Capitolo 4 - Lulea

19 4 0
                                    

"Quella regione era sempre stata strana. Aveva un non so che di oscuro e spettrale. Sarà per il freddo perenne, sarà per la posizione, sarà per il buio che rimaneva per mesi e mesi. Sta di fatto che quella non era come tutte le altre."

Edvard lesse ad alta voce all'amico le parole scritte su una pergamena rimediata a Falun. Gunnar si irrigidì per un momento, sapendo che il momento decisivo sarebbe arrivato. Come potevano, da soli, sconfiggere un dio? La sua giovane mente vagava ai momenti felici della sua infanzia, quando giocava con le spade di legno con i suoi fratelli e suo padre. E poi quando conobbe Edvard: anche se era di qualche anno più grande, i due fecero subito amicizia e affrontarono molte avventure insieme. La guerra con i Franchi in Normandia, le incursioni in Russia e la guerra con i popoli barbari della Finlandia. Anche se, pensandoci, tutti loro erano un po' barbari. Scacciò qualsiasi tipo di pensiero e paura per avanzare con l'amico. Anche questa città sembrava deserta, ma i due sguainarono le asce, visto l'inconveniente a Harnosand. 

Mentre avanzavano, sentivano dei rumori nelle case diroccate che superavano. Continuavano a guardarsi attorno e a girarsi indietro controllando che non ci fosse nessuno.

<Mi sento osservato> Disse sottovoce Gunnar all'amico, leggermente più avanti di lui

<Perché lo siamo, amico mio. Non so da quanti, ma ci sono altri soldati come quelli di Harnosand. Preparati al combattimento> 

Appena finì di pronunciare quelle parole, da tutti i meandri della città uscirono dei guerrieri con il simbolo di Loki sul collo, ma non solo...

<Quelle armature!> disse Gunnar <Sono Finlandesi! E' una trappola!> urlò infine spaventato. Aveva proprio ragione: in soldati risero e si misero a correre nella loro direzione. Erano circa un centinaio.

<Spalla contro spalla Gunnar! Non cederemo senza combattere!> disse Edvard con gli occhi che gli bruciavano dalla rabbia. 

Il combattimento ebbe inizio. Dalle case continuavano ad uscire uomini, mentre il due cavalieri ne abbattevano a bizzeffe. La stanchezza, però, si stava facendo sentire e i due stavano quasi per cedere, quando...

Il segnale rassicurante di un corno rimbombò nelle orecchie dei cavalieri, che lo riconobbero subito: era il corno da battaglia dell'esercito Svedese! Tutti si girarono in direzione di quel suono, e videro una legione di soldati svedesi agguerriti guidati da Re Erik. 

<Uomini liberi della Svezia! Carica! Combattete contro la tirannia e contro il male! Per Odino!>

Il sovrano ordinò la carica, mentre Edvard e Gunnar si facevano spazio verso la torre di Loki.

<Ragazzi!> gli urlò il sovrano <Andate a sconfiggere Loki! Ci pensiamo noi a questi!>

Re Erik e i suoi uomini piombarono nella mischia con la forza degli uomini del nord, facendo in modo che i nemici si concentrassero solo su di loro e non facessero caso ai cavalieri che sgattaiolavano via verso la Torre. 

Percorsero le strade in salita della città, trovando come resistenza solo alcuni uomini che riuscirono a fare fuori con facilità. Arrivati davanti al portone della torre, la struttura si mostrò a loro in maniera diversa: se da fuori città sembrava una vecchia costruzione in rovina, ora la Torre si ergeva su di loro con tutta la sua imponenza e prepotenza. Una luce verde illuminava la finestra all'ultimo piano e, con la forza di un toro, Edvard sfondò la porta ed entrarono. 

Pochissime torce illuminavano il piano terra, mentre una scala a chiocciola occupava la maggior parte dello spazio. Superati i vecchi mobili impolverati e un divano lacerato, si misero a salire le scale, che sembravano non finire più. 

Improvvisamente, arrivarono in una stanza circolare, illuminata da un fortissimo bagliore verde. Lì videro Loki, intento a guardare dentro una bacinella, che sembrava un lavandino, e a pronunciare delle parole a loro incomprensibili. 

<LOKI!> urlò Edvard prima di scagliarsi contro il dio con la spada sguainata e lo sguardo assetato di sangue. Arrivato vicino, lo attaccò con un fendente, che Loki parò con leggiadria e grazia. Ridendo, poi, contrattaccò, ferendo Edvard sulla coscia. Il cavaliere, con un urlo di dolore misto a rabbia tentò un affondo: l'avversario era pronto a pararlo, ma non si accorse di essere stato ingannato. La finta aveva avuto successo e Edvard riuscì ad attaccarlo dalla parte opposta, procurandogli un profondo taglio sul fianco sinistro. Gunnar entrò nella mischia e, pensando che ormai per Loki fosse finita, cercò di colpirlo dritto al cuore con la sua ascia. Era tutt'altro che finita. Il dio riuscì a spostarsi in tempo e ad afferrare il braccio di Gunnar, per poi afferrarlo per la gola. Edvard nel frattempo si era avvicinato alla bacinella, tentando di far terminare la fuoriuscita di fumo verde. 

<Non puoi fermarlo ormai, non puoi vincere. Quando l'epidemia si diffonderà dalla Svezia in tutta l'Europa, il mio esercito sarà libero di conquistare il mondo. Niente può fermarmi ormai.>

Edvard, però, sorrise, mostrando la mano destra a Loki. Aveva un anello sul dito medio, ma non era un anello particolare.

<Nemmeno questo può fermarti?> disse con un sorrisetto da sfida

<L'anello di mio fratello! Come hai fatto a trovarlo? Non può essere!> urlò Loki con uno sguardo spaventato

<Dovresti stare più attento ai tuoi soldati. Uno dei due che abbiamo ucciso a Harnosand lo portava, e appena lo ho riconosciuto me ne sono subito impossessato.>

Detto questo, sempre sorridendo, ficcò la mano dentro alla bacinella

<NO!> fece Loki, mentre il liquido verde veniva assorbito dall'anello. Un fulmine si scagliò sulla collina accanto alla città, mentre Gunnar riuscì a liberarsi dalla presa. 

<Veloce, amico mio! Sta perdendo la sua forza vitale! Finiscilo!> gli urlò Edvard, con un'espressione di dolore in volto

Gunnar, in un lampo, sguainò la spada dal suo fodero e con un colpo secco tagliò la testa a Loki. Improvvisamente la bacinella esplose e un'onda verde scagliò contro il muro i due cavalieri.

L'oscurità in cielo lasciò il posto alla luce e il sole tornò finalmente a splendere su tutta la Svezia. Ogni malato che non era ancora morto guarì e, nel giro di poco tempo, si riprese del tutto.

Invece, nella torre, mentre il corpo di Loki si decomponeva a velocità sovrannaturale, Edvard non si rialzava. La forza dell'anello e della bacinella gli avevano tolto le forze. Gunnar gli corse subito incontro e si inginocchiò accanto a lui

<Addio Gunnar, amico mio. Alla fine ce l'abbiamo fatta> gli disse sorridendo

<No!> rispose subito Gunnar <Io ti salverò! Non puoi morire ora...> disse con gli occhi lucidi

<La morte non è nulla di che, prima o poi la dovremo affrontare tutti... e poi, potrò ricongiungermi con mia moglie.>

<Allora verrò con te!>

<No> aggiunse subito Edvard <Il tuo posto è qui! Tu guiderai il popolo svedese verso la grandezza e lo splendore che si merita.>

<Addio amico mio. addio figlio di Odino. Che la tua anima possa avere pace>

Detto questo, Edvard spirò. Gunnar, distrutto dal dolore, prese in braccio il suo corpo e, piangendo, lo portò fuori dalla torre verso il campo da battaglia. Lì vide tutti i soldati in ginocchio attorno ad un corpo: quello di Re Erik il Vittorioso, soprannome che gli fu attribuito proprio dopo questa vittoria. Racconti i corpi dei morti, l'esercito molto ridotto si rimise in cammino verso Stoccolma.

Il Cavaliere del NordWhere stories live. Discover now