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«Harry! Scendi, è pronto!»

«Arrivo!» Harry fermò i ferri della calza e ripiegò con cura il lavoro ai ferri che stava facendo. "Com'è carino.." Sorrise appena quando vide che stava prendendo forma piano piano. L'idea iniziale che aveva avuto era quella di fare una sciarpa lunga e soffice, ma all'improvviso aveva cambiato idea e adesso stava procedendo con la creazione di un capellino. Sapeva che sarebbe stato difficile, ma era bravo a lavorare a maglia e, come si era detto più volte, aveva fatto cose più difficili. L'unica cosa che non lo convinceva, però, erano i colori ma non poteva farci molto: era William a portargli i gomiti.

L'Omega si alzò dal letto, afferrò la benda nera che giaceva scomposta sopra il comodino e si affrettò ad indossarla. Fu meticoloso, stando attento che essa coprisse per bene i suoi occhi e una volta accertato che fosse messa per bene, uscì dalla stanza.

Qui, naturalmente, veniva la parte più difficile..

"Sono tre passi, quindici scalini e venti passi." L'Omega si tenne alla porta della camera da letto e deglutì appena. Se avesse potuto, si sarebbe tolto la benda volentieri, sarebbe sceso senza problemi al piano inferiore e poi se la sarebbe rimesse prima di raggiungere l'Alpha nel poeticato. Tuttavia era stato proprio quest'ultimo a negargli la possibilità di toglierla al di fuori della sua stanza: Harry, infatti, poteva fare a meno della benda solo quando stava la sua stanza, con la porta rigorosamente chiusa. "Posso farcela"

In fin dei conti, però, i primi tre passi non furono difficili e tanto meno i quindici scalini, che Harry scese sedendosi e scivolando giù come se le scale fossero uno scivolo. Quella "tattica" non era nuova al piccolo Omega: spesso, fino ai 6 anni, Harry si divertiva a scendere le scale di casa sua fingendo che fossero uno scivolo. Non si sarebbe mai immaginato di portarlo rifare un'altra volta; Avrebbe potuto scendere come le persone normali, ma così facendo sarebbe anche potuto cadere. Gli altri venti passi furono una passeggiata e in men che non si dica arrivò alla porta principale dell'abitazione. Afferrò la maniglia e l'abbassò, per poi aprire la porta e uscire nel poeticato.

«Oh, eccoti qui.»

«S-scusa se..» Harry sobbalzò appena quando si sentì afferrare il braccio e fece per tirarsi indietro. Dopo tutto quel tempo passato con William, non si era ancora abituato ad essere toccato senza che lo avvertisse. «se ho fatto tardi..»

«Non importa, Harry. Vieni, siediti pure.» L'Alpha lo guidò verso la sedia e lo fece sedere, stando attento che non toccasse le stoviglie che aveva apparecchiato. "Sobbalza ancora quando lo tocco..." pensò e gli accarezzò dolcemente la spalla quando l'Omega lo ringraziò. "Pensavo che si fosse abituato alla mia presenza, dato che ormai dorme continuamente nel mio letto." «Carino il cardigan. Ti sta bene.»

Harry sorrise appena, imbarazzato. «Grazie...» mormorò e sentì l'Alpha sedersi davanti a lui, com'era solito fare quando mangiavano insieme nel porticato. «O-oggi avevo un po' d-di freddo e-e..» Harry giocò nervosamente con le maniche del cardigan. Quel complimento - come ogni complimento che l'Alpha era solito fargli - l'aveva scosso fin da dentro, facendogli provare una strana sensazione di piacere. «Ho deciso d-di mettere qualcosa d-di più pesante.»

«Hai fatto bene.» L'Alpha si sistemò sulla sedia e gli servì il riso alla pomarola che aveva preparato. Non si fidava ancora per poter lasciare l'Omega in cucina, accanto ai coltelli. Era un'Omega, sapeva che non sarebbe mai riuscito ad afferrare un coltello e ad usarlo contro di lui; tuttavia, William aveva abbastanza esperienza alle spalle da sapere che niente era prevedibile. «Il lilla è un colore che ti sta bene.»

«Grazie» Harry sorrise istintivamente quando sentì l'odore del cibo e avvicinò il nasino al piatto, cercando di catturare ogni aroma nascosto. Si leccò le labbra, sentendo le papille gustative frizzargli in bocca. «Uhm... che cos'è?»

Era proprio così che i giorni proseguivano, scandendosi lentamente uno dopo l'altro. Non c'era molto altro che i due potessero fare, specialmente Harry: i suoi unici momenti di libertà erano circoscritti nel perimetro angusto della sua stanza. O in quella di William, se quest'ultimo glielo permetteva.
Ultimamente, l'Omega non faceva altro se non stare in quella camera da letto: provava uno strano calore al cuore nel stare accanto all'Alpha, nascondendosi tra le sue braccia forti. Ma quello strano "calore" non era l'unica cosa che lo invogliava ad avvicinarsi all'Alpha: trovava confortante il suo odore forte che spesso si impregnava nei suoi vestiti puliti, mischiandosi con il suo odore; adorava la sua voce roca e calda al mattino e adorava il suo tocco forte ma docile quando lo coccolava, accarezzandogli il volto. Non c'era una cosa che non potesse adorare dell'Alpha...

E, d'altro canto, non c'era cosa che William non potesse adorare di piccolo Omega. Il modo in cui si poneva, con così tanta delicatezza e grazia, gli faceva venir voglia di guardarlo tutto il giorno; il suo modo di fare affettuoso e bambinesco lo convinceva a riempirlo di coccole ogni mattina e pomeriggio; e la sua voce, piccola e delicata, gli faceva venir voglia di riempirlo di complimenti.
Complimenti che, alla fin fine, giovavano davvero al piccolo Omega: questo, da quando William aveva iniziato a coccolarlo, sia fisicamente che verbalmente, sembrava essere rifiorito. La sua pelle era nuovamente morbida e soffice, le sue guanciotte non erano più smorte ma rosee, i suoi capelli erano tornati morbidi e lucidi e aveva ripreso quei dolci chiletti sui fianchi che lo rendevano adorabile.

William non sapeva cos'avesse di speciale quell'Omega, eppure da quando Louis era entrato nella sua vita, William non aveva trovato alto se non giovamento. Si sentiva completo, in un modo in cui non si era mai sentito prima.

Da questo capitolo in poi, le cose cambieranno. Quindi, tenetevi pronti :)

Young And Beautiful  - Larry StylinsonWhere stories live. Discover now