

L'accompagnai fuori, pagai il tutto prima che lo facesse lei, dato che aveva già tirato fuori il portafoglio.

Presi anche una piccola bottiglietta d'acqua frizzante, sperando che piacciano anche a lei le bollicine quanto a me.

Sono molto preoccupato per lei.

Ma veramente.

Non credevo che una ragazza come lei potesse aver passato un periodo come quello..

Sembrava così.. Così.. Così spensierata.

Così tranquilla.

Ethel non doveva passare tutto ciò. Lei è, ed era sicuramente, perfetta.

Met By ChanceWhere stories live. Discover now