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Quando Harry si risvegliò, credette di essere morto: Una visuale nera si espanse davanti a lui non appena aprì gli occhi. Fece per muoversi ma i suoi arti erano rigidi e bloccati e il minimo movimento gli fece provare un dolore così forte che i suoi occhi iniziarono a lacrimare.

“Se sono morto non dovrei sentire male..” pensò, mugolando dal dolore mentre le lacrime vacillavano sul bordo dell'occhio. Anche il solo pensare gli procurava un dolore lancinante alla testa, sapeva che non poteva farne a meno. “D-devo uscire da qui..” Provò a muoversi con cautela, cercando di liberare le braccia dalla posizione scomoda e quasi innaturale, e fu in quel momento che capì che l'immobilità era reale tanto quanto il suo mal di testa: non riusciva a muoversi perché era legato con funi spesse che stringevano ogni parte del suo corpo. “M-ma che..?” fece per muovere le gambe, ma anch'esse erano state legate con delle corde e, inevitabilmente, esse avevano lasciato dei segni rossi sulla sua pelle bianca. Con estrema cautela, scuotè lentamente la testa e capì che l'oscurità era calata su di lui, non era altro che una benda nera che qualcuno gli aveva messo per impedirgli di vedere.

L'ansia e il terrore presero possesso di lui non appena si ricordò quel che era successo e pian piano mise insieme i pochi tasselli che aveva: era stato rapito da un gruppo di figure e adesso - si disse, tra le lacrime - doveva trovarsi in una stanza, legato ad una colonna fredda e dura e sopra qualcosa di morbido, come un materasso. Sentì la stoffa dei suoi vestiti che sfregava contro le corde dure e ben strette e si sentì quasi sollevato, pur non riuscendo a capire se fosse un buon segno o meno; il suo cervello era completamente andato per colpa del terrore e l'unica cosa a cui pensava era che doveva trovare un modo per scappare da lì, e tornare dalla sua famiglia.

Così, l'Omega iniziò subito ad armeggiare con le corde spesse, singhiozzando quando esse sfregavano contro la sua pelle morbida per sbucciarla, ma le sue idee e le iniziative vennero smontate non appena sentì dei rumori e una voce che provenivano dal piano superiore. Gli ci volle meno di un secondo per riconoscerla: era la voce acuta dell'uomo che l'aveva inchiodato al tavolino e che l'aveva minacciato, puntandogli un coltello affilato alla gola. Harry scoppiò a piangere al solo ricordo, bloccandosi improvvisamente.

< Sì, non devi preoccuparti, okay? > Disse la voce, camminando davanti e indietro sul pavimento scricchiolante. Harry non riuscì a sentire la risposta, ma era quasi impossibile dato che la voce stava parlando al cellulare. < Ci penserò io all'Omega, come avevamo detto fin dall'inizio. > ci fu un momento di silenzio, poi... < No, non ho bisogno di voi. Ma sì, ti pagherò come pagherò gli altri. Sì, ora devo andare, penso che si sia svegliato. Ti richiamerò più tardi. >

Quindici passi pesanti e Harry sentì una porta aprirsi, un passo, e la porta richiudersi. Poi, l'attenzione principale finì sul rumore dei singhiozzi che il riccio emetteva e il rumore delle corde che sfregavano contro la sua pelle. Non aveva assolutamente idea di come facesse a non svenire, ma si sentiva molto più vicino alla morte che ha uno stato di incoscienza. < P-per favore.. > sussurrò, singhiozzando con fare disperato e spaventato. Sentiva la mandibola pesa e la lingua che andava a rilento, ma non si fermò. < N-Non mi faccia del m-male.. n-non ho f-fatto n-niente! >

L'Omega iniziò a tremare violentemente quando sentì i passi scendere lungo una scala di legno e avvicinarsi lentamente a lui. Avvertì subito la potenza e l'odore che solo la categoria più temuta e più spaventosa poteva possedere: quello che si stava avvicinando a lui, era sicuramente un'Alpha.

< Puoi anche urlare in questa stanza, piccolo Omega. Ma sappi che nessuno ti sentirà > disse la voce, fermandosi davanti al ragazzino indifeso. < e mi faresti solo incazzare ancor di più. >

< I-io n-non c'entro n-niente! > Calde lacrime rotolavano lungo le guance bianche e morbide del riccio, e finivano tutte per schiantarsi contro la sua maglietta. < P-per fav- > L'Omega non riuscì a finire la frase che qualcosa di dolce e cioccolatoso gli venne spinto in bocca, facendogli morire le parole in gola.

< Mangia, e non fare il piccolo stronzo ingrato. > disse la voce con fare impassibile, smettendo di fare pressione sulla fetta di torta che aveva portato giù per l'Omega. < Sai, il mio capo ha pagato tanto per te e pretende che ti tratti nel miglior dei modi. > continuò, passando l'altra mano pulita tra i capelli morbidi di Harry, che intanto aveva preso a masticare la fetta. L'Omega non l'avrebbe mai ammesso, ma quella fetta era squisita e non si era accorto che stava morendo di fame fin quando non gli era stata messa in bocca. < Quindi.. Sei solo fortunato, piccoletto. Ma ricorda che se mi farai incazzare niente potrà salvarti da una punizione violenta. >

< I-il tuo capo..? > sussurrò Harry, continuando a tremare. Aveva paura che l'uomo potesse chiudere la mano tra di essi e strapparli dalla sua testa. < N-Non capisco.. >

< Fa silenzio, Omega. > disse e subito Harry si zittì. L'uomo aspettò qualche secondo prima di continuare. < Comunque sì, il mio capo. Quello che ti ha chiesto di rapirti. Qualcuno che.. > le sue mani finirono sul volto di Harry, che pulì e asciugò con un fazzoletto profumato. < è un gran bastardo, Harry. E prima che tu possa chiedermelo, sì, so il tuo nome. > disse, lasciando l'Omega di sasso. < Mi sono informato e documentato molto su di te, prima di fare tutto questo. > Harry poté immaginarsi un ghigno sulle labbra dell'uomo. < E sai una cosa, ricciolino? Penso proprio che questi tre mesi che passerai rinchiuso nel mio seminterrato saranno emozionanti per entrambi. >

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Young And Beautiful  - Larry StylinsonWhere stories live. Discover now