12. Verso giusto

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-Non capisco...- inizio a dire realmente confusa.
-Oh beh...- lei sorride, spegnendo il telefono.
-Allora ti spiego come stanno le cose...-
-Bethany stavamo solo parlando...lo sai che non ci sopportiamo- la interrompo, perché so benissimo dove vuole arrivare.

Lei ama stare al centro dell'attenzione un po' di tutti i ragazzi, ma ha una fissazione particolare con Alan.
Oltre a stargli appiccicata è convinta al cento per cento che stiano insieme, nonostante le continue negazioni del biondo.

-Ultimamente sei sempre tra i piedi del mio ragazzo...- sbotta infatti, infastidita, e lo sguardo tranquillo di poco fa se ne va via totalmente.

-Emh...in realtà è Alan che ultimamente è sempre tra i piedi di Alexandra- la interrompe subito Tobias, con un leggero sorriso in volto.
Probabilmente l'ignoranza di Bethany lo sta divertendo.

-Non stavo parlando con te...- sbotta lei, guardandolo con sufficienza.
-E poi il mio Alan non è il tipo che va dietro alle ragazze, sono tutte le gatte morte a scuola nostra che gli vanno dietro...- aggiunge sistemandosi i bei capelli biondi.

-Puoi star certa che il tuo ragazzo non mi interessa...- dico sinceramente, perché l'ultima cosa che voglio è stargli simpatica.

Ignoro totalmente il fatto che mi abbia appena dato della gatta morta senza conoscermi minimamente, perché non sono il tipo che inizia discussioni solo per un banale insulto.
Io so chi sono, se gli altri parlano male o pensano male di me, non diventano più affari miei.

-Sarà meglio che starai nel tuo...Alexandra- mi appoggia una mano sulla spalla, e le sue unghie lunghe quasi mi graffiano.

Non ho paura di lei, non è il tipo che fa a botte, non è nel suo stile.
Si limita solamente a parlare male e a dare voci false in giro, per rovinare la reputazione delle persone.
Ma la mia reputazione, in ogni caso, non è mai esistita.

Aspetto che se ne vada, e poi mi rilasso sullo schienale.
-Più sto nel mio, più gli altri mi vanno addosso...- mormoro non capendo.
Faccio di tutto per passare inosservata e non dare noia a nessuno...e adesso mi ritrovo con tutti questi problemi.

Il mio amico sospira.
-Non hanno di meglio da fare che prendersela con noi...- mi da ragione, mentre io annuisco.
La gente popolare è parecchio strana...

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Il pomeriggio, davanti al riformatorio, quasi mi dimentico della litigata svolta precedentemente con Bethany.
Sto per rivedere Daniel.

-Buongiorno Brianna...- sorrido alla segretaria che ricambia subito.
-Oh come sei carina oggi...- mormora lei addolcendo lo sguardo.
La guardo un po' confusa, passando lo sguardo sul mio corpo.

Di solito indosso sempre colori tenui, chiari, che non danno nell'occhio.
Oggi ho deciso di "osare" prendendo dall'armadio un maglioncino aderente lungo rosso, che ho messo sopra ad un leggings.

-Grazie...- non pensavo che qualcuno avrebbe notato questo gesto innocuo, ma devo dire che sono molto contenta di ciò.

Ormai so benissimo la strada per arrivare da Daniel, quindi mi affretto a camminare.

Una volta entrata nella stanza gli sorrido, notando che ha subito gli occhi puntati su di me.

-Buongiorno...- dico sedendomi, e prendendo la cartellina piena di schemi che gli ho preparato.
-Questo è per te...- dico porgendogliela.

Lui abbassa lo sguardo sulle mie mani, e ne approfitto per osservarlo un po'.
Sembra stanco, noto delle leggere occhiaie.
È in t-shirt, nonostante il freddo in questa stanza.
Ignoro i muscoli delle braccia e cerco di osservare solo la mia cartellina piena di schemi, che ha appena aperto.

Sembra...confuso.
Non è esattamente la reazione che speravo di ricevere.

-Sono tante pagine...le hai scritte tu?- mormora, ha la voce roca e quasi non riesco a concentrarmi.
-Si...- rispondo non capendo dove vuole arrivare, ha capito almeno di cosa si tratta?

-Sono gli schemi semplificati degli argomenti che stiamo facendo...pensavo che così potessi capire meglio- mormoro spiegando il tutto.

Lui rimane per un attimo in silenzio.
-Sono molto precisi...quanto ci hai messo a farli?- domanda.
-Qualche ora...- rispondo nonostante non sia minimamente vero.

Sono rimasta sveglia la notte, per farti questi schemi.
Quasi mi sono dimenticata della verifica di stamattina, per farti questi schemi...

-Hai fatto tutto questo...per me?- domanda puntando i suoi occhi spenti nei miei.

Sembra fin troppo sorpreso...
-Si perché?- chiedo con un mezzo sorriso.
-Cioè...è una cosa strana?-
Lui alza le spalle, passando un dito lentamente sul primo foglio all'interno della cartellina.
-No...solo che nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me...- mi rivela e quasi mi sento in colpa per aver pensato che il mio gesto non gli fosse piaciuto.

Lui è contento...semplicemente non è abituato.

Non dico niente, non vorrei rovinare il tutto con false rassicurazioni, quindi mi limito a osservarlo.
Quando sposta gli occhi su di me, noto che abbassa lo sguardo.
Sui miei leggings...

-Non hai messo i pantaloni?- domanda confuso.
-Come...?- dico non seguendolo.

Lui allunga la mano libera, avvicinandola alla mia gamba.
Rimango immobile nonostante l'ansia.
Appoggia un dito sulla mia coscia, per qualche secondo, e ignoro i brividi che mi passano lungo il corpo.
Vorrei allontanarmi, ma una strana sensazione me lo impedisce.

-Sembrano...delle calze- mormora allontanando leggermente la mano, anche se vedo che freme, come se volesse rimetterla dov'era prima...

-No, no... solitamente vanno indossati con qualcosa di lungo sopra...- mormoro alzandomi e mostrano il lungo maglione che ho addosso.
-Anche se ognuno può indossarli come vuole...- mi risiedo, notando che ha ancora gli occhi su di me.
-Perché questa affermazione?- domando, non seguendolo.
Lui alza le spalle.

-Mi stanno male?- aggiungo, non resistendo all'impulso di voler capire quello che passa per la sua testa.
-Come?- sorride, ha ancora la voce roca.
-Cioè non capisco a cosa stai pensando...- mi stringo nelle braccia.

Daniel continua a sorridere.
-Fidati...è meglio che non capisci quello a cui sto pensando piccola Alexandra...-

Distolgo lo sguardo.
Probabilmente sono arrossita e odio arrossire in pubblico.
Sistemo la sedia mentre lui rimane in silenzio, con gli occhi ancora su di me.

-Allora io direi che possiamo iniziare...- dico prendendo il libro, ma lui mi interrompe.
-Domani c'è una giornata libera...qui in riformatorio- mi spiega.
-In che senso?- domando confusa.
-Zero lezioni, zero visite, ci lasciano girare liberi per tutta la giornata...- mormora.
-Quindi domani niente lezioni? Non devo venire?- chiedo.
Lui scuote la testa.

-No, niente lezioni, ma vieni comunque- dice sorprendendomi.
Sento una strana pressione allo stomaco.
Vuole passare del tempo con me...? Anche senza lezioni?

-Ovviamente ci sono le guardie che controllano...e non sono sicuro che potrai rimanere per molto...- mi spiega e annuisco.

-Però te vieni- ripete, distogliendo lo sguardo.

E sorrido, nonostante la richiesta semplice e innocua, sorrido.

Difficult HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora