Capitolo 3

596 45 5
                                    

Appena tornò a casa sua madre fece cadere i piatti che aveva preparato.

-FABRIZIO! CHE TI HANNO FATTO!?- urlò correndo dal figlio.
-Niente...hai fatto cadere il piat-
-NON MI IMPORTA! CHI TI HA FATTO QUESTO!?-
-Nessuno...-
-Fabrizio.-
-HO DETTO NESSUNO!-

Sbattè la mano sul tavolo facendo spaventare la madre che lo guardava con sguardo preiccupato.
Lui salì in camera sua evitando il saluto di suo padre che si stava avviando per mangiare.

Si chiuse dentro e comincio a piangere sul cuscino. Cominciò a liberare quelle lacrime che aveva trattenuto per tutto quel tempo.
Se gli altri pensavano che lui fosse il duro si sbagliavano. Lui in verità era il più debole di tutti, ma si nascondeva dietro quella corazza che aveva creato.
Non poteva sopportare di vedere ancora tutto quello. Di vedere quei ragazzi venir maltrattati. Di vedere quel ragazzo venir maltrattato. Ermal si chiamava. L'aveva colpito da subito. Voleva solo conoscerlo, fare amicizia con lui, ma sembrava impossibile ormai. Per Ermal lui era un mostro. Ma come dargli torto dopo ciò che aveva fatto.

Si abbasso sotto i letto e prese quella che ormai era la sua unica amica:la chitarra. Stava per suonare qualcosina, ma sua madre lo interruppe.

-FABRIZIO! HANNO CHIAMATO DALLA SCUOLA!-

A quelle parole rabbrividì. Evidentemente Ermal aveva raccontato tutto. Nessuno prima di lui aveva avuto il coraggio di parlarne con i genitori. Questo significava che le cose per Ermal sarebbero peggiorate.

-COSA HAI COMBINATO!?-
-N-niente...-

Aveva paura di dire la verità. Sua madre lo aveva sempre visto come un ragazzo educato e rispettoso verso gli altri.

-E QUEL RAGAZZO NUOVO!? MI È ARRIVATA LA COMUNICAZIONE DALLA SCUOLA!-

Era fritto. Non aveva via di scampo.
-ALLORA!?-

Si avvicinò tremolante alla porta e lentamente la aprì.
-COSA HAI FAT-
Sua madre si bloccò non appena lo vide in lacrime.
-NON VOLEVO FARLO! MI HANNO COSTRETTO!- urlò tra le lacrime.

Sua madre rimase in silenzio.
-MI HANNO COSTETTO E POI MI HANNO PICCHIATO. QUESTA STORIA VA AVANTI DALL'INIZIO DELLE MEDIE. SCUSA SE NON TE L'HO DETTO, MA...-
-Fabrizio...capisco, ma avresti dovuto dirmelo prima...avremmo fatto qualcosa...-
-Mamma...la verità è che ho paura. Quei ragazzi sono più pericolosi di quanto credi...guarda cosa mi ha fatto uno di loro...-

Si indicò la faccia e la madre in tutta risposto lo abbracciò.
-Vedrai che risolveremo tutto...domani vedi di chiedere scusa a quel ragazzo, ok?-
-Mhmh...-,

Gli diede un bacio sulla fronte e lo lasciò di nuovo in camera sua da solo. Chissà cosa aveva pensato suo padre...
Scacciò quel pensiero e cominciò a soffermarsi su altro. Ermal. Come avrebbe fatto a chiedergli scusa se Ermal aveva paura di lui?

Un altro problema era che Ermal ancora non capiva l'italiano, quindi ogni cosa che Fabrizio avrebbe provato a dire sarebbe stata inutile.
Avrebbe potuto usare l'inglese, ma a dire la verità non ne capiva un cavolo.
La situazione era assai complicata, ma avrebbe trovato un modo per risolverla.


*************

Il giorno dopo Fabrizio si svegliò prima del solito con stupore dei suoi genitori.
-Cos'è tutta questa fretta?- gli chiese il padre.
-Mh!? Oh! Devo fare velocemente! Oggi...ehm...Devo andare presto!-

I genitori si lanciarono uno sguardo interrogativo, mentre Fabrizio era già uscito dalla casa.

Corse più veloce che poteva. Doveva vedere Ermal prima che arrivasse la gang.

In poco tempo si ritrovò davanti la scuola, che a quell'ora era isolata. Si vedeva in lontanza solo un ragazzo seduto sul muretto.
Fabrizio si avvicinò per mettere a fuoco la figura e con sua grande sorpresa notò che era proprio la persona che stava cercando.

-ERMAL!-

Il riccio alzò di poco la testa e alla vista del moro la sua espressione da annoita diventò impaurita.

-NO! NO! NON VOGLIO FARTI NIENTE!-

Ermal non stava capendo e stava solo diventando sempre più spaventato.

-Senti...mi dispiace per quello che ti  ho fatto, ma...mi hanno costretto...-

Al tono calmo di Fabrizio Ermal era diventato più calmo.

-T-tu...no...picchiare...?-
Fabrizio lo guardò sorpreso.
Era questo che pensava di lui? Che volesse picchiarlo? Beh, non aveva tutti i torti.
-No...non voglio picchiarti...-

Ermal sembrava aver capito, dato che la sua espressione tramutò in un sorriso.

Proprio mentre Fabrizio stava per ricambiare il sorriso l'espressione di Ermal cambiò di nuovo.
Iniziò ad indicare dietro a Fabrizio, il quale non capiva cosa stesse indicando.

-Ora ce parla pure! Che delusione!-
Appena Fabrizio riconobbe la voce si girò di scatto.

-Non ci siamo, Fabrizio...non ci siamo.-

Fabrizio prese coraggio e si avvicinò a loro.
-Ora voi ditemi. Cosa vi ha fatto lui!? Solo perché non è italiano ed è nuovo avete intenzione di prenderlo in giro!?-

I ragazzi si guardarono e scoppiarono a ridere.
-Beh, ci hai azzaccato! Ma diciamo che ora ci interessi tu...-

Cominciarono ad avanzare verso di lui, mentre Fabrizio si ritrovò appiccivato al muretto da dove Ermal era appena sceso.

-F-fermare voi...-
Si voltarono tutti verso di lui e cominciarono a ridere. Tutti tranne Fanrizio, che invece gli aveva regalato un sorriso.

-CHE ITALIANO! AHAHHAHA!-
-Come se voi lo sapeste...- disse Fabrizio sottovoce, ma non abbastanza da non farsi sentire.

-COME!?- urlarono tutti.
-ALLORA NON HAI CAPITO...- lo preserò per le braccia e cominciarono a sbatterlo sul muro -TU FAI QUELLO CHE DICIAMO NOI.-
Gli altri ragazzi cominciarono a picchiarlo facendo riuscire sangue dalle ferite provocate il giorno prima.

Ermal alla vista di tutto ciò corse dai ragazzi tentando di fermarli, ma ottendendo solo un pugno in faccia.

-F-fermi...-
Fabrizio stava perdendo le forze. Non ce la faceva più. Sentiva le palpedre pesanti e l'ultima cosa che vide prima di cadere a terra fu Ermal cadere a terra mentre veniva menato dai ragazzi.

Volevo dirti ||Metamoro||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora