6. Immorale.

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Un tuono.
Il discorso di Nathan Moore viene introdotto da un tuono e da un altro subito dopo.
Il dottore aspetta che il cielo finisca di spaventarmi a morte e poi comincia, «Non ho ben capito cosa fa nella vita, signorina Brown», passa la lingua sulle labbra rosse, «Ma posso farle una domanda?»
«Ehm, certo», un lampo illumina la stanza e mi sfugge un urlo che fa sorridere Nathan.

È sadico.
Sicuro.
Cosa c'è da sorridere davanti ad una ragazza terrorizzata?
Sono praticamente nella casa degli orrori e un temporale si è scatenato all'improvviso proprio quando sono rimasta da sola con lui.
Posso farmela sotto o devo aspettare ancora un po'?

«Ha molto tempo libero?»
«Io?», indico la mia faccia e Nathan annuisce.
Considerando che lavoro solo la notte...
«Più o meno», scrollo le spalle e punto i miei occhi color nocciola in quelli suoi blu e profondi come il mare.
«Più o meno», ripete e inarca la schiena in avanti prima di poggiare i gomiti sulla scrivania.
Il modo in cui sembra voglia studiare i miei pensieri mi mette ansia.

L'ennesimo tuono mi fa sobbalzare e mordo la mia lingua senza rendermene conto.
Aia.
«Definisca più o meno, signorina Brown»
«Può chiamarmi Harper, per favore? E mi dia del tu».
Alza gli occhi al cielo e sospira, «Va bene, Harper», passa una mano tra i suoi capelli scuri e torna a fissarmi.
Probabilmente sta aspettando una mia risposta.

«Sono libera quasi tutti i giorni», ammetto.
Nathan riduce gli occhi a due fessure e annuisce, «Bene»
«Bene?», non ci sto capendo niente.
«Sì».
È inquietante, okay, ma è anche sexy da morire.
«Potresti passare qui i tuoi giorni liberi, Harper?».

Un attimo, cosa?
Il suono incessante della pioggia che sbatte contro la finestra accompagna il mio silenzio.
«Non ho capito, signor Moore. Dovrei venire qui a fare cosa?»
«Assolutamente nulla», si alza ed infila le mani dentro le tasche dei suoi pantaloni, quindi si gira di spalle e cammina a grandi passi fino ad arrivare alla finestra.
Scosta la tenda e continua a guardare la pioggia, «Solo... Passare del tempo con mia sorella».

Il mio cuore, senza nessun apparente motivo, comincia a battere più veloce e le mie mani tremano un po'.
Mi sto agitando.
Perché mai, poi?
«Lily? La ragazza che suonava il violino?»
«Proprio lei».
Mi schiarisco la voce e decido di avvicinarmi a lui, quindi sussulto quando l'ennesimo tuono si fa sentire prepotentemente.
Nathan rimane immobile e irrigidisce le sue spalle nel momento in cui mi fermo proprio al suo fianco.

«Potresti ascoltarla», mormora, «Darle dei consigli, esserle amica», punta i suoi occhi blu nei miei e la sua espressione seria mi fa rabbrividire.
E questa sua richiesta mi angoscia.
«Sa come funziona l'amicizia tra giovani adulti, signor Moore? Non posso diventare sua amica con uno schiocco di dita. Perché dovrei farlo, poi?».
Il dottore sospira e torna a fissare la pioggia, «So come funziona e so che questa mia richiesta è abbastanza-»
«Strana», lo interrompo e si lascia sfuggire un piccolo sorriso.

«Stavo per dire inusuale», borbotta, «Ad ogni modo, ti pagherei».
Ancora una volta mi sento angosciata.
Questo uomo è disposto a pagarmi per passare del tempo con sua sorella?
«Mi dispiace, signor Moore, ma ritengo che sia moralmente sbagliato».
Le mie parole gli fanno inarcare un sopracciglio e non impiega molto tempo prima di fulminarmi con il suo sguardo, «Moralmente sbagliato», ripete.

«Sì. Beh, ecco. I sentimenti e l'amicizia non si comprano, insomma. Ricevere dei soldi per essere amica di qualcuno mi farebbe sentire in colpa»
«Non è un omicidio», sbotta e mi vengono i brividi.
Ehw.
«E non è nemmeno corretto», continuo e lui non ribatte.
Serra le labbra, deglutisce più volte, osserva le goccioline di pioggia che si rincorrono sul vetro della finestra.
Poi mi guarda e lascia scorrere i suoi occhi lungo tutto il mio corpo.
E mi sembra di sentire il pavimento mancare sotto i piedi quando annego un po' nel blu delle sue iridi.

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