Parte prima

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Il gelo prese a scorrermi nelle vene al posto del sangue.
Non riuscivo a sentire le gambe, erano come staccate dal corpo, un corpo che sentivo non mi appartenesse più.
La voce di Rose sempre più lontana, sentivo a malapena la sua mano stringere la mia.
Mi sussurrava di non arrendermi ed io avrei voluto risponderle, dirle che ci stavo provando, che stavo facendo il possibile.
Ma il freddo pizzicava come fanno gli spilli sulla schiena e respirare era come lasciare che mille aghi mi pungessero i polmoni.
Avrei voluto che quelle acque mi inghiottissero, mentre le mie palpebre si facevano sempre più pesanti.
Il dolore era scomparso, così come tutto il resto.
Attorno a noi il silenzio, rotto solo dal suo esile respiro e dal rumore dell'acqua che continuava ad infrangersi sul pezzo di legno che la teneva a galla.
Riuscivo solo a pensare a quanto fosse bella, anche con il viso bianco perla incorniciato dal ghiaccio.
La vidi per la prima volta in una cascata di ricci, rossi come il fuoco che le ardeva sotto a quei vestiti da nobildonna.
Una donna simile non si sarebbe mai accorta di un tipo come me, ma amavo le sfide e decisi che sarebbe stata mia a tutti i costi.
Quando i suoi occhi incontrarono finalmente i miei, sentii l'oceano intero ai miei piedi.
Ricordo quello sguardo, ribelle e passionale come chi ne ha abbastanza di stare dentro ad una prigione, seppur intrisa d'oro e diamanti.
Quando si sfilò la veste scoprendo le sue forme al di sotto, il cuore prese a battermi all'impazzata.
Sentivo la pelle bruciare e speravo che il mio sguardo non mi tradisse.
La mano tremava e quasi non riusciva a tracciare bene le linee.
Molte donne avevano posato per me prima, nude.
Ma lei, non avevo mai visto una creatura simile.
Il suo incarnato era del color dell'avorio, la statua marmorea più bella che avessi mai visto.
Gli occhi dovevano aver rubato il cielo per risplendere in quel modo.
E le labbra, rosee come le sue gote.
Avrei interrotto quel momento pur di poterle toccare almeno una volta.
Le stesse labbra violacee che avevo di fronte adesso e che si schiudevano a fatica.
Non avrei mai voluto che quella fosse la sua ultima notte, non lì, non in quel modo.
Fu l'ultima cosa che mi ripromisi, finché non persi conoscenza.
Mi sentivo leggero, come sospeso a mezz'aria, era una bella sensazione.
Se quella doveva essere la morte, sarei volentieri finito tra le sue braccia.
Rose sussurrava il mio nome ma qualcosa spingeva perché andassi a fondo.
L'ultima cosa che ricordo è  la sua mano che lascia la mia, mentre con un filo di voce sussurra il mio nome.
Avrei voluto che quella bocca si piegasse piuttosto in un sorriso, invece che in una smorfia di dolore, eco della mia.
Fortuna che non sentivo più il cuore, avrebbe potuto finire in mille pezzi nell'apprendere che quella era l'ultima volta.
Sentivo il mio corpo immergersi nelle profondità dell'oceano, mentre ne assaporavo il gusto.
Come un airone che spiega le ali, libero e con il vento in faccia, lasciavo beato che quel letto d'onde mi cullasse.
Lo sentii fluttuare per un po', trascinato qua e là dalla corrente.
Mi chiesi se a parlare non fosse la mia anima, perché il corpo credevo d'averlo già disperso altrove.
Qualunque cosa fosse era vigile e lasciava che il volto della mia bella rossa mi sorridesse.
Piegai le labbra in quello che avrebbe dovuto essere un sorriso.
Quando urtai contro qualcosa, il sorriso svaní assieme al ricordo.
Il viso premeva ora contro la sabbia, le mani stringevano lembi della mia camicia rimasti sulla battigia.
Il sole scioglieva pian piano il torpore mentre le narici bruciavano sotto l'aroma frizzante del sale.
Feci per voltarmi, ma quando i miei occhi si aprirono davanti allo sguardo accecante del sole, si incendiarono con lui e la mia mano dovette interporsi fra loro.
Nel bel mezzo del caldo ardente e dinanzi ad un orizzonte infinito, solo un nome rimbalzava di parete in parete della mia testa: Rose.




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⏰ Last updated: Jul 27, 2018 ⏰

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