XXV

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Chiusi la mano in un pugno e deglutii, alzando lo sguardo verso mia madre, la quale parlava e rideva con Angel. Dovevo dirle quella strana anomalia, ma non sapevo se ciò mi avrebbe portato alla rovina o meno.

Errore, cos'era di sbagliato?
Avevo detto o fatto qualcosa di sbagliato, ma cosa?
Era sicuramente una minaccia... Una minaccia mandata da qualche strega, perché era ovvio che lì c'entrasse la magia. Mi schiarii la voce e aspettai che mio padre andasse nel suo ufficio per trascinare mia madre nella mia nuova e temporanea camera.

Il tutto avvenne a frazione di minuti, infatti mi ritrovai da sola con lei confusa. «Perché siamo qui? Pensavo che oggi ti saresti dedicata alla lettura», disse di fronte a me.

«Non penso sia il momento adatto per leggere, madre questa mattina è comparsa una strana anomalia sulla mia mano», feci un passo verso di lei e le mostrai il palmo.

I suoi occhi si sgranarono e afferrò la mia mano per leggere la scritta.
«Errore», sussurrò «cosa vuol dire? Hai idea di chi possa averti mandato questo messaggio?»

«Purtroppo no, pensavo che potresti darmi una risposta.»

«Dobbiamo parlare con tuo padre, lui è l'unico a conoscere le streghe più antiche e anche i loro discendenti. Dobbiamo capire chi sia questa persona che ti minaccia... Potrebbe essere anche un avvertimento, però.»

«Un avvertimento per cosa? Se voleva aiutarmi, mi mandava un messaggio più lungo. In realtà non voglio includere mio padre in questo piccolo mistero.»

«Perché?»

«Onestamemte non lo so», abbassai il viso.

«Non ti fidi di lui? Jane è tuo padre, vuole solo il tuo bene e la tua felicità, devi solo imparare a capire i suoi modi di dire e di agire.»

Di mia madre mi fidavo ciecamente, anche se più volte mi aveva tradita per appoggiare le idee di mio padre. Di quest'ultimo, invece, avevo un opinione ben diversa. Non gli confessavo mai nulla di personale e il tutto rimaneva su un piano Re-Suddito. Ciò significava che quando non eseguivo le sue regole dettate per la casa, la sua unica risposta era:«Ricordatevi che io sono vostro Re.»
Come se con quella frase potesse risolvere tutti i miei problemi. Mi era difficile parlare con lui apertamente, ma sapevo che mia madre in un modo o in un altro glielo avrebbe detto, quindi tanto vale non perdere tempo e andare subito da lui.

«Certo... Andiamo da lui.»

Insieme percorremmo i corridoi che ci condussero al suo ufficio. Entrammo senza nemmeno annunciarci con il tocco della porta. Non appena i suoi occhi si posarono su di noi, lasciò cadere il foglio che stringeva tra le mani sulla scrivania in legno; la sua perspicacia mi illuminava ogni qualvolta captava che c'era qualcosa che non andava.

«Sono a vostro servizio», disse ironicamente.
L'unico movimento che fece mia madre fu quello di afferrarmi la mano e porgerla a lui. Egli l'afferrò a sua volta e la osservò attentamente, sgranando gli occhi quando finalmente lesse ciò che vi era scritto.
«Quando è uscito?»

«Da poco, nemmeno un'ora», rispose mia madre, lanciandomi un veloce sguardo per invitarmi a tacere.

«E venite qui solo ora? Questo è un avvertimento!», si alzò di scatto dalla sedia, facendoci sobbalzare entrambe. «È sicuramente qualcuno che conosciamo, solo chi possiede qualche nostro oggetto può mettersi in contatto con noi e fare... Quello», indicò la mano.

«Non sappiamo chi sia, non conosciamo nessuno che abbia poteri magici, eccetto Angel, ma lei perché mai lo farebbe?»

Mio padre sembrò avere un'illuminazione. «Potrebbe essere lei, infondo è sorella di quel maledetto!»

Sentimenti Mai ProvatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora