Capitolo 10

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Erano tre giorni che Ermal stava in quella casa. Ormai non si sentiva più un peso in quella casa. Lo avevano accolto bene e si sentiva parte di quella famiglia.

Si era proposto per accompagnare i bambini a scuola.
Anita stava decisamente meglio, quindi non aveva problemi a tornare a scuola.
Fabrizio stava ancora dormendo. Non voleve farlo stancare e voleva rendersi utile in quella casa.
D'altronde i bambini erano felici di andare con lui a scuola, sopratutto Anita che si era preparata velocemente per fare bella figura.

-Allora, pronti?- chiese Ermal mettendo in moto la macchina.
-Sì!- urlarono in coro i bambini. Anita leggermente più forte di Libero che non sembrava molto entusiasta di andare a scuola, ma dopotutto era il suo dovere.

Si recarono prima all'asilo di Anita che appena scese dalla macchina con Ermal fu subito osservata da tutti.
Probabilmente avevano notato che quel giorno non era stato Fabrizio ad accompagnarla, come sempre e si saranno domandati chi fosse quell'uomo che si comportava in quel modo paterno con lei.

-Mi raccomando, fai la brava, ok?-
-Farò la brava! Promesso!-

Ermal sorrise e l'accompagnò all'interno dell'edificio e dopo averla salutata tornò in macchina da Libero.

Con lui era più difficile parlare. Non avevano stretto molto come aveva fatto con Anita.

-Allora...- iniziò Ermal.
-Anita è convinta che tu sia la sua nuova mamma.- sputò fuori Libero.
Ermal rimase sconvolto. Le voleva bene, ovvio, ma non poteva essere la sua mamma. Lei già ne aveva una, anche se non presente e non avrebbe voluto prendere quel posto. Anche perché lui non poteva assolutamente essere una mamma.

-Ma voi ce l'avete una mamma...-
-No. Non ce l'abbiamo più. Lei ha abbandonato noi e papà. Lei non ci voleva bene.-

Ermal rimase zitto. Non sapeva come rivolgersi a Libero.

-È stata una questione di tempo e poi si è "stufata" di noi.-
-Ma forse tornerà...-

Libero non la pensava come lui.

-Non tornerà. Ma anche se fosse non voglio vederla più. È colpa sua se papà era triste tutti i giorni. È colpa sua...di tutto.-

Ermal strinse di più il volante. Anche lui provava cose simili, ma per suo padre. Sapeva cosa stava provando Libero e forse lui sarebbe stata la prima persona a sentire la sua storia.

-Sai, Libero...anche io provavo...le stesse cose per mio padre...anzi le provo ancora. Lui faceva soffrire mia madre...me e i miei fratelli...ma non mi importava di quello che facesse a me. Volevo solo proteggerli. Siamo venuti qui in Italia per...non vederlo più...ma l'odio c'è ancora...cose così non si dimenticano.-

Libero rimase in silenzio. Non sapeva come rispondere.
Il resto del viaggio fu piuttosto silenzioso fino a quando Libero non arrivò a scuola.

-Ciao, Libero-
-Ciao...-

Lo vide entrare a testa bassa e restò lì fermo a pensare per un po'.
Non poteva credere di averglielo raccontato veramente. Si era ripromesso di non raccontarlo a nessuno, ma aveva ceduto.

Scacciò quei brutti pensieri e si riavviò verso casa.
Entrò con il mazzo di chiavi che gli aveva dato Fabrizio.
-Fai come se fossi a casa tua- gli aveva detto.

Entrò e non vide nessuno.
-No...Nun me piace...ARGH!-

Sentì un rumore provenire da una stamza. Probabilmente Fabrizio aveva sbattuto il pugno sul tavolo.

-F-Fabrizio...-
Ermal si affacciò alla porta e vide mille fogli sparsi per la stanza.
-Oh...ciao...-
Fabrizio raccolse velocemente i fogli e li buttò nel cestino.
-Tutto bene?- chiese Ermal.
-Mhmh...solo...nun avevo tanta ispirazione pe' 'na canzone...ma fa niente...-

Ermal annuì e poi si sedette sul tavolo.
-Te vedo pensieroso...tutto apposto co' Libero e Anita?-
-Certo, tranquillo...che ne dici se...facciamo la pizza per pranzo?-

Fabrizio ci pensò un po'. Di solito la pizza la mangiava la sera, ma forse un po' di pizza fatta in casa a pranzo non avrebbe fatto male.

-E va bene! Ce sto!- disse cominciando a prendere tutto l'occorrente.

Ermal intanto stava vedendo la ricetta, anche se sapeva benissimo come si faceva la pizza, ma probabilmente Fabrizio no.

-Ehm...Ermal...-
-Sì?-
-Come se fa 'a pizza?-

Appunto.

-Fabrizio, sei un caso perso!-
Il ricciò cominciò a ridere e con lui anche Fabrizio.
-'A prendo sempre in pizzeria- disse facendo spallucce.
-Dai, vieni qua che ti spiego-

Cominciarono a preparare la pizza parlando del più e del meno facendosi un sacco di risate.
Ermal avrebbe voluto parlargli del suo passato, ma non sembrava il momento giusto per farlo.

-Ora serve il sugo- disse Ermal leggendo la ricetta.

Appena prese la bottiglia contenente la passata sentì quella di Fabrizio sulla sua.
Si fissarono per un momento che parve infinito, fino a quando Fabrizio non spostò velocemente la mano per far prendere a Ermal la bottiglia.

Dopo quel momento calò un silenzio imbarazzante e Ermal sentì le guancie andare a fuoco.
Che stesse cominciando a provare qualcosa di più per Fabrizio?

Dopo aver messo la pizza in forno, Fabrizio finalmente rivolse la parola a Ermal.
-Vado a farme 'na doccia, ok?-
-Va bene-

Mentre Fabrizio si dirigeva in bagno Ermal cominciò a rimettere tutto in ordine, ma la sfortuna volle che si sporcò la maglia.

-Ma porca miseria!- urlò Ermal mentre si toglieva la maglia.
Si stava dirigendo verso la camera, quando Fabrizio uscì dal bagno a petto nudo solo con un asciugamano in vita.

Entrambi rimasero a fissarsi per secoli e Ermal cominciò a sentire molto, troppo caldo. Notò che anche Fabrizio era diventato rosso. Ma con la visione del riccio a petto nudo non poteva gli aveva fatto questo effetto

-Ehm...ti serve il bagno?- chiese Fabrizio indicando la maglia sporca di Ermal.
-Eh? Oh sì...il bagno...-
Ermal cominciò a fare una risata imbarazzata.

Fabrizio lo fece passare dirigendosi a passo svelto in camera.

-Porco cane, Dio santo benedetto, santo Gesù bambino, cazzo...- bisbigliò Ermal mentre entrava in bagno.
Fabrizio era diventato più di un amico per lui. Ne era certo.






Ringrazio infinitamente infondorespiroancora per avermi aiutato con questo capitolo.
Grazie tessssoroh♡

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