7. L'isolamento

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Per questo sto nel mio, non voglio catturare l'attenzione di nessuno.

-È vero quello che si dice...- aggiunge poi, aggiustandosi il rossetto sulle labbra, con comodo.
-Stai andando a fare ripetizioni ad un detenuto?- domanda con un sorriso, e vedo altre due ragazze vicino a lei ridacchiare.

-Si perché?- domando confusa.
-Oh no...niente- fa finta di nulla, continuando a guardarmi con riluttanza.
-Fai tutto quello che vogliono i genitori vero?- mi domanda.
Probabilmente pensa che mi abbiano obbligato.
-L'ho fatto di mia volontà...- dico a denti stretti, notando che Tobias è appena arrivato al mio fianco.

Lei mi guarda stupita.
-E perché mai Alexandra Morris avrebbe il coraggio di fare lezioni ad un detenuto?- sorride,
poi si avvicina.
-Sbaglio o hai paura della tua stessa ombra?- dice a pochi centimetri di distanza da me.

Io e lei siamo sempre state nelle stesse scuole, fin da piccole.
È cresciuta conoscendomi come quella debole, perfettina, che piange sempre.
Il mio carattere è un po' cambiato, il giudizio della gente non è più importante come un tempo, ma tutti qui dentro mi considerano ancora come la ragazza fragile di una volta.

Non dico nulla, non voglio continuare la conversazione.

Vedo che sono rimaste poche persone in mensa ormai.

C'è anche Alan, vicino alla porta d'uscita, a guardarmi con attenzione.
Non so cosa diavolo stia pensando, ma non piace quando mi fissa.

-Andiamo...- dice poi Bethany, alle sue amiche, lasciando me e Tobias soli.

Vedo tutti uscire, Alan dare frettolosamente un bacio a Bethany per poi stringerla per i fianchi.
So che non stanno insieme, questo comportamento il biondo lo riserva per quasi tutte le ragazze di questa scuola.
Lei crede di essere importante, ed un po' quasi mi dispiace.

-Che stronza...- borbotta Tobias, mentre ci dirigiamo in classe.
-Puoi dirlo forte...- confermo, controllando l'aula, una volta arrivati.
Non c'è ancora quasi nessuno.

Ci mettiamo seduti comodamente in prima fila.
I compagni iniziano piano piano ad arrivare, così come il professore, e la lezione di geografia inizia.

Cerco di concentrarmi, anche se mi risulta difficile.
I miei appunti sono molto più privi rispetto a quelli soliti.
Appena suona la campanella, esco fuori dall'aula.

Ed ho un solo pensiero in testa, Daniel.

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Al ritorno verso casa, mi siedo sul pullman.
Oggi mia zia torna prima da lavoro, vorrei chiederle di accompagnarmi al riformatorio.
Ma vorrei anche sapere cosa ne pensa a riguardo...

Digito il suo numero, aspettando che risponda.
Noto che c'è la segreteria telefonica.
Il pullman inizia ad ammassarsi di gente, e mi faccio piccola piccola.
Improvvisamente, però, sento qualcuno sedersi accanto a me.

Alan.

-Ciao...- dice guardandomi ma io sposto lo sguardo per puntarlo fuori dal finestrino.
-Ciao...- rispondo a voce bassa.
-Come va?- mi chiede e mi viene quasi da ridere.
So benissimo che non gli interessa...

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