Chapter 7 - Weak

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Per essere felici bisogna eliminare due cose:
il timore di un male futuro e il ricordo di un male passato;
questo non ci riguarda più,quello non ci riguarda ancora
~Seneca

"Ti avevo detto di colpirmi qui.",l'uomo si indicò il petto.
"Ma potrei farti male.",ribatté il ragazzino che non dimostrava più di 15 anni.
"Smettila di essere così debole.",una figura imponente entrò nella stanza.
L'uomo accanto al ragazzo si inchinò e poi lasciò i due da soli.
"Padre.", il moro si inginocchiò  pronto ad un'altra delle ramanzine del genitore.
A guardarlo bene,l'uomo appena entrato non avrebbe dimostrato più di una ventina d' anni,eppure era una creatura millenaria.
Beh che dire,i demoni si conservano bene.
"Dopo un accurato esame di tutte le delusioni e il disonore che mi hai arrecato,ho deciso che da domani fino ad un nuovo ordine vivrai nel mondo umano.Da solo.",  calcò ultime parole.
"Ma...padre...non...", tentò di ribattere il moro.
"Niente m-",d'un tratto un rumore attirò l'attenzione dei due.
Accanto alla porta c'era una bambina che li osservava con gli occhioni neri lucidi.
"Papà.",singhiozzò la piccola,"perché vuoi mandare via Ash?",mentre si avvicinava ai due.
Il padre si abbassò all'altezza della bimba e la prese tra le sue braccia, "Shh,piccina.Tuo fratello deve imparare.", dopo queste parole entrò dalla porta una donna alta, vestita con un tailleur nero e dei tacchi del medesimo colore il cui ticchettio sul pavimento riempiva il silenzio pesante presente nella stanza.
"Zia Eris?", chiese confuso Asher.
"Zitto,ragazzo.", disse freddamente la donna mentre osservava l'uomo con la bambina accoccolata tra le braccia,"Cosa vuoi da me,Astharoth?"
"Accompagnerai Asher sulla terra. Resterai con lui 2 giorni per spiegargli come funzionano le cose lì e poi potrai tornare ai tuoi affari.", il tono di voce di Astharoth non ammetteva repliche."Lo farei io,ma non posso uscire,come tu ben sai.", Astharoth lanciò uno sguardo al plico di fogli sulla sua scrivania .
La donna strabuzzò gli occhi e scosse la testa,"È troppo giovane,finirebbe per farsi uccidere.",provò a farlo ragionare.
Ma una volta presa una decisione,il demone non cambiava idea facilmente.
"Fallo e basta.", disse il biondino per poi dare le spalle ai due e uscire dalla porta dalla quale era entrato poco prima con la bimba tra le braccia.
"Mi dispiace.",disse soltanto la donna prendendo la mano del ragazzo.
Poi solo buio.
"Ash? Asher?"una voce familiare lo chiamò...

"Ash? Asher? ", la voce della sorella fece riscuotere il moro dai suoi pensieri.
Alzò gli occhi neri come la pece in quelli del medesimo colore della sorella stesa sul divano.
"Come ti senti,Angel?, chiese preoccupato.
"Un po' di mal di testa,ma bene.", rispose  lei mentre si metteva seduta.
"Non dovresti permettergli di entrare quando gli pare e piace.", disse alzandosi in piedi il moro.
D'un tratto dal piano di sopra giunse  un grido.
Un grido di puro dolore che fece accapponare la pelle ad entrambi.
Lilith,che era in cucina,fece cadere il bicchiere di bourbon che stava sorseggiando e salì al piano di sopra di corsa.
"Era William,vero?",chiese  Angel alzandosi in piedi e dando un'occhiata in giro.
"Suppongo di sì.",poi il moro scosse  il capo,"Non cambiare discorso.".
"Asher.Chiudiamo qui la questione.",ribatté la ragazza avviandosi  verso la cucina.
Aprì il frigo per cercare qualcosa da mangiare.
"Angel.",Asher le afferrò il polso,"Smettila di scappare dai problemi.Non ti ricordavo così debole.".
La ragazza alzò un sopracciglio e strattonò il braccio via dale grinfie del fratello.
"Tra noi,l'unico debole sei tu.Tu sei stato esiliato da nostro padre.Tu sei sfuggito ai suoi allenamenti. Tu sei quello che pensa di essere andato peggio ma che,in realtà ,ha vissuto meglio di tutti.",le parole fuoriuscirono  incontrollate dalle labbra carnose della ragazza, "Smettila di fare la vittima,Asher.".
Il ragazzo la osservò tra il confuso e lo sconcertato.
Non vedeva sua sorella da anni,ma non credeva che fosse cambiata così tanto.
Il moro scosse ancora  il capo e si allontanò  da lei.
Vagò sconsolato nel soggiorno,come una di quelle anime che da piccolo si dilettava a prendere in giro.
Ha ragione, questo fu l'unico pensiero che attraversò la sua mente uscendo  fuori esposto al gelido vento quasi invernale.
Si sedette  sul prato mentre il sole lentamente tramontava e la brina copriva la verde erba del giardino.
Il more chiuse  gli occhi e ascoltò la sinfonia della natura.
Il vento tra le  fronde,in cinguettio degli uccelli e ,anche se lontano, udì il rumore del mare che tentava di aggrapparsi alla terra.
Provava  e riprovava ma sembrava non riuscire nel suo intento.
Sembrava  che il mare desiderasse ardentemente  la terra ma avesse paura,al tempo stesso, di farle male.
E che non capisse di  prolungare la sua agonia.
La sfiorava e la lasciava andare in continuazione.
Un po' come i mortali.
Che,così dannatamente sicuri di essere dannosi per gli altri,tentavano di allontanarli .
Ma non ne erano capaci e finivano per fare loro realmente male.

Spazio autrice(?)
Salve miei cari lettori ✨
Lasciando stare che per scrivere questo capitolo ci ho messo mezzo secolo dato che la mia ispirazione è...boh non so.
Scappata?
Vabbè in ogni caso spero che un pochino vi piaccia(anche se non mi convince molto).
Impressioni sui personaggi? Siete curiosi di vedere cosa accadrà?
Come li immaginate Astharoth ed Eris? 🌚🌝
-Colei che si appropinqua nella stesura di tale opera per diletto✨

Gli occhi delle ombre Where stories live. Discover now