9: safe zone

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9. Sogni e trip allucinogeni


"Previsioni per il futuro?".

Chris aveva quel sorrisetto divertito che le piaceva tanto, dipinto in volto. Sembrava sempre così sicuro di sé, così certo di ottenere tutto ciò che desiderava dalla vita. Si era innamorata subito di lui: era tutto ciò che Leanne non riusciva ad essere.

"Non so ancora. Tu?".

Chris si girò lentamente sul fianco, per guardarla. Erano sdraiati sul letto di lui e Leanne ogni tanto si fermava a pensare, con un brivido di eccitazione, cosa mai avrebbe fatto sua madre se avesse scoperto la verità riguardo le sue uscite del sabato pomeriggio. Era da settimane che non vedeva Judy, l'amica da cui, così le aveva detto, andava a studiare tutti i weekend. Judy abitava nell'Upper West Side, perciò non era difficile continuare verso la Quarantaduesima Strada e arrivare a Hell's Kitchen. Era un quartiere malfamato in cui sua madre avrebbe dato di stomaco, ma lì abitava Chris. A differenza sua, non aveva una bella villa con governante: era solo un povero figlio di poveri operai irlandesi, di cui Hell's Kitchen era pieno. Leanne lo aveva incontrato qualche mese prima, durante una delle riunioni organizzate clandestinamente da suo fratello. Nelle settimane precedenti, qualcosa di incredibile era accaduto a New York: una dozzina di giovani uomini avevano bruciato le loro cartoline precetto che li chiamavano al fronte. Ross, che seguiva con assiduità le novità provenienti dal Vietnam, aveva finalmente trovato il giusto pretesto per organizzare la sua prima riunione pubblica contro la guerra. Lo aveva fatto a Central Park, ben lontano dagli occhi attenti della polizia e, anche se i partecipanti erano stati esigui, si era presentata una ventina di giovani di tutti i ceti sociali. Tra cui Chris.

"Al momento? Farmi una canna" ridacchiò lui, tirandosi a sedere sul letto, che scricchiolò come un animale ferito. Leanne lo seguì con lo sguardo mentre, dalla tasca della sua giacca della fabbrica, estraeva una bustina di carta. Era piena di erba e Chris ci preparava sempre quelle che sembravano in tutto e per tutto sigarette. Leanne aveva fumato solo una volta del tabacco e ancora non era convinta che provare la marijuana fosse una buona idea. Ciononostante, Chris si voltò verso di lei e alzò la bustina. Lei scosse la testa e sorrise, come al solito. Significava: "La proverò la prossima volta" ma era ciò che ripeteva da settimane. Chris alzò le spalle e si rollò lo spinello. Se lo accese con un fiammifero, che agitò fino a spegnerlo e gettò dalla finestra aperta, poi tornò a sdraiarsi accanto a lei. Leanne sorrise e gli posò la testa sulla spalla, mentre lui le circondava il petto con un braccio.

"Quindi..." iniziò, soffiando una nuvoletta di fumo dalla bocca. "Stasera rimani a dormire da me?".

La ragazza sentì un brivido di eccitazione a quella domanda. Aveva diciotto anni e si sentiva una donna fatta, ma non aveva ancora mai provato l'ebbrezza del sesso. Chris aveva già posto quella domanda, in precedenza, e ogni volta aveva sottinteso altro. Leanne lo sapeva. Non era stupida.

"Non so" mormorò lentamente, conscia che una parte di lei avrebbe voluto spogliarsi subito, davanti a lui, sentirsi per una volta libera di fare ciò che preferiva col suo corpo e con la sua anima, senza sentire sulle spalle il giudizio di sua madre. "Non rimango mai a dormire da Judy".

"Mammina si preoccupa" le fece il verso Chris, ridacchiando quando lei gli tirò un pugno scherzoso sotto il mento. "Chissà cosa dirà quando scoprirà che te la fai con uno sporco irlandese".

"Preferisco il whisky al brandy" rispose Leanne. Chris rovesciò la testa all'indietro e rise. La marijuana lo faceva sempre stare di buon umore, rideva per qualsiasi cosa.

"Sul serio, Ann. A un certo punto glielo dovrai dire".

La terza cosa su cui Chris insisteva sempre era quella di rendere pubblica e ufficiale la loro relazione e, per la terza volta, Leanne declinava. Il ragazzo le piaceva, molto, ma lei non era sicura di amarlo. Era bello stare con lui, si sentiva libera, ribelle. Ma da quando l'aveva conosciuto non aveva mai provato quel totale senso di abbandono al sentimento che aveva letto tante volte nei libri. In più, non era certa di voler mettere in crisi il rapporto con i suoi genitori per un ragazzo che conosceva da così poco tempo. Per questo si limitò a sorridere, chiedendosi quali davvero fossero i suoi sogni per il futuro. Sua madre avrebbe tanto voluto vederla sposata con uno dei ricchi rampolli dei colleghi di suo padre, gente che lavorava in banca o studiava nella Ivy League, ma Leanne continuava a insistere perché voleva andare all'università. Forse era una menzogna anche quella, perché non aveva davvero voglia di studiare o di entrare in una confraternita, ma poteva essere l'unico modo per scappare dalla vita confezionata ad arte dai suoi genitori senza per questo rinunciare a loro. Era la stessa tecnica che, in fondo, aveva adottato Ross, studiando legge alla New York University.

Chris sospirò, allontanando lo spinello da sé. Ruotò leggermente il viso e guardò la ragazza bionda negli occhi.

"Non sei mai sicura di niente".

"Io? Non è vero".

"È vero, invece, Ann. Ma sai una cosa? Non andrai proprio da nessuna parte se non ti deciderai a rischiare".

Leanne si tirò a sedere, con le mani appoggiate al logoro materasso di Chris. Lo guardò, adombrata.

"Perché questo discorso?".

Lui si strinse nelle spalle, mentre si posava la canna sul labbro inferiore, dicendo tra i denti: "Dici sempre no a tutto. Al fumo, al sesso, all'alcol. A me. Il mondo sta cambiando, Ann. Te ne sei accorta?". Alzò le folte sopracciglia castane e ghignò. "Questa guerra sta cambiando l'America. Hai mai pensato che tra pochi giorni potrei ricevere la cartolina? Cosa farai a quel punto?".

Leanne non aveva una risposta e probabilmente Chris non la pretendeva davvero, perché si strinse di nuovo nelle spalle.

"Te lo dico io cosa farai: niente".

"Potrei davvero farci qualcosa?".

Chris tirò di nuovo una boccata dallo spinello, soffiò il fumo verso il soffitto.

Alla fine rispose: "No. Nessuno potrebbe farci niente".

Leanne si sentì in colpa. Tornò al suo fianco, lo abbracciò, facendo cadere della cenere sulle lenzuola. Mormorò: "Sto pensando al futuro. Davvero. Lo sto facendo".

Forse era una menzogna, ma era bello dirlo. 

Corin Dawson e la strega di Cabanyà RoadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora