Capitolo 3 - Il viaggio

18 5 0
                                    

Appena svegliati, Edvard e Gunnar presero subito le provviste dalla dispensa reale (come gli venne detto dal Re) e le misero in una bisaccia, insieme a dei panni puliti e a delle folte sciarpe di lana. La servitù gli portò le loro armature, lucidate e come nuove, e le indossarono. Presero solamente una spada e un'ascia a testa, per non caricare troppo i cavalli e uscirono diretti alla stalla.

Mentre camminavano, videro una folla di persone aspettarli fuori dal palazzo. I loro cavalli erano già pronti e caricati di tutto, mentre Re Erik teneva le loro briglie e incitava la folla. Appena furono visti, tutti incominciarono ad applaudire.

<Ecco a voi, popolo di Stoccolma, Edvard Jakobsson e Gunnar Haldorsson, gli eroi del nuovo stato Svedese! Andate, cavalieri, e che Odino sia con voi!>

<E che Odino sia con voi!> urlarono in coro tutti i presenti.

Salirono sui loro destrieri e si avviarono, seguiti dalla enorme massa di persone. Appena superati i confini della città i loro seguaci si fermarono, mentre ad un passo deciso i due si avviarono verso il Nord.


In due giorni erano già a Gavle, la loro città, che trovarono in uno stato ancora più pietoso di prima. Si fermarono pochissimo, giusto per rifocillarsi, poichè non gli era rimasto nessuno di caro da salutare.

Ripartirono alcune ore dopo essere arrivati, verso la cittadina di Harnosand, nella regione di Vasternorrland. Iniziava a far più freddo, man mano che si avvicinavano al nord, e le sciarpe che si erano portati facevano proprio al caso loro. Appena indossate, gli diedero una sensazione di calore piacevolissima, che si diffuse in tutto il corpo molto velocemente.

Il panorama di Harnosand apparve ai loro occhi molto prima di quanto si aspettassero: la cittadina si ergeva su un colle, e un palazzo sulla punta dominava tutta la valle sottostante. Nessuna guardia al cancello, nessuna persona per strada, nessuno sulla porta del palazzo: questa era la desolazione che l'epidemia aveva portato in quelle terre.

<C'E' QUALCUNO?> Urlò Gunnar, prima che Edvard con un gesto della mano gli dicesse di tacere. Dal palazzo uscirono due soldati armati fino al collo, e senza fiatare si avvicinarono ai due.

<Buon pomeriggio, sono Edvard Jakobsson, cavaliere di Gavle e servo del re. Con chi possiamo parlare per avere un buon alloggio e del cibo caldo?>

Improvvisamente, i soldati, sempre senza dire una parola, li attaccarono. Scagliarono le proprie lance contro i cavalieri che, per loro fortuna, erano molto agili. Gunnar schivò la sua lancia, mentre Edvard riuscì ad afferrare la sua e scagliarla dritta nel collo di un guerriero. L'altro, quasi come se non fosse successo nulla, continuò ad avanzare, sguainando l'ascia. Edvard fece altrettanto con la sua spada e, con un colpo secco, gli trafisse l'armatura dritta nel cuore. Prima che potesse cadere, Edvard lo afferrò e gli tolse l'elmo.

<Come immaginavo...> disse

<Cosa?> chiese subito Gunnar. Come risposta l'amico gli indicò il collo del morto

<Loki! Che cosa significa tutto questo?>

<Dobbiamo andarcene. Ora> Lasciò cadere il corpo e si girò per andarsene, seguito a ruota dall'amico. Presi i cavalli, partirono al galoppo verso la prossima città: Umea.

<Edvard, ci conviene passare per la città? Dopo questa avventura, penso sia più prudente fare il giro largo. Almeno non rischieremo di incontrare altri guerrieri>
<Scelta saggia, amico mio. Non faremo un giro troppo lungo però, altrimenti perdiamo troppo tempo. Non possiamo rischiare che l'epidemia si diffonda anche a Stoccolma
<Ci conviene accelerare. Stanotte non ci fermeremo a dormire, dobbiamo recuperare il tempo che perderemo a fare il giro più lungo>


Cavalcarono senza sosta per altri tre giorni, fino a quando non arrivarono a passare vicino a Umea. Si trovavano nella regione di Vasterbotten. Lasciato lo sfondo cittadino di torri altissime e mura spesse quasi 10 metri, si incamminarono verso il confine con la regione di Norrbotten. I campi si facevano più grigi e gelati, degli alberi rimanevano solo tronchi e non si vedeva un'anima viva in giro. Non una persona o un'animale. Niente di niente.

Arrivati alle porte della città, lasciarono che i cavalli girassero per i prati gelati di un latifondo vicino mentre loro, trovando le mura distrutte e le case in rovina, entrarono.

Il Cavaliere del NordWhere stories live. Discover now