[tre]

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Mi giro per chiudere la porta ma me lo trovo davanti con le braccia incrociate al petto e gli occhi socchiusi.

"Sono venuto per farti gli auguri."

Mi dice in tono piatto mentre entra nella mia stanza e si chiude la porta alle spalle.

"Non potevi aspettare la festa?"

Chiedo con un'alzata di sopracciglia scettica.

"No."

Dice in tono fermo e mi guarda di sottecchi, appoggiato alla porta.

"Bene, ora te ne puoi andare."

Mi giro dandogli le spalle e guardo fuori dalla finestra, il giardino è pieno di sedie e tavolini dove sono appoggiati vassoi stracolmi di bevande, pizzette, focacce e chissà quali altre schifezze che non mangerò per prevenire lo strappo del vestito.

"Bea, ascoltami."

Dice, ma lo interrompo subito e mi volto verso di lui.

"Senti, ora che hai fatto quello che dovevi puoi sparire o preferisci che ti cacci via a calci? Ti sei accorto della mia esistenza solo ora? Potevi risparmiarti questa sceneggiata del cazzo e continuare a prendermi per il culo con i tuoi amici."

Mi sento avvampare, sia per la rabbia che la frustrazione per essermi sfogata a pieni polmoni contro di lui.

"È questo che pensi allora? Pensi che io mi diverta? Pensi che sia uno stronzo che ti prende per il culo dalla mattina alla sera?" Si interrompe e si avvicina a me, sto facendo uno sforzo enorme per non scoppiare e scatenare la guerra.

"Pensi che mi sia dimenticato di te?"

Eccolo, il colpo di grazia è arrivato e mi ha colpito in pieno petto.

"Dimmelo tu."

Sussurro con gli occhi abbassati che trattengono le lacrime e li chiudo, per non sentire il male che mi opprime.

Mi prende il mento tra le dita e mi fa alzare la testa, sento il suo respiro sul mio viso ma lui non ci fa caso.

"Mantengo sempre le promesse."

Sorride sarcastico e mi fissa negli occhi, studiando la mia reazione.

La suoneria del suo telefono mi fa riemergere dallo stato di trans e stupore in cui ero immersa, lui chiude gli occhi seccato e fruga nella tasca dei jeans.

Mi stacca gli occhi di dosso solo per leggere il messaggio e poi ritorna a concentrarsi su di me.

"Hai perso la lingua Bea? Ti ho così sconvolta? Pensavi mi fossi dimenticato vero?"

Mi dice in tono canzonario mentre a me iniziano a sudare le mani e tremare le gambe.

"Ci speravo."

"Non sei brava a dire bugie."

Si allontana da me camminando all'indietro e dirigendosi verso la porta, sempre senza smettere di guardarmi.

"Ci vediamo alla festa Bea."

Mi rivolge un ultimo sorriso derisorio ed esce dalla stanza chiudendo la porta.

Prendo fiato, mi appoggio alla parete e crollo sul pavimento freddo che mi provoca dei brividi lungo la schiena.

Non ce la posso fare, troppo dolore e troppe emozioni incontrollate,

Perché proprio a me?

Che ho fatto di male per diventare così?

Cosa c'è di sbagliato in me?

[Mi piacerebbe che scriveste cosa ne pensate ç.ç ]

Lividi nel cuore.Where stories live. Discover now