3. Dimmi il tuo nome

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Francesco anche oggi è di nuovo seduto al mio fianco:

"Lo sai che nell'interrogazione ho preso 6 e mezzo?" tutto sorridente.

Aveva un'insufficienza molto grave in inglese, allora il prof mi ha incaricata di aiutarlo a studiarlo. Il giorno prima dell'interrogazione ci eravamo dati appuntamento per prepararlo.

"Sì?! Bravo!!!"

"Tutto merito tuo."

"Grazie!!!" rispondo sorridendo anch'io.

"Cosa stavi studiando?"

"Francese."

Lui si connette a Facebook. Mentre stiamo parlando, ad un certo punto, sorridendo a labbra strette mi chiede: "Stavi guardando la mia password?"

"No! Non è vero!"

"Sì... Mi hai fatto pure sbagliare a digitarla.

Pochi secondi dopo appare di nuovo quel ragazzo misterioso, che interviene: "Vuoi lasciare in pace quella povera ragazza?". 

Il suo sguardo si sposta da Francesco a me: "Ti sta disturbando?"

"No, anzi. Mi sto prendendo una pausa."

"Ok."

 Tutto ciò non succedeva solo una volta ma era diventato un copione che si ripeteva ogni volta che eravamo noi tre insieme.  

Comunque, Francesco si sposta su un altro computer (perché il mouse era rotto), e mi invita a sedersi accanto a lui:

"Vieni qui."

Non ci penso due volte: vengo subito da te, Francesco!, penso, con gli occhi a cuore.

Passiamo alcuni minuti insieme, poi si disconnette da Internet e si alza.

"Ora puoi entrare con la mia password..."

E io scoppio a ridere: "Che scemo!"


Invece vado a sedermi sulla mia solita sedia, su cui ero seduta prima.

Mentre ero seduta a studiare, lui , il ragazzo misteriosoarriva, posa lo zaino in classe, esce dalla classe e viene da me, arrivando da dietro di me e posizionandosi alla mia sinistra.

"Senti... Ho bisogno che mi togli una curiosità, sennò non dormo la notte."

Eh? Non ci dorme la notte?, pensai.

"Dimmi", rispondo sorridente.

"Ma tu... Sei del diurno o del serale?"

Rido tra me e me, perché avevo pensato mi avesse dovuto chiedere chissà cosa.

"Diurno. Sono qui perché sto aspettando che mi vengano a prendere." 

"Ah ok, scusa..."

"Non preoccuparti. Sono al terzo anno. Anche se... Ho 19 anni, dovrei già essere diplomata a quest'ora!"

"E allora io che dovrei dire, ho 22 anni e sono al quinto..." e poggia la sua mano sulla mia spalla.

Mi piace molto ricevere il suo contatto fisico.

Nonostante lui abbia una costituzione fisica alta e grossa, il suo tocco è delicatissimo.

E così, ci presentiamo: 

"Io sono Chiara, piacere."

"Pavel, piacere."

Che nome particolare, non l'avevo mai sentito. Faccio quasi fatica a capirlo: Pave? Pael? Paven? 

Si era fatta ora per lui di andare in classe, le lezioni stavano cominciando e così ci salutiamo.

Non ci sono più studenti e prof che passeggiano e fanno rumore per i corridoi, sono tutti entrati nelle loro classi, sono rimasta da sola e c'è silenzio assoluto.

Anche io adesso devo andare: mia madre mi ha fatto lo squillo sul cellulare per farmi sapere che è fuori dalla scuola, che mi sta aspettando in macchina per andare a casa.

Ritiro tutte le mie cose nello zaino. Mi alzo, mi metto la giacca e lo zaino sulle spalle.

Scendo le scale tenendomi al corrimano, perché ho gli stivali.

Al piano di sotto, appoggiato al banco dei bidelli c'è un altro ragazzo, mai visto che mi osserva per tutto il tempo e quando sono scesa sospira: "Ehhh... Sì..."

Io in queste situazioni mi vergogno da morire e non so mai che fare, lo ignoro, continuo a camminare, apro la porta e me la chiudo alle spalle senza dire mezza parola e senza ricambiare lo sguardo. 

Mentre dirigo verso la macchina già mi sono pentita per non avergli risposto e non smetto di rimurginarci sopra.



Da quel giorno in poi però mi sono sentita leggera, mi sento bene, sono allegra.

Canto a squarciagola una canzone dei Finley che ormai mi è entrata in testa:

"Sei l'aria per me (Sei l'aria per me)/

Tu sei dentro me (Tu sei dentro me)/

Ti respiro per sentire che ci sei./

Non ti lascerò (Non ti lascerò)/

Mi confonderò (Mi confonderò)/

Siamo buio e luce per l'eternità,/

per la vita che verrà."


Continua...



La leggenda del filo rossoWhere stories live. Discover now