4. Sopportazione

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Remember to save
Some you, for you
R.Biddy

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Passo lo sguardo in modo attento lungo tutta la stanza.
È monotona, bianca, come il resto qui dentro.
Il tavolo al centro è enorme, di legno massiccio.
Io e Daniel siamo a circa un metro di distanza, lui ha lo sguardo fisso sulla finestra,
sembra annoiato.

Cerco di non farmi beccare mentre lo fisso con attenzione, provando a rimanere impassibile.
Ma è difficile, perché è veramente un bellissimo ragazzo.
Faccio quasi difficoltà a cercare un difetto...

-Che rottura di palle...- mormora lui passando lo sguardo su di me.
Sembra improvvisamente arrabbiato.
-Hai finito di guardarmi ragazzina?- sbotta con astio e mi stringo nelle spalle.

-Non ti stavo guardando...- mi giustifico, distogliendo lo sguardo.

Che carattere...
-Se magari ti degnassi di rispondere alle domande...- dico poi, indicandogli il foglio che ho in mano.

È una sorta di questionario che hanno dato in modo da farci "legare" di più e parlare apertamente tra di noi.
Il problema, però, è che Daniel è la persona meno disponibile che abbia mai conosciuto.

-Ti ho risposto...- dice lui con tranquillità, continuando a stringere una mano sul tavolo.
Con l'altra è legato alla sedia.
Deve essere fastidioso ed irritante, non posso dargli torto.

-Sembra che non hai mai visto delle manette...- commenta ghignando e seguendo il mio sguardo.
-Nei film si...- mi affretto a dire ma lui continua a fare un sorrisetto snervante.
-Wow...- commenta ironicamente.

-Comunque "non lo so" non è una risposta Daniel...- dico tornando all'argomento precedente.
È da mezz'ora che sono qui, e siamo ancora alla prima domanda
Avrei potuto utilizzare questo tempo importante per studiare.

Sono al limite della sopportazione ma cerco comunque di mantenere un tono calmo con il ragazzo.
Arrabbiandomi non risolverei nulla.
Peggiorerei la situazione e basta.

-Rompi sempre i coglioni tu?- domanda poi, assottigliando lo sguardo e mandandomi totalmente in confusione.

Ma come si permette?
-Scusa?- chiedo.
-Non penso di aver capito bene...- aggiungo allontanandomi un altro po' con la sedia.

-Ho detto che mi hai rotto il cazzo...- parla chiaro, stavolta.
-Dovresti essere abbastanza intelligente da capirlo da sola...- commenta poi.

-Okay...- dico sospirando.
Ma lui alza un sopracciglio.
-È così che rispondi agli insulti?- mi domanda.
-Con "okay"?-
sembra divertito e sorpreso allo stesso tempo.

Non rispondo.

Lui continua.
-Non mi piacciono le persone come te...- dice abbassando il tono di voce.
-Stronzette viziate, che se la tirano e pensano di essere superiori degli altri...- commenta scuotendo la testa.
-Scommetto che sei ricca...- dice poi e stringo le mani tra loro.
Deve smetterla...

-Cosa c'è ragazzina non fai più la dura come ieri?- chiede avvicinandosi con il corpo.

Non rispondo, non devo scendere al suo livello...

-Dai su ragazzina dimmelo, sei ricca vero?
Con una famiglia perfetta...- mi stuzzica.

-No...- lo fermo, parlando a bassa voce.
-Non è così- dico solo, mantenendo un tono di voce duro.

Non ho una famiglia perfetta.
La mia famiglia è tutto fuorché perfetta.
Si è fatto l'idea sbagliata di me, se pensa questo.

Lui avvicina un piede alla mia sedia, ci arriva con poca difficoltà e mi spinge.
Vuole infastidirmi...
Mi alzo subito, sistemandomi al doppio della distanza precedente.

Difficult HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora