1 Un piccolo imprevisto.

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Eventuali somiglianze sono solo coincidenze.
Storia, personaggi e luoghi sono totalmente frutto della mia immaginazione.
Prego di non copiare e prendere spunto dalla mia storia, perché se di una cosa sono sicura è che ognuno di noi è capace di creare qualcosa di bello semplicemente con le proprie capacità e la propria fantasia. Ognuno ha un mondo dentro di sé da tirar fuori, basta solo un po' di coraggio.
Detto questo buona lettura amici❤


Maya.

Sfreccio a tutta velocità tra i marciapiedi affollati di New York, consapevole del mio immenso ritardo.

Se la sveglia avesse suonato in orario adesso non mi troverei in questa situazione. Capelli all'aria, giacca sbottonata, gonna sgualcita e un atroce dolore ai piedi.

Forse, pensandoci bene, questa mattina avrei fatto meglio a non indossare le scarpe con il tacco.

Tiro gomitate qua e là nell' intento di farmi strada tra la folla, chiedendo ripetute scuse ai passanti, i quali peró, non fanno altro che lanciarmi una scia di imprecazioni dietro le spalle.

Un semaforo rosso blocca la mia frenetica corsa permettendomi di riprendere un po' di fiato.
Mi appoggio a un lampione della luce, stremata.

«Ragazza mia, si sente bene?»
Una vecchia signora alla mia destra mi rivolge un sorriso compassionevole, preoccupata del mio respiro alquanto irregolare.

Devo ammetterlo, la corsa non rientra nelle mie capacità migliori, così come ogni altro sport di mia conoscenza.
Ma adesso, purtroppo, sono davvero costretta a dare il meglio di me.

«Sì signora, mai stata meglio!» le rispondo inferocita.

Balle, grosse ed enormi balle! Probabilmente tra qualche minuto mi prenderà un infarto.

Non appena il semaforo scatta, permettendo ai pedoni di passare, le mie scarpe passano alle mie mani e le mie gambe iniziano a muoversi il più veloce possibile per raggiungere la meta.

Le persone attorno a me mi guardano con un misto di confusione, stupore e ilarità.

Beh, direi che non capita tutti i giorni di incontrare una ragazza che corre scalza per la strada, soprattutto se questa poi, è vestita in piena MIS da lavoro.

Dieci minuti dopo e cinque vesciche in più sui piedi, riesco ad intravedere l'enorme struttura di quella che è la casa editrice più famosa della mia città.

Entusiasta compio l'ultimo sforzo e corro verso l'entrata di quell'enorme e spettacolare edifico.

Una volta dentro posso finalmente rilassarmi.

«C'è l'ho fatta, diamine!» penso alzando le braccia in segno di gloria.

Purtroppo però, non l'ho solo pensato.

Tutti i presenti si girano nella mia direzione per dare un volto alla voce appena sentita. C'è chi mi guarda confuso, chi indignato e chi alquanto divertito.

Che figura!

Sul mio viso sento passare mille sfumature di rosso, da quelle più chiare a quelle più scure.

Credo che possa prendere fuoco da un momento all'altro!

«Signorina Johnson, vedo che essere puntuali non rientra nelle sue qualità »

Quello che riconosco essere il capo redattore mi si avvicina con passo lento e deciso. Sul volto segnato dall'età uno sguardo severo e alquanto autoritario. A suo seguito un ragazzo forse poco più grande di me, da i capelli neri e l' altezza alquanto notevole che, oltretutto mi sembra di aver già visto da qualche parte, mi squadra da testa a piedi con un ghigno divertito.

FOREVER LOVEWhere stories live. Discover now