Réquiem Ætérnam

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21 Giugno 1348, Lazzaretto di S. Lorenzo, Comune di Firenze, Italia

La peste l'avevano portata i topi e le loro pulci, eppure per le strade di Firenze già era dilagata la caccia alle streghe: si cercavano gli untori, fantasmi invisibili a cui dare la colpa per tutto, e nel fumo dell'ira che accecava lo sguardo si catturavano indistintamente ebrei, donne sole e uomini loschi perché potessero soffrire le pene della forca.

Le vie della città erano sature dell'olezzo dei cadaveri lasciati agli angoli per paura del contagio, e il vento era carico delle preghiere e dei lamenti strazianti di chi vedeva impotente morire ogni suo affetto -l'aria, l'aria, l'ira di Dio... Cosa abbiamo fatto?

Non c'era spazio neanche per un misero funerale, né tempo per osservare il lutto, perché le chiese suonavano le proprie meste campane ad ogni ora, liquidando in fretta gruppi eterogenei di anime che sarebbero state seppellite nella stessa bara senza cura alcuna. L'importante, d'altro canto, era non morire.

Agape (1) vagava piangendo in silenzio, consapevole che la sua presenza non sarebbe stata abbastanza per acuire l'ira e il dolore della povera gente e che nessuno l'avrebbe invocata per un gesto di misericordia -non c'era posto per la Carità, in quel momento.

Cercavano tutti la grazia che lei non poteva concedere.

O Padre, dove sei adesso?

L'Angelo si asciugò le lacrime dal volto attraversando lo stretto spazio tra i letti di quel lazzaretto che puzzava di marcio, seguendo passivamente suo fratello Azrael (6) e osservando come, imperturbabile, si accucciava accanto ad una bambina che non doveva avere più di sette anni -troppo piccola per quelle piaghe, troppo piccola per dover sopportare tanta sofferenza.

La bimba respirava veloce, distesa su un lenzuolo logoro, le labbra violacee che annaspavano alla ricerca di aria. Teneva gli occhi socchiusi, un paio di enormi occhi celesti velati dalla febbre, ed era una visione così straziante che Agape non poté fare altro che carezzarle la guancia: «Vorrei tanto aiutarti...» mormorò in un singulto, sentendosi inutile, persa, incapace di comprendere perché di tante anime perverse che brulicavano tra le macerie dell'antico paradiso dovesse spegnersi una così innocente.

La bambina sollevò su di lei lo sguardo stanco: «Un Angelo... siete venuto a portarmi in Cielo?»

Non dovresti vedermi, non tu, bambina...

Agape finse un sorriso e la strinse a sé, mentre davanti a lei, alle spalle della piccola, Azrael alzava la mano e le chiudeva per sempre le palpebre. La sua anima le sfuggì tra le dita nel tempo di un respiro, e le lacrime che seguirono le rigarono copiosamente le guance senza che potesse fermarle; suo fratello la guardava con disapprovazione, ma a lei non importava. Non era fatta per quello, lei, ma per donare sollievo -lei era l'amore infinito di loro Padre, d'altro canto, ma in quel momento si sentiva nulla.

«Perché sei venuta? Non puoi fare niente qui.» Azrael aveva le iridi buie, e quando le parlò sembrò non provare niente.

«Lo so...» Agape si asciugò gli occhi umidi di pianto e si alzò in piedi in un fruscio di piume: «Forse è meglio che vada via.» Non avrebbe voluto, ma era necessario.

Suo fratello non le rispose.


***


Quando uscì dal lazzaretto, la degradazione che vide non le fu di alcun conforto: il cielo limpido era di un azzurro gelido, e il fumo di pire di fortuna avvolgeva Firenze come fosse nebbia al mattino; le persone che non potevano entrare negli ospedali o nelle chiese giacevano sul lastricato, e quelle che invece ancora erano sane passavano oltre facendo finta di non vedere e stringendo fazzoletti profumati tra le mani.

Il più brillante gioiello di quelle terre, il faro dell'arte e della democrazia, invero, si era trasformato in un incubo, in una danse macabre.

Agape si infilò in un vicolo buio alla ricerca di pace per non vedere né sentire più niente, per estraniarsi dal tutta quella sofferenza che minacciava di sovrastarla.

Troppo... troppo... troppo...

«Ci rincontriamo, infine.»

La voce dell'Ira echeggiò tra le mura, e il suo ghigno sprezzante brillò come avorio nell'oscurità; anche quella volta la sua forma demoniaca era celata da una maschera: una donna bellissima dai capelli di fuoco e gli occhi di giada, la pelle bianchissima e lo sguardo ammaliatore di una strega -la migliore immagine per risvegliare l'odio negli animi terrorizzati della gente. «Se non erro, l'ultima volta la tua misericordia non è servita a nulla.»

Agape fu lesta a dissimulare lo sconforto, e guardò il Male in volto ostentando sicurezza: «Perché sei venuta da me?»

«In verità...» L'altra finse un'espressione offesa: «Io stavo solo camminando.»

«Per portare dolore.»

«Anche.»

«Poni freno a questa follia.» Agape indicò la sua figura e scosse la testa: «Non puoi davvero volere tutto questo male.»

Il sorriso sulle labbra dell'Ira si spense alle sue parole: «Te lo dissi cinque secoli orsono: non è colpa mia.» La sua voce si era ridotta ad un sibilo, e la sua maschera si stava sciogliendo per lasciare il posto al suo vero volto: «Non puntare il dito contro di me, Carità, non lo tollererò una terza volta.»

Agape alzò la testa, obbligandosi a guardarla nonostante lo sdegno: «Ho visto persone innocenti bruciare sul rogo per la rabbia che tu rappresenti! Persone che non avevano fatto niente e che sono state ammazzate per il colore dei loro capelli, per-»

«E io ho visto aristocratici con le tasche piene di denaro passare accanto a mendicanti pelle e ossa che chiedevano l'elemosina senza degnarli di uno sguardo. Dove eri tu

«Io...» Agape tentò di replicare, di rispondere che non aveva potere sugli animi corrotti dalla Cupidigia, ma l'altra fu più lesta: «Perché la mancanza di voi Virtù deve essere sempre una nostra colpa? Ve ne lavate le mani come fece Pilato davanti a Cristo e accusate noi della vostra indolenza. Pensi che gli umani si scannino tra di loro a causa mia? E allora dov'è la Pazienza? Dove sei tu, Carità, quando la Cupidigia impedisce ai ricchi di fare del bene?»

Le sue parole furono un duro colpo nella barriera salda delle sue convinzioni, ma ancora di più fu lo sguardo ferito che per un attimo brillò negli occhi di brace dell'Ira e che andò contro l'ordine dell'universo stesso -anche lei ne soffriva? Possibile?

«Io faccio solo il volere di Dio...» Mormorò. Ma lo credeva davvero?

«Anch'io.» L'Ira le passò accanto e le diede le spalle proprio come aveva fatto la prima volta, a Lindisfarne, quando fuori dalle porte consacrate di una cappella si consumava il massacro: «Si fa sempre la Sua volontà, dopotutto.»

Agape la osservò scomparire nel fumo, e più non la vide per altri due secoli.






(1) Parola in greco antico che indica l' disinteressato, fraterno, smisurato. Nella indica l' nei confronti dell'umanità. Agape rappresenta la virtù teologale della Carità (le altre sono Fede e Speranza), ed è considerata come la più importante.

(2) Nella tradizione islamica è l'Angelo della morte, il cui nome significa "colui che Dio aiuta".


Tears of an Angel [AngelxDemon lesbian story]Where stories live. Discover now