Episodio 1: Prologo

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Un giardino terrestre deserto, sotto una giornata nebbiosa e senza cielo. Quante volte Shepard aveva sognato un ambiente del genere? Durante la Guerra dei Razziatori quello era l'incubo più frequente, quello in cui non riusciva mai a raggiungere un bambino prima di vederlo consumarsi tra le fiamme ogni volta che si avvicinava per prendergli la mano. 

Questa volta era diverso e, innanzitutto, tutt'intorno era sui toni del rosa e non in bianco e nero; e al posto del fantasma del ragazzino c'era una farfalla... una piccola e vivace farfalla rosa che svolazzava sopra la sua testa. Cercò di seguirla il più a lungo possibile e lungo la strada vedeva delle sinistre ombre nere che si contorcevano dal dolore. 

Addirittura, riusciva a riconoscere, tra i sussurri, le voci di alcune di esse: Mordin e il suo discorso del "qualcun altro avrebbe sbagliato"; il tenente Alenko che la supplicava invano di salvare lui al posto di Ashley su Virmire; lo sfortunato Thane immerso nelle sue preghiere alla dea Kalahira. Ma tra queste anime ce n'era una che la stava chiamando per nome e tra quei volti ora anonimi e ora conosciuti, Paige ne riconobbe uno, il più caro di tutti. 

— Anderson? - esclamò.

L'ammiraglio se ne stava seduto su una panca, posta a cavallo tra due siepi cariche di profumatissime rose rosse, ad ammirare il cielo inesistente di quell'assurdo mondo e stava invitando la sua ex pupilla a fare altrettanto.

— Anderson! - ripeté quest'ultima, accomodandosi accanto a lui - Che cosa ci fa, lei, qui?

L'interlocutore sembrava aver ritrovato un tesoro rimasto sepolto da millenni: — Paige! Amica mia... che ci fai qui?

— Ce l'abbiamo fatta, Anderson. Abbiamo vinto! I Razziatori sono...

— Ah, lo dicevo io che quei bastardi meritavano di essere distrutti! - la interruppe l'ammiraglio, già intuendo cosa stava per dire Paige. Poi la guardò come farebbe un padre con la sua figlia prediletta, mentre White si grattò il capo.

— Credo di essermi meritata un po' di riposo, vero?

Anderson sorrise: — Oh certo, figliola. Sei stata brava, anzi... bravissima! Sono orgoglioso di te.

Erano le medesime, ultime parole pronunciate prima di spirare, dopo il duello psicologico con l'Uomo Misterioso. Ahimè, anche in quell'onirico frangente tali parole furono portatrici di sciagure e, infatti, appena Paige fu sul punto di ringraziare quel padre che non avrebbe mai avuto, udì l'inconfondibile ruggito di un Razziatore... uno enorme, delle dimensioni del Leviatano! 

Che stupida, non si era portata dietro neanche un'arma pesante contro quel mostro, ma aveva ancora con sé il puntatore laser che usò per ucciderne uno simile su Rannoch... ma non c'erano navi o squadriglie dell'Alleanza con cui ordinare un attacco orbitale, per cui Paige era praticamente spacciata!

Il titanico Razziatore caricò a pieno il suo laser, un secondo prima di scatenare un potente raggio che per un soffio spazzò via parte del giardino e la stessa Paige. Non era giusto morire due volte nello stesso scenario, pensò, un momento prima di ritrovarsi sul dorso di una colomba bianca grande quanto un Mietitore... davvero, cosa stava succedendo nella testa di quella donna? 

Aveva il tempo per porsi altre domande, ma non abbastanza per chiedersi come sarebbe uscita da quella girandola di eventi aldilà dell'inverosimile. Dopodiché, la colomba gigante la fece atterrare su un mucchio di petali di fiori rossi e rosa e, nella tempesta scaturita dalla caduta, finì nella cameretta di una bambina. Non una qualsiasi, ma se stessa quando aveva sei anni! Girando per la stanza, vide la piccola giocare sul tappeto con le sue amate bambole, di cui due – un maschio e una femmina – abbigliate come due sposi.

MASS EFFECT 4: AftermathWhere stories live. Discover now