5- Cena e schifezze, e cadere nel lago.

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Clare

Sono le otto e Damian mi aspetta fuori, almeno spero.
Per questa sera non ho messo vestito elegante o cose del genere, è solo un' uscita da amici.
Un jeans nero e una maglia corta bianca va più che bene.

Prendo il telefono ed esco fuori, trovandolo in auto mentre mi aspetta.

Lo raggiungo ed entro dentro.

«Sei bellissima » ecco il momento del totale imbarazzo.

«Grazie» sussurro rossa in viso.

Lui sorride accorgendosi del mio imbarazzo, e parte finalmente.

«Dove andiamo? » chiedo curiosa

«A mangiare, perché pensavi che ti portavo a spacciare panini?» perché deve sempre essere cosi scemo?

«meglio che sto zitta..» alzo gli occhi al cielo e lo sento ridere.

«Adoro quando ti faccio disperare» stronzo.

«io adoro quando stai zitto, fai un bene all'umanità » ed eccolo qui io mio lato nascosto, forse con lui uscirà man mano.

Perché se c'è una cosa che ho capito dai suoi movimenti, dalle sue parole e battute pervertite, e che fa tutto ciò perché in realtà lui soffre, e non so esattamente per cosa ma so che lo sta uccidendo e se vorrà io sarò qui ad ascoltarlo.

Perché molte sono le persone che promettono di esserci,
Molte sono anche quelle che fanno finta di ascoltarti.
Ma in realtà noi ascoltiamo poco, ma vogliamo essere ascoltati tanto.
Ci sono persone che parlano tanto e persone che parlano poco.
Quelle che parlano tanto lo fanno perché hanno bisogno di parlare per stare bene, di sentirsi liberi finalmente.
E poi ci sono quelle che restano in silenzio e non le senti mai dirti nulla di loro.
Lo fanno perché non vogliono condividere ciò che li causa dolore, preferiscono tenere per se un brutto ricordo, ed anche se è cosi brutto, è comunque un ricordo della loro vita, infanzia o adolescenza o magari un matrimonio.
Io Damian lo farei rientrare nella seconda categoria, ma lui è tutto diverso dalle persone che osservo giorno dopo giorno.

«Siamo arrivati baby, muoviti il tuo culo e scendi altrimenti ti butto fuori» detto ciò scende e scuoto la testa uscendo per raggiungerlo dopo che si è accertato di aver chiuso la sua "bambina" bleah.

La scritta mal andata, con lettere mancanti e la luce che quasi si spegne, questo non è un pub o cose del genere, questo mi ha portata nella mensa degli ebrei, o magari alla Caritas.

Ma mi ha preso per una barbona?

Entriamo e osservo le pareti blu, con grandi macchie nere un po ovunque, i tavoli di legno con pezzi mancanti e sgabelli anche senza una gamba, per non parlare del bancone in cui fanno i panini, c'è un signore con una folta barba, e i capelli sporchi, vorrei chiedergli se a momenti dai capelli esce l'olio di oliva.
Un altra signora alla cassa, che mastica una gomma con lentezza da farti suicidare, mentre scocciata fa il conto alle poche persone presenti.
E per finire un cameriere della mia stessa età sicuramente, che porge i piatti richiesti velocemente, secondo me è l'unico che si salva in questa caverna dei primitivi.

«Dai sediamoci in fondo» mi afferra la mano e conduce entrambi all'ultimo tavolo.

«Damian»

«Clare» risponde seduto mentre mi guarda.

«Guarda che ancora non sono una senza tetto» lo fisso mentre ride di gusto.

«Guarda che non è un appuntamento, è poi qui io vengo spesso, se per te fa schifo non me ne frega niente ti accontenti» alza le spalle con fare teatrale.
Se l'omicidio fosse legale lui sarebbe morto, e poi ritrovato su un' isola sperduta.

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⏰ Last updated: Oct 06, 2018 ⏰

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