3. Fanculo!

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Miryam's POV

Mi sveglio sentendo una presenza accanto a me, mi volto e vedo la ragazza bionda riccioluta sulla parte opposta alla mia sul letto, dorme a pancia in giù, i capelli le cadono sulla schiena e sul cuscino.
È la prima volta che dormo con qualcuno dopo anni.
Nella mente si susseguono immagini sfuocate di ieri sera: il viso di Elly terrorizzato, Mary che viene sotto casa sua, la nostra discussione in auto, lei che mi ha accompagnata qui e poi io che l'ho pregata per rimanere qui. L'ho pregata per rimanere con me!

Non l'ho mai fatto con nessuno.

Mi metto seduta sul letto e la vedo spostarsi.
"Dormi?" Le chiedo senza pensarci a bassa voce.
Lei si gira su se stessa, mettendosi a pancia in su.Spalanca gli occhi, sembra confusa, poi si volta a guardarmi e credo che si tranquillizzi vedendo che non si trova a casa di un qualche serial killer.
"Adesso no" sussurra, la voce ancora roca dal sonno.
"Sono bisessuale!" Dico tutto d'un fiato.
"Cosa?" Lei spalanca gli occhi guardandomi confusa. 

Mary's POV
"Dormi?" Una voce mi sveglia, ma non riesco a capire di chi sia.
Apro gli occhi girandomi su me stessa per poter ispezionare meglio dove sono.
Dove mi trovo? Mi guardo intorno e la vedo: Miryam è seduta accanto a me.
Ieri notte sono rimasta qui perché lei aveva bevuto e mi aveva pregata di restare.
Chiudo gli occhi e ripercorro mentalmente tutta la serata di ieri sera, è tutto così assurdo e surreale.
"Adesso no" riesco a sussurrare cercando di svegliarmi.
"Sono bisessuale!" La voce di Miryam esce tutta d'un fiato.
Spalanco gli occhi "Cosa?" Riesco a dire solo questo?! Oddio mi sento stupida! Cioè perché me lo sta dicendo? Ma prima che io possa aggiungere qualcosa lei fa un respiro profondo e ripete "Sono bisessuale!"
La sua voce dura adesso è un misto di insicurezze.
"Perché me lo stai dicendo?" Sussurro guardandola giocare con le mani, lo sguardo basso.
"Non lo so. Perché forse adesso che lo sai scapperai anche tu via da me, così come fanno gli altri. È questa la mia paura più grande. Che nessuno riesca mai ad accettare chi sono."
Parla piano, la voce che le trema e posso dire che dai suoi occhi azzurri, apparentemente cattivi, stiano per spuntare delle lacrime. "Non so perché ne sto parlando con te, non ne ho mai parlato così apertamente con nessuno, ma tu sei diversa. Guardaci! Siamo l'opposto e quasi neanche ci conosciamo, eppure hai lasciato tutto e sei corsa a salvarmi il culo, se così si può dire, guidando con il foglio rosa per giunta. Hai acconsentito a restare qui con me. Nessuno l'avrebbe mai fatto, tutti se ne sarebbero altamente fottuti di me, ma tu no. Perché?"
La guardo confusa, tutte queste sue parole stanno avendo uno strano effetto su di me. Ho come un nodo alla gola. Sento i battiti del cuore accelerare. 
Mi avvicino piano a lei, probabilmente mi respingerà, ma lo faccio comunque.
"Io non sono ne nessuno, ne tutti. Io sono solo io e sei tu ad avermi portata in un certo qual modo a fare tutte queste cose per te." La mia voce diventa un sussurro mentre mi avvicino a lei abbracciandola e con mia grande sorpresa non mi spinge via, ma semplicemente ricambia l'abbraccio.
Restiamo abbracciate così per minuti interminabili, le accarezzo la schiena facendo su e giù con la mano, quasi come voler calmare il suo respiro improvvisamente diventato pesante, mentre alcune lacrime bagnano la mia spalla semi nuda. 
Sta piangendo.
La stringo ancora di più a me, continuando ad accarezzarle la schiena, vorrei dirle qualcosa, ma non so cosa, ho paura che possa fraintendere le mie parole.
"Grazie." La sua voce è un piccolo sussurro tra i singhiozzi.
"Non ringraziarmi, ssh calmati su"
"Perché non sei ancora andata via?" Mi dice sciogliendosi dall'abbraccio e cercando i miei occhi.
Posso dire che ha gli occhi confusi, increduli, quasi pieni di paura.
"Io non andrò via da te. Perché sei convinta che io debba farlo?" La guardo dritta negli occhi e solo adesso noto quanto le siano diventati rossi per via del pianto.
"Perché io sono diversa." Dice, la voce tremante.
"Diversa? Tu non sei diversa. Tu sei solo te stessa, sono loro ad essere delle fottute copie fatte con lo stampino. E poi guardami, sono 'diversa' anch'io, lo sono sempre stata, è una cosa con cui lotto da sempre. Possiamo essere 'diverse' insieme se ti va!" Dico gesticolando e facendole cenno con le mani come a mostrarle il mio corpo, mentre sul suo viso le si forma un mezzo sorriso che mi fa sorridere il cuore. 
"Okay" ammette.
"Okay". Ripeto sorridendo ed improvvisamente mi sento in imbarazzo, non sapendo cosa fare.
Restiamo in silenzio entrambe mentre Miryam si distende e mi fa cenno di distendermi anch'io come lei, non so perché lo faccio, ma infondo sono ancora le 5.30 del mattino.
"Sai, è la prima volta che qualcuno resta qui a dormire con me, è passato così tanto tempo dall'ultima volta". La voce è tornata piatta, ma allo stesso tempo sembra tremendamente calma.
"Per me, invece, è la prima volta" dico piano.
"Come mai?" 
Perché le interessa?
"Non lo so, forse non c'è ne mai stata l'occasione." Rispondo semplicemente.
"Ah capisco, beh allora mi sento onorata di essere questa tua prima volta." La sento ridere e posso dire che il suo tono vuole proprio deridermi.
"Tu come mai non dormi con qualcuno da un po'?"
Sento la sua risata bloccarsi e la voce le diventa tremendamente seria "Perché sono sola, nessuno dormirebbe con me."
"Io l'ho fatto e non me ne pento." Le parole volano via dalla mia bocca prima ancora di riuscire a fermarle.
"Te ne pentirai un giorno." Dice, come se ormai sapesse tutto ciò che accadrà.
"Non credo!" Le rispondo cocciuta, ma sicura della mia risposta.
"Hai avvisato tua madre che sei rimasta qui a dormire?" Cambia discorso, ma ora che ci penso...
"Oh cazzo, no!" Quasi urlo preoccupata dalla possibile reazione di mia madre, prendo il cellulare dalla borsa e non riesco a trattenere un "Cazzo!" sussurrato alla vista delle più di 30 chiamate perse da parte di mia madre e i numerosi sms, anch'essi tutti da parte sua.
Premo subito sul suo nome chiamandola.
Risponde al primo squillo «"Pronto!"»  Posso sentire la preoccupazione nella sua voce.
"Mamma sono io, volevo dirti.." comincio a parlare, ma m'interrompe subito.
"«Come stai? Stai bene? Oh Santo cielo! Ci siamo preoccupati così tanto per te! ,Ma hai mangiato? Dove sei? Con chi sei? Dov'è la mia auto? Che ti hanno fatto? In che ospedale sei? Stai bene? Sei cosciente? Come ti chiami? In che stato sei? Hai bevuto? Sei viva?»" 
Mia madre parla e sopratutto chiede a macchinetta e se non la interrompo so che potrebbe andare avanti così per ore "Si, mamma, sono viva, sto bene e conosco il mio nome! Oddio la smetti di preoccuparti così e fare tutte ste domande?! La tua auto l'ho presa io e sono a casa di Miryam, una ragazza che fa karate con me, fidati va tutto bene!" 
Sento lo sguardo di Miryam addosso e la sento quasi ridacchiare al mio tono esasperato.
"«Va bene tesoro, ma la prossima volta avvisami!»"
"Okay" Sbuffo.
"«Quando torni a casa?»"
Adesso che le dico?
"Mm non lo so, più tardi, penso. Va beh ci sentiamo mamma, ciao!"
La saluto frettolosamente e dopo averla sentito dire uno dei suoi soliti "«Ciao!»" che di solito preannunciano un'altra mezz'ora di sue paranoie interminabili, riattacco.
"Poco preoccupata tua madre, eh?" Guardo Miryam ridacchiare accanto a me e istintivamente le do un colpo di cuscino dritto in viso.
"Questo non dovevi farlo!" La sua voce si fa di nuovo dura, cattiva, mentre un brivido mi percorre tutta la schiena.
"Scusami!" Sussurro piano. Senza neanche replicarmi me la ritrovo addosso, mentre con le mani percorre tutto il mio corpo, tremo un secondo, ma mi tranquillizzo appena capisco che cerca solo di farmi il solletico, cosa che non riesce a fare.
"Mi dispiace, ma non lo soffro!" Rido tesa, mentre lei è ancora a cavalcioni su di me.
"Come no?" Sembra quasi delusa da questa cosa, ma continua a cercare un mio punto debole.
Le sue mani sfiorano la mia pelle attraverso i vestiti, si muovono sui fianchi dopo aver spostato leggermente la canottiera. Ho un brivido. 
"No!" Dico seria io.
"Tanto ne troverò uno prima o poi!" La sua voce convinta e decisa è quasi insopportabile, mentre le sue mani continuano a muoversi su di me.
"Convinta tu!" Le dico infine sbuffando.
Mi sento tremendamente in imbarazzo, lei è praticamente sopra di me, le sue gambe sono strette al mio corpo, mentre mi pizzica i fianchi. Non sono abituata al contatto fisico con qualcuno.
"Ehm io avrei un po' di fame." Le dico infine, sento le guance accaldate. Perché il suo contatto fisico mi provoca questa reazione?
Lei si sposta da me, alzandosi dal letto e si stiracchia un po'. 
"Su, andiamo a fare colazione, allora."
Le sorrido e scendo le scale con lei, a casa non c'è nessuno evidentemente e il silenzio regna sovrano.

La cucina si trova al piano terra, è grande e le pareti sono dipinte di un celeste chiaro che si abbina perfettamente alle tende azzurro cielo, ha un tavolo grande posto al centro, piante di erbe aromatiche poste sul davanzale della finestra e proprio quest'ultime donano alla cucina un profumo particolare, quasi boschivo.
"Caffè, latte o cioccolata?" Mi chiede premurosa Miryam.
"Mi va benissimo un caffè, grazie." Sorrido.
La guardo prendere la moka per preparare la nostra colazione e mi stupisco di quanto diversa sia da ieri sera. La sua parte rude sembra esser scomparsa e adesso qui davanti a me c'è solo una ragazza che ha bisogno di conferme, di qualcuno che l'accetti così com'è.
La stanza si riempie del profumo del caffè, mentre noi prepariamo il tavolo per la colazione. Mangiamo in silenzio, buttando solo qualche battuta qui e là, quando finiamo io lavo i piatti, mentre lei dopo aver sparecchiato la tavola sale su a farsi una doccia.
"Io ehm dovrei andare." Le dico prima che inizi a salire gli scalini.
"Di già?" La risposta le esce spontanea e lei stessa, così come me, resta stupita dalle parole appena uscite dalla sua bocca.
"Ehm si" dico piano "Stamattina avevo un impegno e sarei già in ritardo..." mi giustifico.
"Ah okay". La sua voce torna fredda, mentre i suoi occhi cercano i miei e quando li trovano i miei piedi sembrano aver perso il comando e stanno già camminando verso di lei.
"Mi dispiace".
"Speravo restassi ancora, ma non importa!" Il suo tono piatto, i suoi occhi improvvisamente cupi fanno uno strano effetto al mio cuore. Improvvisamente sento quasi una strana tristezza dentro.
"Ci vediamo domani a lezione, la tua borsa è rimasta sopra". Così dicendo si volta e sale velocemente le scale, il suo tono freddo, troppo freddo, mi da sui nervi e la seguo su per le scale per poi bloccare la porta nella quale è entrata lei, il bagno.
"Che vuoi?" Ringhia.
"Mi dispiace, okay? Solo che avevo preso un impegno importante e intendo mantenerlo." Non so perché io mi stia giustificando così con lei, ma so solo che lo sto facendo.
"Che vuoi signorina perfettina?" Mi provoca.
"Non sono perfetta io!" Quasi urlo.
"Non l'hai ancora capito, vero?" Il suo viso a pochi centimetri dal mio.
"Capito cosa?" Chiedo ed ho quasi paura della risposta.
"Che per me tu sei stata solo uno stupido gioco!" La sua voce fredda, il tono cattivo e quel sorriso derisorio sul viso sono taglienti come un coltello a doppia lama.
"Cosa?!" Urlo la mia rabbia.
"Si, sei stata solo uno stupido gioco. Volevo vedere sino a che punto saresti riuscita ad arrivare. L'avevo capito sin dal primo momento sai? La tua ingenuità ti ha fottuta, piccola. Credi sul serio che io possa interessarmi ad una come te?" Le sue parole escono come un ringhio, mentre i suoi occhi diventano due fessure.
"Vaffanculo Miryam, vaffanculo! Non meriti un cazzo. Altro che la ragazza da aiutare, la ragazza fragile. Fragile un cazzo. Ma vaffanculo!" Le urlo in faccia la mia rabbia, mentre mi volto e corro in camera a prendere la mia borsa.
Ho davvero pensato che fosse diversa? Mi ha solo presa in giro e basta.
Esco dalla sua stanza con la borsa in mano e corro giù per le scale, uscendo e sbattendo la porta alle mie spalle.
"Fanculo!" Ripeto attraversando il vialetto e mettendomi in auto per raggiungere casa mia.
"Fanculo" Ripeto ancora una volta. Sbatto la mano sul manubrio, poi metto in moto e sfreccio via verso casa mia. 
Sapevo mi avrebbe fatto del male, ma un lato di me sperava di no, un lato di me le ha creduto.

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