Cap. IX - Cinque anni dopo (1/2)

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IX

Cinque anni dopo

Quelle due stelle caddero contemporaneamente: una, veloce, squarciò il cielo dall'alto verso destra, l'altra lasciò una lunghissima scia verso sinistra. Il rapido movimento del capo, quando con la coda degli occhi avevano percepito quel bagliore, fece sì che Giuliana e Giovanni, sdraiati come allora a caccia delle due stelle opposte, si trovassero l'uno di fronte all'altra, così attaccati che per un secondo videro quella scia infuocata riflessa nei loro occhi.
Il vento caldo spostava i lunghissimi capelli di Giuliana, ma quella sera lei li lasciò volutamente liberi nei loro blandi e voluttuosi movimenti. Rimasero così a guardarsi per pochi lunghissimi secondi.
La notte buia non permise loro di scorgere i dettagli se non le sagome scure dei propri volti, ma erano così vicini che il calore dei rispettivi respiri provocò ad entrambi un profondo e piacevolissimo turbamento. All'improvviso si ritrovarono, nolenti, in un vortice clamoroso di sensazioni. Si spostarono avvicinandosi delicatamente, quasi a sfiorarsi con i corpi, lui supino, lei sul fianco.
Sapevano che in quel momento erano saliti sulla stessa stella. Ne stavano cavalcando la scia. Sentivano che il loro cuore iniziava ad aumentare progressivamente la frequenza e ad ogni battito in più corrispondeva un respiro più frequente. Lei cercò con la mano di sistemare i suoi capelli ma lui la prese e la fermò.
Per un po', complici una luna nascosta e un desiderio incontrollato, giocarono con le loro mani. Ogni stretta era un brivido. Forse lei in quel momento avrebbe fatto cose che neanche immaginava fosse capace solo di pensare. Era lui che ce la stava portando. Con delicatezza e un pizzico di malizia. Quel suo modo di sfiorarla le faceva venire la pelle d'oca.
Il suo modo timido e un po' maldestro di rispondere lo facevano impazzire dalla voglia di scoprire chi fosse realmente lei nell'intimità con un ragazzo. Le era piaciuta fin dal primo momento che l'aveva vista. E anche se fisicamente non era proprio il suo ideale di ragazza, c'era un qualcosa che non riusciva a capire perché, ma lo faceva impazzire.
E lei era pazza di lui e del suo sorriso. "Quel dolce sorriso", come sottolineava sempre. Ma il bello per lei era che in quel momento al suo fianco non c'era il solito maschio a caccia di avventure, ma un ragazzo che le aveva da poco sussurrato "Vorrei solo abbracciarti". Dentro di sé aveva tirato un sospiro di sollievo. Lui era un po' più grande e lei lo riteneva più "esperto". Giuliana aveva regalato poco più di qualche bacio senza neanche sapere quanto potesse esserci di veramente emozionante ed intenso tra due persone che si baciano con la voglia di baciarsi. Fu così che lentamente lei scivolò sulla spalla di Giovanni e si strinse a lui in un tenero abbraccio, certa che non le avrebbe chiesto altro. Rimasero così abbracciati a lungo, in silenzio... e si assopirono...
Ad un certo momento però, iniziò lentamente a girarsi verso di lei e, nel volgere di pochi minuti, i due si trovarono veramente incastrati l'uno nell'altro. Lui si era insinuato con la sua testa, arrivando a poggiarla sopra la spalla di lei. Il suo respiro cadeva perfettamente sul collo di Giuliana, subito sotto l'orecchio e questo respirare in modo ritmico e sempre più lento, le provocò un lunghissimo brivido che, seguendo un ipotetico circuito elettrico, dal lobo dell'orecchio scivolò giù lungo la schiena e poi lungo il fianco fino a scaricare il suo mix di fastidio e piacere alla fine della colonna vertebrale, proprio sopra le natiche.
Nello stesso momento lui avvertì il lungo brivido di lei e, istintivamente, ciò lo portò ad avvicinarsi ancora un po', in maniera impercettibile, tanto da poggiare la punta del naso e le labbra sul collo di lei. Appena ci fu il contatto, ebbe però quasi paura di aver osato troppo, e temette la sua reazione, che effettivamente ci fu. La ragazza si spostò rapidamente, quasi a sollevarsi, ma lo fece solo per scostarsi dal collo gli ultimi fili di capelli che erano rimasti impigliati tra lei e Giovanni. Dopo averli raccolti e bloccati meglio dietro la testa con l'elastico, tornò nella sua posizione, riuscendo ad incastrarsi perfettamente ed ancor meglio di prima con il corpo del ragazzo, un incastro perfetto di due pezzi di un immaginario puzzle. Evidentemente, quando le anime si incastrano perfettamente, anche i loro involucri possono fare altrettanto.
Questa distanza ravvicinatissima, gli consentì di sentirne chiaramente il profumo. Dopo qualche secondo però smise di chiedersi di quale marca si trattasse. Lei infatti non portava profumi. Quello che Giovanni percepiva così nitidamente era semplicemente l'odore della sua pelle, del suo vestito lavato e indossato con cura per la serata. Non sarebbe stato in grado di paragonare quel profumo a niente altro di esistente. Lei sapeva semplicemente "di buono". Sapeva di Giuliana.
Dopo pochi minuti si accorse che il suo respiro si era progressivamente sintonizzato sulla frequenza di quello di Giovanni, assumendone, oltre che al ritmo, anche la stessa pesantezza ed intensità. I due ragazzi ormai respiravano all'unisono, e si avvicinavano e stringevano sempre di più con dei piccolissimi ed impercettibili movimenti che sarebbero risultati invisibili ad un ipotetico osservatore esterno ma per i loro corpi ed i loro cuori sembravano coprire distanze siderali.
Nel loro avvicinarsi e stringersi, lei dischiuse le gambe tanto da consentire a Giovanni, che era ormai girato su un fianco, di entrare con la gamba libera tra le sue ginocchia e lentamente di spingersi verso l'alto.
Erano in un vortice di emozioni, non avrebbero mai immaginato di trovarsi in quella situazione, piacevolissima e imbarazzante al tempo stesso, lui, ragazzo siciliano e lei, ragazzina siciliana dallo strano accento senese, amici da sempre durante le vacanze estive.
Giovanni avrebbe voluto uscire dal suo corpo e salire in aria, silenzioso come un aquilone, per vedere da lassù fin dove avesse osato spingersi nell'intreccio delle loro braccia e gambe... si sarebbe contentato anche di staccarsi per pochi secondi, sedersi nel prato, fare un respiro profondo e prendere coscienza di quello che stava succedendo, oppure che per un qualche motivo il buio assoluto nel quale erano immersi fosse stato squarciato da una luce che gli avrebbe consentito, con la coda dell'occhio, di verificare la posizione dei loro corpi e soprattutto della sua coscia che continuava a salire tra quelle di lei che si schiudevano, favorendone il movimento.

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