Nero su bianco (su nero)

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C'è un'ora
nel cuor della notte

(ma se la notte ha un cuore
ci son ore
del giorno
di cui tramandano
ch'abbiano
un polmone?)

in cui le tenebre paiono infittirsi
e i venti farsi più funesti.
Non c'è lancetta che ne scandisca l'incedere
né alcun rintocco ne preannuncia
i primordi.
Le finestre la luna investe come
un'onda di marea
e nelle stanze buie
la luce ritaglia
-simili a bianchi fogli di carta-
chiari riquadri dispiegati
a mo' di vasti prati.
E qualunque cosa valichi
il buio al di là dei vetri
si rispecchia come spettro
sulle candide pareti,
che son ora palchi spalancati
agli occhi di chi guarda ai sogni come attesi,
sospirati.
A questi occhi io dico
nessun dorma!
se vuol sapere di che parlo

(ma solo gli sciocchi
s'intestardiranno
e lo so bene io che cresco
così sembra
sempre meno di anno in anno)

Perché non troverete
teatro più grazioso
della notte che a voi svela
i suoi segreti sulla tela.
Son fruscianti sagome di frasche,
profili di lampioni
o le ombre dei più
abominevoli terrori?
E udite sottostante
il canto croccante dei grilli
il lamento dei gatti

(un po' brilli?)

il rombo rotondo di un motore
e il trillo inatteso di un uccello
all'albore di un mattino
ancora insapore.
Questo è il cuore
della notte,
l'ora
di chi scrive
di chi ha paura e non lo dice
di chi pensa a bassa voce
di chi ha scelto che dormire
s'ha da fare un'altra volta.

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