"Sì beh..." si morse il labbro nervosamente. "Me lo sono scordato e uhm..."

"Non hai il foglio che certifica il viaggio di studio e l'ammissione alla nostra scuola? C'è scritto lì" fece spallucce, guardandolo con fare scocciato.

"Ah, giusto..." arrossì violentemente, sentendosi un completo idiota. "Vado a...vado a controllare, scusa se ti ho disturbato"

"Era forse una scusa per parlare con me, Park?" fece un sorrisetto storto.

"C-cosa? No, assolutamente" corrugò le sopracciglia il minore, mettendosi sulla difensiva.

"No? Sicuro? E allora per quale motivo balbetti e sei tutto rosso?" lo stuzzicò ancora il maggiore, passandosi la lingua sul labbro inferiore.

Che razza di domanda, ma chi si credeva di essere? Il centro del mondo?

Jimin cercò di riprendersi, e strinse i pugni.

"Semplicemente non ci avevo pensato, però, sei egocentrico eh?" disse assottigliando gli occhi.

"E tu pensi che io sia figo" disse Yoongi incrociando le braccia al petto.

"Che? Cosa te lo fa pensare, scusami? Come potrei anche minimamente pensarlo se mi conosci da neanche mezza giornata e mi hai già trattato da schifo?!" ribatté Jimin, sentendo il sangue affluirgli al cervello.

"Oh, poverino...ho ferito i tuoi sentimenti? Beh, fattene una ragione, non sono solito ad accogliere le persone abbracciandole e dando loro tutto ciò che vogliono, sono a casa mia, sei tu l'ospite, io faccio come mi pare" rispose il maggiore.

"Questo non significa che tu debba trattarmi da schifo, non mi pare di averti fatto qualche torto, o sì?" chiese Jimin.

"No, semplicemente sono fatto così, mi dispiace, ma cerca di accettarlo perché dovrai passare un anno intero con me" fece con sufficienza il verde menta.

"Bene"

Jimin girò i tacchi per tornare nella camera che sarebbe stata sua per un bel po', preferendo non continuare la discussione, ma venne bloccato.

"Lunedì" disse la voce profonda di Yoongi.

Il minore si girò. "Lunedì cosa?"

"Lunedì inizia la scuola" precisò quindi l'altro.

"Questo lunedì?!" esclamò sorpreso Jimin.

"Sì, questo lunedì, cristo" alzò gli occhi al cielo il maggiore.

"Ma...ma oggi è giovedì, ho solo domani per andare a prendere i libri!" disse in preda al panico.

Doveva prepararsi, non sapeva come raggiungere la scuola, non aveva biglietti per prendere autobus o metro, e non sapeva cosa fare.

"Sì, e allora?" chiese inarcando un sopracciglio.

"E allora non ho idea di come arrivare a scuola, non so neanche dove sia, e non ho neanche idea di dove prendere la tessera per gli autobus e tutto il resto" agitò le mani, sull'orlo di una crisi di nervi.

Fantastico, doveva ancora terminare la sua prima giornata e si stava già esaurendo.

Peggio di così non poteva andare.

"Affari tuoi"

"Oh bene, grazie mille Yoongi, davvero gentilissimo" sbottò Jimin girandosi nuovamente per andare nella sua stanza.

"Hyung" lo corresse il maggiore.

"Sì, vaffanculo" disse tra sé e sé Jimin facendo per sbattere la porta dietro di lui, ma il suo polso venne afferrato con forza.

Quel gesto improvviso gli fece perdere l'equilibrio e si ritrovò a terra, con la schiena dolorante e Yoongi sopra di lui, che lo guardava minaccioso.

"Ma che cazzo fai?" esclamò, ed istintivamente portò le mani contro il suo torace per spingerlo via, ma lui le bloccò.

"Pensi che non capisca la tua fottuta lingua? Pensi che non ti abbia sentito, ragazzino?" disse a denti stretti, aumentando la presa sui suoi polsi.

Jimin era confuso e impaurito; Yoongi era letteralmente a cavalcioni su di lui, era incazzato e gli stava facendo male.

"Mi pare di averti detto poche ore fa che devi portare rispetto per chi è più grande, e tu che fai? Mi mandi a fanculo, e come uno stupido lo fai in inglese, come se io non capissi. Cavolo, hai la memoria corta, eh?" disse avvicinandosi pericolosamente al suo viso.

"Io..."

"Io un cazzo, ti ho anche detto quando iniziasse la scuola senza farti perdere tempo e tu ricambi così? Dio, sei davvero irritante, anche se incredibilmente bello, ugh..." per le ultime parole utilizzò un tono talmente basso che Jimin stentò a sentirlo.

"Cosa...?

"Ho detto che sei irritante, e che devi portarmi rispetto, sono stato chiaro?" ripeté ancora Yoongi.

"Sì, ma-"

"Ho detto: sono stato chiaro?" strinse ancora di più la presa sui suoi polsi.

"Mi stai facendo male" disse allora Jimin, cercando di liberarsi dalla sua forte presa, con sguardo fermo.

Negli occhi di Yoongi parve comparire un fugace lampo di preoccupazione e sorpresa, ma durò un millesimo di secondo.

Comunque lasciò andare i suoi polsi, alzandosi da lui e guardandolo dall'alto.

"Tra venti minuti sarà pronta la cena, ricordatelo perché non ho intenzione di venirti a chiamare" disse freddamente, senza neanche aiutare il minore ad alzarsi, per poi uscire dalla stanza e sbattere la porta alle sue spalle.

Jimin rimase interdetto e senza parole, decisamente confuso.

Sospirò, per poi alzarsi e scuotere la testa.

Voglio tornare a casa, cristo

εxcнαηgε [м.үg+ρ.נм]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora