Capitolo 31

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Piazzale Carrara è uno slargo ben nascosto nella zona sud di Milano, in quella zona che una volta veniva chiamata la "Baia del Re", situato proprio sotto il cavalcavia dal quale parte la via del mare con l'inizio dell'autostrada che porta a Genova. Con un parchetto molto frequentato nel pomeriggio dai bambini che escono dalla scuola delle suore, scuola che da decenni è il vero fulcro di questo quartiere milanese ma che di notte è decisamente un angolo poco illuminato, appartato e praticamente disertato dagli abitanti della zona che preferiscono starsene al sicuro nei loro appartamenti anziché rischiare passando, anche solo velocemente, per questo spigolo buio di città.

Anche la vecchia trattoria con l'insegna arrugginita ha chiuso i battenti e quindi non ci sono neanche occhi di clienti indiscreti a disturbare.

È un luogo che conosco bene, con le sue aiuole che costeggiano il muro del cavalcavia fino ad arrivare a un vecchio lava auto che ulteriormente occulta la vista ai passanti.

Insomma, è il luogo perfetto per Giulia e per me.

Parcheggio proprio nei pressi dell'autolavaggio, aspetto che non passino auto e mi carico sulle spalle questo pesante corpo avvolto in una tovaglia del ristorante. Capisco che non è ancora morta perché di tanto in tanto fuoriescono dei flebili rassicuranti lamenti.

Adagio Giulia dietro una siepe che ci garantirà la giusta privacy ma che allo stesso tempo è fortunatamente situata sotto un alto lampione e quindi avrò tutta la luce necessaria per lavorare.

Non appena libero la mia preda dalla stoffa lei mi fissa con occhio offuscato ma vigile. È chiaro il senso di malessere causato dall'intossicazione ma è altrettanto chiara la paura che sta provando.

"Non vedo l'ora di cominciare mia cara Giulia, ti farà male ma devi cercare di concentrarti sull'intimità che si andrà a creare tra di noi nel momento in cui sentirai le mie mani entrare dentro il tuo ventre per raggiungere il tuo palpitante cuore. Aggrappati con tutte le forze a quell'attimo in cui lo strapperò con forza donandoti con tutto il mio amore la morte. Credimi sarà un frangente di profonda unione paragonabile solo al sentimento che avete provato tu e tua madre nell'istante in cui ti dava alla luce donandoti con tutto il suo amore la vita. Saremo soli noi 2 e nell'istante del tuo trapasso io sarò qui accanto a te a respirare il tuo ultimo respiro."

Nonostante la paralisi Giulia piange e le lacrime che le scendono dagli occhi sono copiose, forse ora vorrebbe essere stata un'altra persona nella sua arida vita ma ormai è tardi. Forse ora vorrebbe non aver mai cenato al "Castore & Polluce" ma ormai è decisamente tardi.

Tiro fuori il mio coltello e mi accorgo che per la prima volta le mani mi tremano, non per l'eccitazione o per l'ansia di uccidere, è diverso, mi tremano e non capisco il perché.

È ora che tutto abbia inizio. È ora che tutto finisca forse.

Con la mano sinistra tappo la bocca di Giulia per affievolire i lamenti mentre con il coltello le apro i vestiti. Come in un rituale le sfilo la giacca della tuta e i pantaloni.

"Hai freddo amore mio? Non ti preoccupare tra poco non conoscerai più questa sensazione."

Piego con cura i suoi indumenti anche se ormai irrimediabilmente lacerati dal coltello e li adagio sulla panchina qui vicina. Non voglio che trovino Giulia e le sue cose in disordine.

Ora è lì distesa, nuda, ed è bellissima. Madre natura è stata benevola con lei, peccato abbia assimilato solo insegnamenti negativi nel corso della sua vita. Sarebbe potuto essere un incantevole angelo invece è diventata un demone dalle 2 facce.

Adesso che sono in piedi sopra di lei con il coltello nella mia mano destra sento che la bestia si sta definitivamente impadronendo dei miei pensieri e comincio a eccitarmi sentendo il suo respiro corto e carico di angoscia.

Ora sono io nella posizione privilegiata di colui che si gode fino in fondo la sua vittoria. Ecco finalmente la mia ricompensa.

Mi abbasso su Giulia e più scendo verso le sue gambe paralizzate e più lei terrorizzata singhiozza e geme. Più lei mostra la sua sofferenza e più io gusto questo stato di euforia che mi inebria e che mi accelera i battiti cardiaci.

"Sarai mia per sempre Giulia, nessun altro ti assaporerà come farò io tra breve."

Le faccio correre la lama del coltello lungo i seni perfetti fino ad arrivare alla vagina ma senza premere. Non voglio distruggere tanta bellezza, cercherò di aprirla lasciandole più intatto possibile questo corpo perfetto.

Non resisto più ma con sorpresa noto che l'eccitazione non monta come al solito, uno strano velo di apatia soffoca la bestia. Con un'insolita delicatezza infilo la lama nell'ombelico e il coltello estremamente affilato non fatica nel lacerare i tessuti molli. Lei strabuzza gli occhi e prova a urlare senza riuscirci.

Continuo a far correre la lama verso l'alto fino a raggiungere la base superiore del busto, una ventina di centimetri in tutto, giusto quello che mi serve per infilare la mano e il braccio.

Sto scoprendo una inusuale gentilezza nell'agire del mostro questa volta. Sarà catturato dalla bellezza della sua preda o sarà perché si rende conto che potrebbe essere l'ultima sua vittima?

Mentre la vita sta lentamente abbandonando Giulia io gioco come di consueto accarezzandole gli intestini ma quando tocco il cuore non indugio oltre e lascio che la morte se la prenda velocemente. Con forza estirpo l'organo fondamentale per la sua esistenza e la guardo andarsene.

Non respira più e lo sguardo è definitivamente spento.

Non ho la solita scarica di adrenalina che mi pervade, tutt'altro, ora voglio solo portarmi via i miei trofei, cambiarmi e andare a casa.

Sono stanco... mortalmente stanco.


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