Il deserto (parte 3)

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Correvo a perdifiato, i piedi che affondavano come pistoni nella sabbia, tutti i muscoli tesi nello sforzo di allontanarmi il più possibile da quella minaccia senza volto. Andavo così forte che il sudore prese a colarmi negli occhi, accecandomi. Caddi con la faccia nella sabbia, risollevandomi all'istante, sputando quello schifo biancastro che mi si era insinuato in bocca. Mi voltai, e vidi quel bastardo ancora lontano che camminava tranquillo, il cappello calato sulla fronte, sicuro di avermi in pugno. Provai un misto di rabbia e terrore, che mi fece correre ancora più veloce. Non avevo nessuna intenzione di farmi ammazzare da quel tipo, avrei fatto di tutto per mollargli la peggior fregatura della sua esistenza.

Finalmente una novità in quel paesaggio smorto: non riuscivo a crederci, ma correvo incontro ad una fitta serie di dune bianchissime, alcune alte parecchi metri, simili a tante colline, tanto spettrali quanto inospitali. Me ne fregai del loro aspetto poco invitante, e le usai per nascondermi. Sgusciai dietro ad una delle più imponenti, e ne approfittai per riprendere fiato. Dopo un po' trovai il coraggio di dare una sbirciatina: l'uomo con il cappello mi dava le spalle, mentre ispezionava dei dossi ad una cinquantina di metri dal mio nascondiglio. Agiva con fare distaccato, neanche stesse cercando un oggetto smarrito. Mi chiesi se avrei potuto tendergli un agguato, ma lasciai subito perdere. Non ero armato, ma probabilmente lui si; chissà cosa nascondeva nelle tasche di quello spolverino!

Mi avviai guardingo nella direzione opposta a quella del mio inseguitore, e dopo un po' ripresi la mia corsa. La smisi di filare solo quando mi lasciai la lunga serie di dune alle spalle, e mi sentii ragionevolmente al sicuro, anche se mai del tutto. Ripresi a camminare normalmente, ma mi guardavo attorno di continuo, temendo che prima o poi il cow boy saltasse fuori da una direzione qualsiasi.

Non riuscivo a tranquillizzarmi, e i miei nervi già messi a dura prova furono scossi da una sorpresa a dir poco spiacevole: la voce era tornata, dopo tutto non era un miraggio. Adesso si era fatta più chiara, riuscivo a capire cosa diceva. Mia moglie (possibile fosse davvero la sua voce?) ripeteva una sola parola. Una soltanto, come una condanna.

Assassino.

Il deserto bianco (vincitore Wattys & Horror Games)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora